Nel massacro delle Fosse Ardeatine, durante l’occupazione di Roma nella seconda guerra mondiale, le SS stabilirono un prezzo per la rappresaglia da compiere dopo l’attentato di via Rosella e lo quantificarono. Dieci italiani per un soldato tedesco colpito dai partigiani. Con le stesse modalità nell’accordo presentato ieri sera al mondo e annunciato per primo da Donand Trump, neopresidente statunitense, Hamas ha preteso lo stesso modus operandi, come i nazisti nel 1943. Per una soldatessa liberata 50 terroristi palestinesi saranno liberati dalle carceri israeliane. Per un civile 30 terroristi.
Muhammad Sinwar fratello di Yahia, mente delle stragi del 7 ottobre e nuovo capo dell’organizzazione terroristica, si trasforma così in un novello Kappler, famigerato gerarca tedesco.
Lo stillicidio con il quale settimanalmente verranno liberati i rapiti di Gaza rappresenta una ennesima conferma della mostruosità di Hamas che infligge una ulteriore tortura psicologica a un paese come Israele, che da quel giorno tremendo dell’ottobre 2023 non si è ancora del tutto ripreso moralmente.
È una tregua molto labile quella firmata ieri a Doha, in Qatar, e che viene messa a rischio soprattutto dalla storica incapacità del mondo arabo in generale e di Hamas in particolare, di mantenere una parola data.
I festeggiamenti nelle strade della Striscia di Gaza non sono purtroppo forieri di una presa di coscienza della popolazione locale della necessità doversi sbarazzare in fretta di un gruppo terroristico che la ha portata al disastro e alla distruzione, anelando la morte di donne e bambini e auspicando che scorresse tanto sangue tra la propria gente per poterlo presentare come arma di propaganda.
Allo stesso tempo per Israele è un accordo doloroso ma necessario.
Un atto dovuto verso quelle famiglie che da 15 mesi aspettano il ritorno a casa dei propri congiunti e che non hanno mai smesso un istante di battersi per il loro rilascio.
Il pensiero dei tanti detenuti palestinesi che si sono macchiati di crimini efferati rimessi in libertà è orrendo, ed il fatto stesso che vengano scambiati con civili inermi, vittime di rapimento e violenze é testimone dell’ingiustizia e della asimmetria di questo scambio, ma questo è e va accettato nei termini proposti.
Ora gli sforzi dovranno essere rivolti, oltre che ai rapiti che verranno liberati nelle prossime settimane con il contagocce, a quelli che non fanno parte di questa lista e che sono destinati a proseguire la propria prigionia ancora per un lungo periodo.
Alle loro famiglie dovrà andare il nostro pensiero quotidiano e costante, perché la partita purtroppo ancora è in gioco ed è ben lungi dal potersi dire terminata.
Se questo accordo poi servirà ad Israele per poter vantare un ulteriore credito verso la nuova amministrazione americana riguardo il dossier Iran, allora sarà messo un ulteriore tassello perché il nemico numero uno dello Stato Ebraico, ora alle corde, venga finalmente messo al tappeto, con il crollo del regime degli ayatollah e della loro spasmodica ricerca dell’arma nucleare.
Apriamo alla speranza aspettando gli eventi.