Al principio la caduta della città di Bakhmut (per i Russi) e la sua riconquista (per le forze Ucraine) ha avuto un notevole significato ora strategico (per i primi) ed ora emotivo-mediatico (per i secondi). Allo stato attuale gli Ucraini minimizzano il significato della mancata riconquista e a tale affermazione fa eco la stampa occidentale che, arrampicandosi palesemente sugli specchi, cerca in qualche modo di continuare ad alimentare il tifo calcistico che ridicolmente sta accompagnando, qui da noi, la lettura di questo evento bellico che pressoché nessuno, a parte gli ‘addetti ai lavori’ di professione, ha almeno provato ad analizzare veramente e conseguentemente a far percepire al grosso pubblico per quello che realmente rappresenta, da un punto di vista dialettico, per le due parti in conflitto: la Russia e gli USA-NATO. Infatti, per quanto attiene agli obiettivi, la situazione può essere utilmente inquadrata solo avendo ben presente che allo stato attuale:
1) la Russia continua, a quanto pare con successo, a perseguire l’obiettivo (condiviso con Pechino) di delegittimazione della leadership targata USA e la tenuta della NATO puntando all’allungamento della durata della guerra (personalmente, infatti, ritengo che a Bakhmut la Wagner sia stata messa volutamente nella condizione di non poter vincere in poco utili tempi brevi, al fine di attirare nel tritacarne quante più truppe e mezzi ucraini fosse possibile);
2) gli USA continuano a perseguire il riassetto del nuovo assetto mondiale, puntando a ricreare i presupposti paraideologici di una nuova Guerra Fredda globale che le consenta tanto di porre rimedio alla propria crisi economico-finanziaria, che di qui a poco si farà sentire in tutto l’Occidente per la vieppiù sempre minore possibilità di scaricare sull’estero gli effetti macroeconomici del proprio debito pubblico (a titolo di esempio si consideri quanto avvenne allorché il Presidente Nixon dichiarò l’inconvertibilità dello USD scaricando integralmente il peso delle conseguenze sui supini ‘alleati’ ed ‘amici’); quanto a regionalizzare la globalizzazione sia nello scacchiere Euro-Atlantico che in quello dell’Indo-Pacifico.
Quello che non va assolutamente dimenticato è che, in particolar modo alla luce degli eventi recenti più significativi quali, nella fattispecie:
1) la telefonata tra il leader cinese e il Presidente Zelensky.
2) l’opposizione degli USA alla definizione di una time-table certa relativa all’ingresso della Ucraina nella NATO; è, quanto mai prima d’ora, estremamente complesso maturare un punto di vista certo e duraturo come auspicato dalla imperante propaganda di guerra, come testimoniato ampiamente dal confronto tra la succinta analisi qui proposta e quella tracciata appena un mese fa, sempre relativamente alla battaglia di Bakhmut.