L’elicottero della protezione civile ucraina, precipitato la mattina del 18 gennaio su una scuola materna nel quartiere di Brovary, nell’est di Kiev, ha provocato la morte di 14 persone fra le quali un bambino. A bordo del velivolo, equipaggio e passeggeri non hanno avuto scampo. Compresi il Segretario di Stato del Ministero degli Affari Interni, il vice ministro dell’Interno Yevhen Yenin ed il titolare del dicastero Denys Monastyrsky, quest’ultimo uomo di fiducia di Zelenskiy.
L’aeromobile era in volo per la linea del fronte, almeno secondo quanto riferito dal capo della polizia di Kharkiv, Volodymyr Tymoshko, il primo a dare notizia dell’incidente. Tymoshko era infatti in attesa del Ministro per una visita in città.
L’eventualità di una responsabilità russa dietro alla tragedia fa, al momento, solo parte delle ipotesi. Secondo quanto riporta l’ANSA, infatti, il capo di stato maggiore dell’aeronautica ucraina (Пові́тряні си́ли Збро́йних сил Украї́ни) Yury Ignat, sostiene che sia ancora troppo presto per stabilire le cause del disastro.
In effetti, né Zelenskiy né esponenti del suo esecutivo si sono sbilanciati su vere o presunte responsabilità moscovite su un incidente che, suo malgrado, “decapita” la leadership del paese peraltro nel giorno in cui al WEF di Davos, Olga Zelenska, ha lanciato un accorato appello alla comunità internazionale mentre il marito ha sollecitato Europa e Stati Uniti ad aumentare il sostegno per vincere la guerra.
Al momento, dunque, la morte del Ministro Monastyrsky, dell’equipaggio e degli altri passeggeri appare solo una tragica fatalità capitata, il caso ha voluto, nelle stesse ore di un meeting internazionale di grande rilievo.
Intanto la Russia punta sull’Italia
Fatalità. Attenderemo eventuali sviluppi nei giorni successivi. Ciò che invece dovrebbe destare maggiore attenzione, almeno nel nostro Paese, sono le parole del ministro degli Esteri russo, Lavrov, convinto che la dura posizione assunta dall’Italia con il Governo Draghi e poi portata avanti dal Governo Meloni sia, solo, frutto dell‘influenza di UE ed USA sulla politica estera di Roma. Sembra quasi, infatti, che il Cremlino veda ancora nell’Italia una sponda per il dialogo diplomatico. Questo grazie anche ad una certa “mobilità” dei partiti politici italiani e dei loro leader.
Dieci anni fa, nel novembre 2013, nel corso del forum Italia-Russia a Trieste, il governo italiano (Presidente Enrico Letta) e quello russo hanno siglato ben 28 accordi di natura industriale, finanziaria ed energetica. Alcuni giorni più tardi, il rappresentante del Cremlino per i diritti dell’Infanzia affermò che le adozioni di bambini russi saranno consentite solo all’Italia sia per accordi bilaterali, sia perché Roma non riconosceva i matrimoni gay. Posizioni dure. E proprio la linea di scarsa apertura del Cremlino nei confronti del mondo omosessuale ha spinto alcuni capi di stato e di governo a boicottare la cerimonia d’apertura dei Giochi olimpici di Sochi, a cui ha invece partecipato il Presidente del Consiglio Italiano…
Secondo il Financial Times, poi, quando Federica Mogherini fu nominata Alta rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, membri orientali dell’UE avrebbero protestato per il sospetto che Mogherini potesse avere simpatie per la Russia. Era il 2014, anno dell’annessione della Crimea.
Due anni dopo, in occasione del Forum di San Pietroburgo, l’allora Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si disse contrario al rinnovo delle sanzioni contro Mosca seguite l’annessione della Crimea.
Nel 2017, invece, avevano fatto scalpore le parole di Biden (non ancora presidente USA) secondo il quale il referendum costituzionale del dicembre 2016 sarebbe stato boicottato da Lega e da M5S sostenuti dalla Russia.
La fluidità degli equilibri politici italiani, così come i precedenti succitati, fanno forse ancora sperare Mosca non sconfitta sul campo ne’ completamente isolata, ma certamente bisognosa di nuove sponde politiche.
***Foto in evidenza credits Lemberg