Il fantasma di Qassem Soleiman aleggia tra i palazzi del potere di Teheran e non solo. Il potentissimo generale neutralizzato nel gennaio 2020 in Iraq dalle forze Usa, in un’operazione congiunta con il Mossad israeliano, aveva piani già definiti per scatenare il caos in Medio Oriente con l’obiettivo primario di “cancellare” Israele. Sulla base della strategia contenuta in un dossier in possesso dei vertici delle Guardie rivoluzionarie e dell’establishment iraniano, occorre “costituire un fronte contro Israele per la liberazione della Palestina”.
Un concetto fatto proprio da Ibrahim Raisi, presidente dell’Iran, che nei giorni scorsi ha inviato il Comandante della Forza Al Quds delle guardie rivoluzionarie, il generale Ismail Qaani, a Damasco per orchestrare da vicino un attacco simultaneo contro Israele. In preparazione di questo attacco, nelle prossime ore, le forze di terra dell’esercito iraniano sveleranno una delle capacità di combattimento, probabilmente un nuovo tipo di UAV potenziato in portata e raggio d’azione.
Sono forti le pressioni interne al regime degli ayatollah per un’offensiva contro Israele, anche in considerazione dell’avvicinarsi di un possibile attacco preventivo ai siti nucleari iraniani.
Il piano graduale dell’Iran è l’unificazione delle forze ed il coordinamento dell’Asse di resistenza, l’Axis of resistance, voluta proprio da Soleimani e l’attuazione di una graduale manovra a tenaglia che stringa Israele in una morsa.
Gli attacchi contro il territorio israeliano dei giorni scorsi con i razzi lanciati dalla Striscia di Gaza, dal Libano meridionale e dalla Siria rappresenterebbero solo l’inizio dell’attuazione del piano.
Sabato a Beirut si è svolta una riunione al vertice tra l’organizzazione terroristica di Hezbollah e quella di Hamas che ha visto la partecipazione di Hassan Nasrallah, Ismail Haniyeh e Saleh al Aruri, un incontro sollecitato da Teheran in vista dell’inizio delle operazioni sul terreno.
Dopo la riunione lo Sheikh Naim Kasem, vice di Hassan Nasrallah, aveva dichiarato: “Le minacce dei leader sionisti non aiuteranno, l’equilibrio del terrore è stato trovato e i combattenti della Jihad palestinese sono in campo e l’intero asse della resistenza si è risvegliato. Le sconfitte del nemico sionista si stanno accumulando e la vittoria è in arrivo”.
Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, negli ultimi giorni si è recato in visita alle unità delle Brigate Izz ed Dine al Qassam nel sud del Libano, spronando i miliziani a spendere il massimo impegno nell’offensiva contro Israele.
A fronte di questo, fonti siriane hanno riportato che la quarta divisione dell’esercito arabo siriano, guidata dal fratello del Presidente siriano Bashar Al Assad (Maher Al Assad), sta portando rinforzi militari e armi nella Regione meridionale della Siria, al confine con Israele.
Dalla Cisgiordania, la Katibat Al-Mu’tasim Billah, cellula di Hamas in questi due giorni ha provveduto ad accatastare razzi e missili e preparare le rampe di lancio per l’offensiva contro Israele che inizierà al termine delle festività pasquali. Gli obiettivi già determinati saranno i centri abitati di confine con Libano e Siria.
Una situazione che si prospetta simile a quella del 1967 quando l’Egitto, la Siria e la Giordania erano in procinto di muovere le loro armate con l’obiettivo di eliminare lo Stato d’Israele. Un obiettivo mai raggiunto grazie all’attacco preventivo delle forze di Gerusalemme che ha permesso di liberare la penisola del Sinai, la Striscia di Gaza, la Giudea e Samaria e le alture del Golan in soli sei giorni.
Ma attualmente il confronto contro l’Asse del male appare ancora più temibile per Israele poiché l‘intricata situazione politica interna, che vede coinvolto suo malgrado il premier Netanyahu con manifestazioni di protesta ed un’opposizione sempre più audace, rendono fosco il panorama complessivo.
In aggiunta a questo, la palesata volontà di colpire Israele, rispetto al 1967, è aggravata dalle fazioni terroristiche filo palestinesi con attacchi a sciame condotti su tutto il territorio dello Stato ebraico.
L’Iran, oltremodo, preme sul presidente Bashar al Assad affinché lanci più attacchi contemporanei contro Israele dalla Siria, mentre l’Arabia Saudita e l’Iran si stanno riavvicinando a un accordo sui negoziati con i ribelli Houthi nello Yemen .
L’establishment della sicurezza israeliana si sta preparando per la “Giornata mondiale di Gerusalemme” che cade l’ultimo venerdì del mese di Ramadan, ritenendo che proprio in quel frangente l”’asse del male” guidato dall’Iran potrebbe tentare di sorprendere Israele.
Gli ultimi attacchi contro Israele, inclusi i razzi sparati dal Libano, dalla Siria e da Gaza, rappresentano la manifestazione di una strategia iraniana per confrontarsi con lo Stato ebraico su diversi fronti.
E non mancano le minacce da parte degli Houthi sostenuti dall’Iran nello Yemen. Il leader degli Houthi Abdel Malik al Houthi ha, infatti, dichiarato che “Israele deve sapere che qualsiasi aggressione che compie in Siria sarà danneggiata in patria”.
A sorpresa, nel calderone mediorientale, si affaccia anche il regime di Kabul che ha dichiarato la propria disponibilità a qualsiasi azione militare contro il regime sionista. I talebani hanno infatti annunciato che “se i paesi intorno alla Palestina ci permetteranno il libero passaggio, combatteremo contro il regime sionista”.
Un funzionario dell’amministrazione Biden, in coordinamento con Israele, ha contattato i vertici dell’esercito libanese chiedendo collaborazione per individuare l’ubicazione delle rampe di lancio di Hamas e dei depositi di munizioni. Il funzionario ha poi osservato che “c’è preoccupazione che l’uso di questi missili contro Israele sia solo una questione di tempo, che indica la probabilità di un pericoloso confronto nelle prossime settimane.”
Inoltre, il comando della quinta flotta statunitense, con sede in Bahrain, ha emesso un avvertimento “a tutte le navi israeliane che navigano nel Golfo e nell’Oceano Indiano di un attacco suicida con droni iraniani”.
Il capo della CIA, William Burns, ha mostrato la sua sorpresa e quella dell’Amministrazione statunitense per l’avvenuta riconciliazione tra Arabia Saudita e Iran.
Secondo un rapporto ufficiale, Burns avrebbe espresso il proprio malumore direttamente al principe ereditario Mohammed bin Salman durante una visita programmata nei giorni scorsi.
Intanto, la portaerei americana USS George H.W. Bush è stata dislocata al largo delle coste della Siria, per prevenire attacchi delle milizie sciite contro le forze americane stanziate in Iraq. Anche la portaerei George Washington si trova nel Mar Mediterraneo al largo delle coste italiane.
Una situazione in evoluzione che rende plausibile l’ipotesi di un confronto bellico tra la pseudo alleanza di Siria e Iran contro Israele e una decisa ripresa degli atti di terrorismo, non necessariamente limitati al Medio Oriente.