Israele, drone yemenita colpisce Tel Aviv: 1 morto e dieci feriti. Il drone degli Houthi yemeniti identificati nel gruppo Ansar al Sha’aria, esploso a Tel Aviv la notte scorsa, ha percorso circa 2.000 km seguendo una traiettoria di volo che ha attraversato l’intera Arabia Saudita, per poi diventare radente per evitare di essere rilevato.
Il suo carico esplosivo utile era stato limitato proprio per consentire un volo lungo e l’impatto ha provocato 1 morto ed una decina di feriti otre che danni strutturali trascurabili di un edificio residenziale.
Di fabbricazione iraniana, il drone è stato identificato nello Samad 4, una variante delle precedenti versioni con un carico utile di 50 kg, munito di monoelica posteriore e motori a pistone di fabbricazione cinese (anche se per alcuni potrebbe anche avere una variante tedesca). Ha una tangenza di 8000 metri e una velocità di 200 km/h con una gittata di circa 2000 km senza possibilità di variazioni di rotta.
Le dimensioni sono stimate in 4,5 m di apertura alare e 2,80 m di lunghezza, come nel caso del Samad 2 e 3.
L’UAV che ha colpito Tel Aviv, era stato sottoposto ad alcune modifiche, rispetto ai precedenti modelli, per rendere plausibile un carico di circa 50 kg di esplosivo ed estendere le caratteristiche nella versione a “raggio esteso”, ossia per percorrere i circa 2000 km che separano la base di lancio yemenita da Israele.
Proprio tali modifiche avrebbero permesso di mantenere una rotta stabile percorrendo i cieli di Arabia Saudita e penisola del Sinai, ma divenendo radente al suolo, e comportando un elevato consumo di carburante, in dirittura di arrivo verso la città costiera israeliana colpita.
Qualitativamente, il Samad 4 è descritto come “poco costoso, piccolo, lento e goffo” ed è improbabile che colpisca bersagli con buona precisione, ma nel caso di Tel Aviv, l’obiettivo targettizzato, ossia il consolato USA, era distante 120 mt. dal luogo di caduta del drone.
In Israele si stima che il drone sia rimasto in volo per circa 10 ore durante la tratta dallo Yemen a Tel Aviv.
Il sistema di controllo dell’Aeronautica Militare di Gerusalemme ha seguito il drone lungo la sua traiettoria di volo per 6 minuti, durante i quali è stato deciso di classificarlo come bersaglio non ostile e di non intercettarlo, credendo trattarsi di un drone di un Paese alleato.
Nello stesso momento in cui il drone ha colpito Tel Aviv, la difesa aerea israeliana ha abbattuto contemporaneamente altri 2 droni provenienti da est ed un missile balistico. Si sta procedendo al controllo della connessione tra i quattro vettori.
Le dichiarazioni farneticanti degli Houthi
Le forze di Ansar al Sha’aria hanno dichiarato “la regione occupata di Giaffa (Tel Aviv ndr) è un’area non sicura e sarà un obiettivo primario nel raggio d’azione delle nostre armi e (il nostro sforzo ndr) si concentrerà nel prendere di mira il fronte interno del nemico sionista e raggiungerne le profondità”.
Nell’annunciare questa specifica operazione, il gruppo terrorista yemenita, legato a doppio nodo con il regime di Teheran, conferma di “avere una serie di obiettivi nella palestina occupata, compresi obiettivi militari e di sicurezza sensibili, e continueranno, a colpire tali obiettivi in risposta agli attacchi del nemico ai massacri e crimini quotidiani contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza”.
Tutto ciò mentre le agenzie di intelligence statunitensi avvertono che la Russia potrebbe armare i militanti Houthi nello Yemen con missili antinave avanzati come rappresaglia per il sostegno dell’amministrazione Biden agli attacchi ucraini all’interno della Russia con armi statunitensi.
La nuova intelligence arriva mentre il massimo comandante americano in Medio Oriente ha recentemente informato, in una lettera riservata al segretario alla Difesa Lloyd Austin, che le operazioni militari nella regione “non riescono” a scoraggiare gli attacchi Houthi alle navi nel Mar Rosso e che sarebbe necessario un approccio più ampio.