Israele: “friday, bloody friday”? Per Israele si prospetta un’altro periodo di alta tensione.
I terroristi della Jihad islamica e delle organizzazioni collegate, danno decisi segni di un risveglio inquietante per la popolazione e le forze di sicurezza di Gerusalemme.
Le acquisizioni di queste ore, ottenute non solo da fonti aperte, indicano chiaramente che nei recenti summit tenutisi a Beirut, Jenin e Gaza, sono stati discussi piani per una riapertura del conflitto contro i coloni israeliani, di blitz nei confronti delle unità dell’Idf poste a protezione dei territori sotto il controllo israeliano nella Valle del Giordano e di azioni di piccole unità anche a Gerusalemme e Tel Aviv.
Il segretario della jihad islamica Ziad al-Nakhla, già nel mese di maggio scorso, aveva dichiarato che “non ci sono linee rosse per l’attacco. Tel Aviv farà parte degli obiettivi della resistenza come tutte le città sioniste”. A sostegno delle dichiarazioni di Al-Nakhla, il portavoce dell’ala militare della Jihad islamica palestinese Abu Hamza, aveva ribadito che l’organizzazione non aveva esaurito le proprie capacità offensive contro Israele, invitando tutti i “palestinesi” ad unirsi alla lotta contro lo stato Ebraico anche in tutta la Giudea e la Samaria.
Sull’argomento della ripresa del conflitto con Israele si è espresso anche Hasan Nasrallah, capo dell’organizzazione terroristica Hezbollah.
Prendendo spunto dalla richiesta di rimozione coatta presentata alla forza di interposizione UNIFIL da parte di Gerusalemme, di alcune tende dei miliziani montate a ridosso della recinzione al confine nord est con Israele, nei pressi di Metula, Nasrallah ha esortato il Libano a riconquistare la città di Ghajar, un tempo divisa, e le contese fattorie di Shebaa, negando che il gruppo terroristico cerchi di delimitare il confine lungo la linea del cessate il fuoco.
Il capo di Hezbollah, ha minacciato di attaccare Israele se tenta di rimuovere anche solo una tenda allestita dal suo gruppo al confine con il Libano, mentre le tensioni lungo la frontiera, spesso irrequieta, sono aumentate dalla giornata di mercoledì scorso.
I commenti di Nasrallah sono stati trasmessi alcune ore dopo che le truppe delle forze di difesa israeliane hanno sventato un tentativo da parte di un certo numero di presunti sospetti di Hezbollah di danneggiare la recinzione di confine vicino alla città settentrionale di Zar’it, l’ultimo di una serie di incidenti di sicurezza che hanno segnato la frontiera monitorata dalle Nazioni Unite sul confine.
Israele ha cercato dall’inizio di giugno di rimuovere due tende collocate da Hezbollah nella contesa regione del Monte Dov, nota anche come Shebaa Farms. Una tenda è stata rimossa dopo che, secondo quanto riferito, Israele ha inviato un messaggio a Hezbollah minacciando uno scontro armato se non avesse rimosso presto l’avamposto. Ma Nasrallah ha risposto che “l’altro sarebbe rimasto”.
Nasrallah, in occasione del 17° anniversario della seconda guerra del Libano del 2006 tra Israele e il suo vicino settentrionale ha dichiarato che “Israele non oserà fare un passo nel territorio contro la tenda perché sa cosa accadrà”, ha detto. “Se c’è qualche danno alla tenda, non staremo zitti.”
“I giovani della resistenza hanno l’ordine di agire in caso di attacco israeliano alla tenda”, ha aggiunto.
L’area del Monte Dov dove furono erette le tende, nota anche come Shebaa Farms, fu catturata da Israele alla Siria durante la Guerra dei Sei Giorni del 1967 e successivamente annessa di fatto insieme alle alture del Golan e al villaggio di Ghajar. Il governo libanese, di contrasto, afferma che l’area appartiene al Libano.
Mercoledì sera, il capo dell’intelligence militare israeliana Aharon Havila ha affermato che Hezbollah “continua, anche oggi, a creare provocazioni. L’unità di intelligence sta seguendo e prestando molta attenzione alle sue iniziative”.
All’inizio della giornata, i militari hanno detto di aver fatto esplodere una granata stordente lungo il confine per spaventare un gruppo di attivisti libanesi, successivamente identificati come membri di Hezbollah, che tentavano di danneggiare la recinzione. Ore dopo le forze israeliane hanno sparato colpi di avvertimento contro un gruppo di attivisti di Hezbollah che hanno lanciato fuochi d’artificio e appiccato incendi vicino alla città di Metula, nel nord di Israele.
Israele considera Hezbollah la sua più seria minaccia immediata e stima che possa avere circa 150.000 razzi e missili puntati contro lo stato ebraico.
A corredo del quadro informativo prospettato, alcune piattaforme di comunicazione web, hanno postato negli ultimi giorni slogan di rivolta, informazioni sulle postazioni israeliane e alcuni video di “addestramento” specifico sull’attacco a singoli militari israeliani.
Uno di questi, denominato Canale di supporto” (الإعلام المقاوم المساند), negli ultimi giorni si è dimostrato particolarmente attivo sia nella propaganda sia anche nelle informazioni sulle modalità di attuazione di imboscate, azioni di guerriglia e posizionamento di ordigni IED.
E’ lecito supporre che il materiale sia stato prodotto in stretta collaborazione con il personale delle IRGC, le Guardie della rivoluzione iraniane (Pasdaran), i cui istruttori sono stati inviati in gran numero nel sud del Libano.
Proprio nella giornata di oggi le provocazioni non sono mancate. Infatti un certo numero di sospetti si è avvicinato alla recinzione di confine e ha lanciato ripetutamente sassi contro le forze dell’IDF.
I militari hanno risposto sparando e utilizzando misure per disperdere la “manifestazione”. Un giornalista era presente ed ha ripreso alcune scene dalle quali si evince come il reporter fosse dalla parte libanese del confine…