Ha ragione il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu: è un mondo al contrario quello che stiamo vivendo. A 100 giorni dal massacro nazi-islamista di Hamas del 7 ottobre, da quel pogrom, quello sì, spinto da un odio genocida nei confronti del popolo ebraico, dichiarato nella carta fondativa dell’organizzazione terroristica, Israele è sul banco degli imputati davanti della Corte internazionale di giustizia dell’Aja. A questa aberrazione si è giunti per la mano ostile del Sud Africa, nazione che a sua volta ha vissuto anni di segregazione razziale e di vera apartheid, non quella troppo spesso evocata in maniera insensata dai nemici di Israele, accusata a sproposito di praticarla verso i palestinesi e figlia, tale accusa, di un odio cieco, profondo e malcelato nei confronti dello stato ebraico.
Nella denuncia della nazione africana si ritiene Israele colpevole di genocidio nei confronti del popolo palestinese, si faccia attenzione, non per la guerra al terrorismo in atto a Gaza dai giorni successivi al pogrom antiebraico di Hamas, ma da 76 anni, quindi dalla nascita dello Stato di Israele. Ed è proprio la tesi, così come è formulata, a gettare la maschera e far intendere che, per l’attuale Sud Africa, Israele è uno stato illegittimo che nasce con la volontà di sterminare i palestinesi. Basterebbe questo per far decadere ogni genere di accusa e rendere inconsistente il processo, proprio per la follia e la assurdità della mozione, suffragata da anni di guerre e di attacchi terroristici subiti dall’allora nascente e poi consolidato stato degli ebrei, sorto a distanza di pochissimi anni dalla fine della seconda guerra mondiale e della Shoah.
La volontà precisa è quella di chiudere definitivamente il capitolo del genocidio nazista e aprirne un altro, 80 anni dopo, dove la vittima si trasforma in carnefice e compie le stesse atrocità da lui stesso subite decenni prima. Delegittimazione di Israele dalla sua nascita, rimozione della Shoah, propaganda antisraeliana sui media internazionali, inconsistenza dell’idea che il popolo ebraico possa vivere in pace ed in sicurezza dentro i confini della propria terra perché osteggiata nel diritto a difendersi. È questa la miscela esplosiva proposta dal Sud Africa al mondo ed ha un solo nome: ANTISEMITISMO.
Il Sud Africa rivendica in queste ore al mondo, supportato dalla Turchia di Erdogan e dal Cile, che si è anch’esso espresso, il proprio odio antiebraico. 76anni dopo la definizione del termine“genocidio”, coniata da un ebreo polacco, giurista sopravvissuto alla Shoah, Rafael Lempkin, quel termine utilizzato proprio per indicare lo sterminio nazista del popolo ebraico si rigetta addosso ad Israele in maniera subdola, falsa e tendenziosa.
Se ci fosse la possibilità l’intero popolo ebraico dovrebbe costituirsi “parte civile” contro il Sud Africa per l’infamità che sta perseguendolo davanti agli occhi del mondo assieme alle nazioni canaglia che lo supportano. In queste ore, sul banco degli imputati non vi é solo Israele ma sono in gioco la giustizia, la verità e il ricordo dei 6 milioni di ebrei sterminati dal genocidio nazista e dei 1200 sterminati dallo stesso odio cieco di Hamas.
E su quel banco Israele non è sostenuta e difesa solamente dagli avvocati da lei scelta per farsi rappresentare, ma dall’intero popolo ebraico, da quei milioni di anime massacrate ad Auschwitz e Be’eri e dagli ebrei vivi e sparsi nei quattro angoli del mondo, che combattono con lei, moralmente al suo fianco alla corte dell’Aja.