Mentre l’Italia è totalmente immersa nel problema del covid, la Francia di Macron è alla prova degli islamisti a causa della sfilza di attentati degli ultimi mesi. Nel Paese, infatti, oltre al flagello del virus made in Cina, ad affollare gli incubi del Presidente ci si mette anche il terrorismo islamista. L’orribile morte toccata a Samuel Paty, il professore sgozzato per aver mostrato in classe la vignetta su Maometto di Charlie Hebdo, ha davvero scosso il Paese. Poi è arrivato l’attacco alla basilica di Notre Dame a Nizza, dove il sangue di altri francesi è stato versato per mano della follia islamista. Ma sono solo gli ultimi episodi di una tragedia che va avanti da anni a causa di una situazione sociale che, adesso, obbliga i francesi ad agire. Il tempo della riflessione, infatti, è in parte terminato. Anche se la questione è delicata, e lo dimostrano gli equilibrismi politici sul disegno di legge che dovrebbe difendere i principi della Repubblica dall’attacco di ideologie radicali.
Sì, proprio così, ristabilire e difendere i principi della Repubblica (a questo si è arrivato) messi in seria discussione dal separatismo islamista. In alcune aree della Francia, infatti, i musulmani vivono secondo le leggi della sha’aria infischiandone dello Stato di diritto, delle leggi francesi e dei principi democratici. Carta straccia per certi ambienti, che puntano decisi a creare un’Islam politico capace di incidere sulle decisioni del governo. Una follia che rischia di diventare realtà non solo in Francia. La riflessione dovrebbe interessare anche altri Paesi europei, compresa l’Italia.
E così, mercoledì 9 dicembre il disegno di legge per “rafforzare il rispetto dei principi della Repubblica” è stato presentato al Consiglio dei Ministri. Un titolo del genere, in realtà, potrebbe apparire incomprensibile o persino inutile se non si considera il percorso travagliato proprio di questo disegno di legge contro l’Islam radicale. Inizialmente nel titolo del disegno di legge comparivano le parole “separatismo islamico”. Poi si è virato verso “in difesa della laicità”. Alla fine ha vinto la definizione più laica “rafforzare il rispetto dei principi della Repubblica”. Una forma ipocrita per salvare il governo dalle accuse interne e estere di islamofobia. Ma non basta. Perché la destra nazionale, invece, lo accusa di aver annacquato il testo eliminando il riferimento al separatismo islamico in nome di una più generica difesa dalla laicità.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, però, già da inizio 2020 aveva puntato dito verso il “separatismo islamico” definendolo “il nostro nemico”. Definizione riproposta dal primo ministro, Jean Castex che, il giorno dopo la presentazione del disegno di legge, dalle colonne di “Le Monde” ha dichiarato: “Siamo di fronte ad un nemico che attacca i nostri valori”. Un testo, ha detto ancora, che “mira a lottare contro l’islamismo radicale”, ma senza “stigmatizzare i musulmani”. Impresa ardua, verrebbe da dire, equilibrismo politico (misto forse a un po’ di paura delle reazioni degli estremisti) che però vuole mantenere una linea dura. Ma il primo ministro non può evitare di ammettere che “ci sono delle tensioni all’interno della società, è incontestabile”. E poi aggiunge: “Come possiamo accettare che in una città del Nord, ad esempio, una struttura di assistenza per i compiti influenzi i minori in modo che si rifiutino di suonare o cantare con i non musulmani durante le lezioni di musica? Come accettare che a Seine- Saint- Denis un’associazione culturale, con il pretesto di prendersi cura dei bambini che vanno a scuola, predica l’odio verso la Repubblica? Come possiamo ancora accettare che a Bouches-du-Rhone una società sportiva sia infestata dai separatisti al punto che ci si rifiuta di inchinarci all’avversario durante una lotta di judo perché possono inchinarsi solo davanti ad Allah?”. Già, come accettarlo ancora. Perchè l’infiltrazione dell’Islam radicale in Francia non è una novità. Da decenni l’immigrazione tollerata e mai davvero integrata, ha generato mostri tali. Mostri che oggi la Francia deve combattere a mani nude, anche sfidando le accuse di razzismo e simili. Ma Castex, nella stessa intervista, ha dichiarato: “Il nemico della Repubblica è una ideologia politica che si chiama islamismo radicale, che ha l’obiettivo di dividere i francesi al loro interno”. E quindi bisogna difendere i valori della Repubblica anche se Macron si è beccato l’accusa di essere illiberale e di prendere di mira tutti i musulmani.
Ma a questo punto bisogna mettere nero su bianco anche l’ovvio. E nel disegno di legge compare il principio dell’obbligo scolastico dai 3 ai 16 anni contro la scolarizzazione “domestica” per motivi religiosi o politici, dilagante in certi contesti dell’Islam più radicale. Oppure il controllo di matrimoni combinati che prevedono anche il rilascio del certificato di verginità da parte di medici consenzienti che dovranno essere sanzionati. Fino a questioni più complicate come quello del finanziamento estero ai luoghi di culto.
Aspetti, questi, che non riguardano solo la Francia. Solo chi non vuole guardare non vede che anche in Italia, ad esempio, esistono gli stessi problemi, ancora sotto traccia forse, ma pronti ad esplodere. Nel frattempo, politici e pensatori nostrani mettono la testa nella sabbia come gli struzzi, ma dovrebbero sapere che in questo modo il fondo schiena rimane scoperto.