La Cina si scaglia contro il G7. Il Gruppo dei Sette Paesi economicamente avanzati, composto da Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d’America, non piace a Pechino. Alla vigilia dell’incontro, attraverso il ministro degli Esteri, ha fatto sapere di essere contraria alla “politica della cricca” e al “confronto ideologico”. “Ci opponiamo alla politica di gruppo basata su divisioni ideologiche, formando cricche esclusive e imponendo la volontà di un gruppo minoritario di paesi sulla società internazionale”, ha detto martedì il ministero degli Esteri cinese. Il Dragone dunque scopre di essere nel mirino anche del nuovo presidente Usa, e non solo del tanto vituperato Tycoon.
Il motivo della presa di posizione da parte di Pechino è tutta nelle parole del neo presidente Usa, Joe Biden, che senza mezzi termini ha chiarito che la Cina mina le basi del sistema economico internazionale, regole che tutti devono rispettare. Biden, dunque, ha parlato di “aggiornamento” di queste “regole globali per affrontare le sfide economiche, come quelle poste dalla Cina”.
Non solo l’amministrazione di Donald Trump, dunque, ma anche quella “democratica” di Biden guarda a Pechino come un rischio per le grandi economie mondiali, soprattutto a seguito delle conseguenze causate dalla pandemia da Covid-19. Gli Stati Uniti hanno rassicurato sulla volontà di non volere una nuova guerra fredda, tuttavia esistono “forti preoccupazioni” sulle posizioni di Russia e Cina e i tentativi di mettere a rischio la democrazia, non solo quella americana, ma nel mondo intero. E la Cina, in particolare, con la violazione sistematica delle regole economiche internazionali, oltre che la violazione dei diritti umani, sia per ciò che riguarda la libertà di espressione sia, ad esempio, per ciò che riguarda i diritti dei lavoratori, non è certo un faro da seguire.
Venerdì 19 febbraio, dunque, il Gruppo dei Sette si è riunito virtualmente per discutere di vaccini, ripresa economica e molto altro. Il G7, ospitato dalla Gran Bretagna di Boris Johnson, è stata l’occasione per il debutto sulla scena internazionale non solo di Biden, ma anche di Mario Draghi. Il neo presidente del Consiglio italiano aveva tutti gli occhi puntati addosso. A lui, infatti, si guarda con interesse per la ricostruzione dell’Italia dopo la pandemia e gli sfaceli causati da governi che hanno annientato l’influenza del nostro Paese in campo internazionale. Le parole d’ordine di questo G7, infatti, sono state atlantismo e anche europeismo. Biden vuole ristabilire le relazioni con l’Ue a patto che questa, però, la smetta di cedere alle lusinghe della Cina. Gli accordi commerciali stipulati dall’Unione europea con Pechino (grazie all’influenza di Angela Merkel) non sono piaciuti agli Stati Uniti, sia quelli di Donald Trump sia quelli di Biden. Perché, al netto della propaganda dei governi Conte, l’atlantismo è imprescindibile per l’Italia. Amoreggiare con le dittature, soprattutto quelle comuniste, non è stato mai gradito.
E nella giornata del G7, si è levata anche la voce dell’Europa, fino ad ora rimasta ipocritamente un po’ timida per timore di schierarsi dalla parte di Trump nell’attacco alla Cina. “Oggi, riprenderci dalla Covid-19 è la priorità – ha detto Charles Michel, presidente del Consiglio Europeo, durante la Conferenza sulla sicurezza di Monaco – Ora più che mai dobbiamo dimostrare ai nostri popoli che il nostro sistema di società libere e di economie aperte funziona. E che funziona per tutti: noi dobbiamo unire le forze. Il nostro rapporto con gli Usa viene da quattro anni difficili. Non per differenze di opinioni o di interessi: queste sono normali, ma perché il rispetto delle regole e degli accordi non erano più scontati. E’ precisamente quando ci rispettiamo gli uni con gli altri, come alleati, che possiamo risolvere le nostre differenze. Insieme siamo più forti, per difendere l’ordine internazionale basato sulle regole dagli attacchi dei regimi autocratici, che siano la Russia, la Cina o l’Iran“.
Una dichiarazione di intenti che lascia ben sperare, anche se bisogna valutare le risposte dei regimi autocratici che non certo resteranno a guardare. Dopo il vertice del G7, Biden e gli altri leader europei si sono riuniti, ancora online, per la Conferenza annuale sulla sicurezza di Monaco. Ed è qui che si è discussa la cooperazione transatlantica. In tutto questo, però, Pechino scalpita. La Cina non fa parte del G7, dove di fatto è stata ribadita la diffidenza verso le sue politiche economiche. E forse il coronavirus e le sue conseguenze, come già da tempo si auspica, è un’occasione per diminuire la dipendenza dalla Cina. A questo punto non resta che attendere la risposta del Dragone, ma anche la posizione dell’Italia con Draghi al comando.
I due volti delle minacce alla nostra sicurezza: Cina e Iran