La lenta e inesorabile opera di infiltrazione di Teheran. Una storia non certo nuova, ma che si ripresenta in maniera ancora più inquietante e pericolosa per tutto l’Occidente ed Israele. È emerso, infatti, che dietro l’approvvigionamento di Hamas di armi, munizioni ed esplosivi, come già ampiamente anticipato su queste pagine, vi è l’Iran, ovvero l’IRGC, le Guardie della Rivoluzione.
In aggiunta a quanto già redatto, secondo alcune fonti sperimentate, in Cisgiordania esistono veri e propri hub dove i rifornimenti provenienti da Teheran, ad opera dell’IRGC, vengono stipati e, successivamente, distribuiti alle varie cellule operanti nella Striscia di Gaza così come a Ramallah, Gerico e Nablus. L’ampio traffico di armamenti segue percorsi tortuosi transitando dall’Iran, attraversando l’Iraq e giungendo a destinazione dopo essere passati per la Siria e l’ormai confine “colabrodo” della Terra di Israele.
Ebbene, dopo il drammatico 7 ottobre, la sicurezza dei confini è venuta meno sia per l’esodo della popolazione verso zone interne sia per i molteplici impegni che i militari e le Forze di sicurezza di Gerusalemme sono costretti a fronteggiare in diversi fronti. Così le zone di confine con Siria e Libano, durante la notte, vedono transitare numerosi automezzi stracarichi di materiali di armamento percorrendo rotte tortuose e strade sterrate evitando i posti di blocco di Tsahal e della Polizia israeliani mediante le indicazioni di “vedette” appostate in luoghi strategici.
Questo anche in virtù dei continui attacchi di Hezbollah che distraggono l’attenzione delle Forze di difesa israeliane per contrastare il lancio di razzi dal confine sud del Libano ed agli sporadici attentati compiuti da terroristi “fai da te” contro la popolazione civile israeliana nel nord del Paese ebraico.
A gravare sulla situazione vi è anche un altro dato di fatto. Nonostante il martellante attacco di Tsahal e dell’IAF (Israel Air Force), le rampe di lancio all’interno della Striscia di Gaza appaiono immuni e rifornite continuamente nonostante la manovra a tenaglia con la quale Israele pare avere chiuso le vie di approvvigionamento di Gaza e Rafah. Anche in questo caso le zone colpite sono quelle appena oltre confine e, pur senza provocare vittime, per quanto è dato sapere, rappresentano un spada di Damocle pendente sulla popolazione civile.
Appare appena un’ovvietà sottolineare come il ruolo iraniano nell’opera di approvvigionamento e finanziamento fornite ad Hamas per la sua riorganizzazione sia fondamentale per mantenere impegnate le Forze israeliane sul fronte sud mentre in Libano Hezbollah si rafforza in attesa di una possibile offensiva, cena con forze di terra, mirata a colpire nuovamente il territorio di Israele.
Ma le mire espansionistiche di Teheran non finiscono certo qui. Negli ultimi giorni è emerso che il regime degli Ayatollah avrebbe infiltrato addirittura la nota emittente britannica BBC con l’ausilio di giornalisti dell’IRIB, emittente di stato iraniana, che provvederebbero, in molti e determinati casi, a dirottare l’informazione verso un approccio più moderato rivolto alla crisi Israele-Hamas e più in generale sulle questioni relative ai rapporti tra Iran e partners.
La medesima strategia è stata rilevata in Germania, in questo caso interessando non l’informazione pubblica, ma con una lenta quanto incisiva opera di proselitismo ed arruolamento di adepti al soldo dell’IRGC. La base delle operazioni è la storica moschea di Amburgo dove sia l’IRGC, sia anche il Vevak (servizio segreto esterno del regime), sono presenti con un nutrito numero di “operativi” che provvedono a segnalare soggetti da adescare, ma anche i dissidenti del regime.
Nel nostro Paese le operazioni delle agenzie di spionaggio iraniane risalgono a due decenni or sono, quando sorsero numerose realtà associative di credo sciita finanziate da Teheran. Da allora l’opera di infiltrazione è proseguita con la stipula di accordi commerciali sottobanco con società italiane dedite alla produzione di materiali ibridi (elicotteri, motovedette o tubature da riconvertire) e con la partecipazione attiva anche di alcuni politici schierati, quasi platealmente, dalla “parte sbagliata”.
Il ruolo dell’Italia nella crisi Mediorientale è nullo.
Nessuna dichiarazione politica di appoggio ad Israele, militari schierati unicamente, e pericolosamente, con il ruolo di cuscinetto tra i terroristi libanesi di Hezbollah e le Forze di difesa israeliane e continue manifestazioni di piazza, condotte sotto la guida esperta di vecchie conoscenza del terrorismo di sinistra e palestinese, che sempre più spesso sfociano in atti di mero teppismo e di violenza contro le forze dell’ordine e, in molti casi, anche contro rappresentanti delle comunità ebraiche italiane.
Ad aggravare la situazione, le disposizioni ministeriali sull’atteggiamento delle Forze di polizia che, solo in casi estremi, possono opporsi alle canee di disadattati in cerca di visibilità, con l’uso della forza. Un pericoloso precedente che potrebbe provocare un innalzamento delle tensioni sfociando in atti ancora più violenti, per non parlare dell’incognita di una ricostituzione di cellule terroristiche che, provenienti dalla galassia estremista che va dagli anarchici ai centri sociali, alle università, agli immigrati ed agli ex brigatisti rossi, hanno trovato, finalmente per loro, un’unico obiettivo: Israele. Anche in questo caso la longa manus di Teheran gioca un ruolo fondamentale. L’operatività degli assets iraniani si svolge secondo tattiche ben definite: individuazione di soggetti, proselitismo e reclutamento.
Ed oltre Oceano le cose non vanno meglio. Negli USA, due anni fa, l’amministrazione Biden aveva sospeso il dirigente dell’amministrazione statale, Robert Malley, per avere contribuito a finanziare e sostenere un’operazione di spionaggio diretta ad influenzare la politica degli USA e dei governi alleati. Questo a seguito di alcune e-mail intercettate tra Malley ed il governo di Teheran riportate dal corrispondente del Wall Street Journal, Jay Solomon, su Semafor e da Iran International, l’organo di opposizione degli emigrati con sede a Londra che è la fonte di notizie indipendente più letta in Iran.
Le e-mail sono state pubblicate dalla testata giornalistica dopo essere state ampiamente verificate per un periodo di diversi mesi ed hanno dimostrato che Malley aveva contribuito a infiltrare un agente d’influenza iraniano di nome Ariane Tabatabai in alcune delle posizioni più delicate del governo degli Stati Uniti, prima al Dipartimento di Stato e, successivamente, al Pentagono, dove ha prestato servizio come capo dello staff dell’assistente segretario alla difesa per le operazioni speciali, Christopher Maier.
Un panorama disarmante e preoccupante per l’Occidente che, oltremodo, non agisce per inibire quest’opera silenziosa di infiltrazione iraniana.
Le conseguenze potrebbero rivelarsi letali per la civiltà, anche considerando che le attività di Teheran porteranno sicuramente ad uno scontro frontale non esente da attività terroristiche ad opera di soggetti già presenti in ogni Paese oggetto delle sinistre attenzioni dei Pasdaran.