L’attuale protesta è una delle più grandi nella storia dello Stato di Israele e, secondo alcuni analisti, anche quella di maggior impatto. I sondaggi mostrano che la maggioranza dei cittadini non è interessata a portare avanti la riforma della giustizia voluta dal governo Netanyahu. La gente sta davvero protestando accanitamente e le contestazioni comprendono settori di cittadinanza con diversi background socio-economici dalla sicurezza a quelli tecnologici e finanziari.
Le dimensioni della prevista riforma erano prevedibili già ai tempi dalle richieste di Smotrich e Ben Gvir nel processo di formazione del governo, un ultimatum per ottenere i Ministeri delle Finanze e della Sicurezza interna, nonché ulteriori poteri tra cui il controllo sui palestinesi, il sistema di conversione religiosa, parti del sistema educativo e altro ancora. Questi incarichi e i poteri aggiuntivi danno ai due molto più potere di quello reale, per dare la loro impronta nei territori palestinesi ma anche all’interno dei confini dello Stato di Israele, in tutto ciò che riguarda le questioni religiose e le donne.
Non è apparso sufficiente che Netanyahu abbia dato loro un ampio controllo, ma il leader israeliano ha anche contribuito alla nomina del ministro della Giustizia, Yariv, attuando la rivoluzione in campo legale, in modo che il governo abbia un potere illimitato, senza alcun controllo giurisdizionale.
Questa riforma potrebbe minare tutti i settori della vita nello Stato di Israele, minacciando la sua stessa esistenza come paese democratico e liberale pienamente rispettoso dei diritti umani. Nonostante la sua grande importanza, questa è la forma di rivoluzione ad attuazione più rapida, probabilmente con l’intenzione di non dare al pubblico il tempo di riprendersi dallo shock che lo attanaglierà o il tempo di reagire ad essa.
Nonostante le proteste in Patria ed un innalzamento delle tensioni in Cisgiordania, il premier israeliano Benjamin Netanyahu arriverà oggi a Roma per la sua terza visita all’estero da quando è tornato alla guida del governo a fine dicembre. Domani mattina (10 marzo) è previsto il suo arrivo nella Capitale dove sarà ospite per un pranzo di lavoro con il premier Giorgia Meloni e la conseguente conferenza stampa.
Questa sera, invece, Netanyahu incontrerà i rappresentanti della comunità ebraica romana, dalla presidente Ruth Dureghello, al presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) Noemi Di Segni e al rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni.
Venerdì seguirà un incontro con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso che si terrà a Palazzo Piacentini in occasione del Forum economico delle imprese.
La visita del premier israeliano rappresenta una reciproca volontà di saldatura dei rapporti tra i due Paesi. Nei giorni scorsi, il presidente del Senato Ignazio La Russa è volato in Israele, mentre all’inizio della prossima settimana sarà il turno del ministro degli Esteri e vice premier Antonio Tajani.
Nei mesi scorsi l’esecutivo ha dato prova di una grande volontà di avvicinamento a Gerusalemme con il premier Meloni che ha partecipato alla cerimonia dell’Hannukah, ribadendo la ferma condanna delle leggi razziali del 1938 e confermando la necessità di combattere ogni forma di antisemitismo.
Inoltre, sul piano internazionale, sono numerosi i dossier che coinvolgono le diplomazie dei due Paesi. Dalla guerra in Ucraina alle sue conseguenze nel settore energetico e la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento sino alle preoccupazioni per il programma nucleare dell’Iran che, stando all’ultimo rapporto dell’Aiea, continua ad evolversi con una soglia del 90% di uranio arricchito superata nei laboratori iraniani, un limite vicino a quello necessario per produrre una bomba.
Nell’ambito dei rapporti tra Italia e Israele, l’Osservatorio economico della Farnesina rileva che nei primi undici mesi del 2022, l’export italiano verso Israele ha toccato un valore di 3,2 miliardi di euro, con un aumento del 15,7% rispetto al 2021, mentre l’import ha raggiunto 1,18 miliardi di euro ma le relazioni tra i due Paesi sono più che eccellenti anche nelle relazioni economiche, accademiche, scientifiche e culturali.
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