Centinaia di miliziani di Hamas sono pronti all’azione. Anche nel centro di Israele, infatti, da Ramallah a Gerico sino a Nablus e Betlemme, la situazione pare in ebollizione. Centinaia di miliziani sono pronte all’azione che, presumibilmente, sarà diretta alle colonie israeliane della zona. Le pesanti critiche agli apparati di intelligence israeliana sono ben giustificate. Per mesi Hamas ha condotto una campagna per ingannare Israele inducendo a pensare che il gruppo non desiderasse un conflitto armato e potesse essere placato con incentivi economici per mantenere una relativa calma, come riferito dall’agenzia di stampa Reuters.
A fronte dell’impreparazione di Gerusalemme, Hamas ha messo in atto una strategia di intelligence ben più avanzata rimanendo fuori per un lungo periodo dalle scaramucce tra Israele e la Jihad islamica. La preparazione dimostrata dal gruppo terroristico è frutto di mesi di addestramento sul campo, con simulazione di attacchi simultanei a entità israeliane oltre i confini della Striscia di Gaza, omettendo di informare anche i miliziani coinvolti sulla reale entità degli attacchi per i quali si stavano addestrando.
L’attacco si è sviluppato con un primo lancio di razzi verso Israele, come tattica da manuale, seguita da un’assalto dal cielo con deltaplani e dallo sfondamento delle barriere di confine che ha permesso l’ingresso nel territorio dello Stato ebraico di unità a bordo di SUV e motociclette. In seguito, un commando di Hamas ha attaccato, trovando impreparati gli uomini posti a difesa, un quartier generale dell’IDF, bloccando le comunicazioni. Successivamente sono state perpetrate le stragi, oramai purtroppo note, al Rave party in svolgimento nei pressi del confine e in alcune entità ebraiche della zona. L’ultima fase dell’operazione ha comportato il trasferimento degli ostaggi a Gaza.
Un funzionario dell’intelligence egiziana ha affermato che Israele ha ignorato i ripetuti avvertimenti sulla preparazione, da parte di Hamas, di “qualcosa di grosso”, ma tali avvisi sono rimasti inascoltati.
Nonostante i bombardamenti dell’IAF di questa notte, l’offensiva terroristica non appare certo conclusa. Un attacco è stato perpetrato questa mattina (9 ottobre) in Galilea ai confini con il Libano e, anche se Hasan Nasrallah ha rassicurato il premier libanese Najib Miqati di un astensione di Hezbollah dal conflitto, la dichiarazione non pare attendibile.
Infatti, nel sud del Paese sono schierate decine di rampe missilistiche gestite dall’IRGC iraniano e numerose truppe di Hezbollah appaiono pronte all’azione. A fronte della situazione, Israele ha mobilitato 300.000 riservisti mentre la flotta statunitense con la portaerei Gerald Ford, si avvicina alle coste libanesi per contrastare eventuali mosse da parte di Teheran.