La Giordania bombarda la Siria per i traffici di armi e droga. La visita di Benjamin Netanyahu ad Amman del gennaio scorso, dove con il Re Abdullah II erano state affrontate importanti questioni regionali relative alla cooperazione strategica, economica e di sicurezza fra i due Stati, è servita a convincere il sovrano a riconsiderare la sua posizione in merito al regime di Damasco.
Netanyahu aveva insistito sul ruolo destabilizzante che Iran e Siria ricoprivano in seno alla regione mediorientale con i continui trasporti illegali di armi e munizioni da Teheran al Golan e Damasco, in favore dei miliziani sciiti di Hezbollah e dei Pasdaran impegnati a sfidare Gerusalemme con il lancio di razzi e droni verso il territorio israeliano.
Ma oltre a questo, la Siria continua a rifornire la Giordania con il traffico di droga per mano di Maraj al Ramatan, tratto in arresto dalle autorità siriane nello scorso dicembre e rilasciato il 20 aprile, noto per la sua collaborazione proprio con le milizie legate al partito sciita libanese filo-iraniano Hezbollah alle quali devolve parte dei proventi del traffico di stupefacenti.
L’aviazione giordana è quindi intervenuta per stroncare il traffico di stupefacenti bombardando questa mattina un deposito controllato dai trafficanti al confine con la Siria, nel villaggio di al Sha’ab, uno snodo essenziale per la rotta degli stupefacenti contrabbandati verso Amman.
Ad aggravare la situazione siriana vi è poi la posizione dell’Iran che ha facilitato gli attacchi contro le truppe Usa in Siria, sempre attraverso l’invio nel Paese di armi nascoste all’interno degli aiuti umanitari che sono confluiti nella regione dopo il catastrofico terremoto di febbraio. Le indiscrezioni sono trapelate dalle carte segrete del Pentagono pubblicate di recente dal Washington Post I documenti avrebbero rivelato le movimentazioni di Teheran che da lungo tempo contrabbanda attrezzature militari verso la Siria, sfruttando convogli di aiuti umanitari inviati in Siria organizzati dalla Forza Quds, in particolare armi, munizioni e droni.
La Siria rientra nella Lega Araba
Ma Damasco, forte dell’appoggio fondamentale del Qatar che ne ha perorato la causa, è riuscita nell’intento di rientrare, almeno in parte, nella Lega Araba dalla data di oggi. Le delegazioni di Damasco, sospese dalla Lega da 12 anni, verranno quindi reintegrate partecipando a tutte le riunioni sulle quali vigilerà una commissione di collegamento ministeriale composta da Giordania, Arabia Saudita, Iraq, Libano, Egitto e dal segretario generale della Lega. Il tutto al fine di raggiungere una soluzione globale alla crisi siriana che affronti tutte le sue conseguenze, con passi “concreti ed efficaci” secondo la metodologia del “passo dopo passo” e in linea con la risoluzione numero 2254 del Consiglio di sicurezza. Nella dichiarazione della Commissione, le parti si sono impegnate a preservare la sovranità, l’integrità territoriale e la stabilità della Siria sulla base della Carta della Lega araba, e di continuare e intensificare gli sforzi volti a uscire dalla crisi.
Il punto focale sarà quello della sta del 19 maggio prossimo quando è previsto il vertice della Lega in Arabia Saudita