Una proposta di legge finalizzata a “normalizzare una volta per tutte lo status degli insediamenti ebraici in Giudea e Samaria al fine di prevenire i ricorrenti tentativi di danneggiarli”. Così il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha presentato al governo il testo legislativo che di fatto legalizzerebbe, in modo retroattivo, tra i 2.500 e i 4.000 alloggi ebraici edificati su proprietà private in Cisgiordania e Gerusalemme Est. La sanatoria prevede una compensazione pecuniaria per i proprietari dei terreni su cui sorgono le abitazioni, in accordo con la legislazione in vigore nel territorio dello Stato israeliano. La legge è stata presentata, lunedì scorso, al parlamento di Tel Aviv. La Knesset, dove sarà esaminata dal Comitato congiunto difesa-affari esteri: se ci sarà l’approvazione, allora sarà la volta della discussione da parte dell’assemblea plenaria del parlamento.
Fortemente contraria al testo di legge l’opposizione di centro sinistra al governo Netanyahu che ha denunciato, a riguardo, i pericoli di possibili nuovi attriti con la comunità internazionale. “L’intera struttura legale israeliana – ha detto Isaac Herzog, a capo dell’opposizione – è contro la nuova legislazione”. Il disegno di legge “mette seriamente in pericolo Israele”, ha continuato il leader de L’Unione Sionista. Secondo l’ex ministro della Giustizia, Tzipi Livni, invece, il disegno di legge rappresenta una mossa politica di Netanyahu in risposta alle critiche che in questi giorni i rappresentanti degli insediamenti hanno rivolto non solo al premier, ma anche al ministro dell’Istruzione, Naftali Bennet, leader del partito nazionalista HaBayit HaYehudi, insistendo sulla necessità di accelerare ulteriormente i progetti di costruzione in tutta la Cisgiordania
Lo scontro interno sulla sanatoria degli insediamenti, si inserisce nel quadro di una settimana caratterizzata da forti tensioni diplomatiche, per Israele, anche in materia di politica estera. Il test missilistico iraniano, con il lancio di un vettore a medio raggio nel fine settimana, ha innescato nuove tensioni in Medio Oriente. E il tema sarà al centro del vertice alla Casa Bianca tra Netanyahu e il neopresidente statunitense, Donald Trump, previsto per il prossimo 15 febbraio. “Non c’è dubbio che occorrano nuove sanzioni contro l’Iran”, ha ribadito alla Radio Militare il ministro dell’intelligence e delle questioni strategiche di Tel Aviv, Yisrael Katz. Per Israele il test è “una violazione flagrante” delle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ma la Russia non è d’accordo. Per Mosca, infatti, il lancio non viola gli accordi con le Nazioni Unite, in quanto si tratta di un missile a medio raggio, non strategico. Tuttavia, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è pronto a tenere un vertice d’emergenza per discutere del test effettuato da Teheran. La richiesta è giunta da parte degli Stati Uniti, sollecitati in merito dall’ambasciatore israeliano all’Onu.
Relazioni tese anche tra Tel Aviv e Messico, dopo un tweet di Netanyahu a sostegno della decisione del presidente degli Stati Uniti di costruire un muro lungo il confine che separa Washington dal paese latino-americano. “Il presidente Trump ha ragione”, ha scritto dal suo account Twitter Netanyahu sabato sera. “Io ho costruito un muro lungo il confine meridionale di Israele e questo ha permesso di arrestare l’immigrazione illegale. È un grande successo”. Immediata la reazione da parte messicana, come pure la smentita di Netanyahu. Il ministro degli Esteri, Luis Videgaray, ha comunicato al governo israeliano “il suo più profondo sgomento” per il tweet del premier israeliano, il quale, per correre ai ripari, a precisato ai membri del suo partito, il Likud, che la sua dichiarazione era riferita al muro costruito al confine con l’Egitto per impedire l’arrivo in Israele di immigrati clandestini e presunti terroristi islamici. Nessun tentativo di interferire, dunque, nella questione tra Stati Uniti e Messico. Ma la tensione tra i due paesi resta alta.
Di positivo c’è, invece, che nella giornata di oggi, dopo sei anni di gelo diplomatico si svolge ad Ankara il primo incontro tra esponenti del governo turco e israeliano per il rilancio della cooperazione bilaterale. Lo scorso giugno, infatti, Turchia e Israele avevano finalizzato un accordo di normalizzazione delle relazioni bilaterali, resosi necessario dopo le tensioni tra i due paesi conseguenti all’incidente della Mavi Marmara del 2010.
@RosariaSirianni