A Gerusalemme scontri e rivolta guidati da Hamas. I segnali allarmanti della possibilità di un’ondata di violenze in Cisgiordania, organizzati da Hamas nell’ambito dell’Operazione Za’atara, sono sfociati negli scontri avvenuti a Gerusalemme Est dal pomeriggio di ieri sino alla tarda notte.
In settimana il prologo si era avuto con il lancio dei palloni incendiari dalla Striscia di Gaza verso il territorio israeliano e, soprattutto con l’attacco terroristico di Tapuach dove da un auto in corsa sono state sparate raffiche da armi automatiche contro un gruppo di studenti ebrei, uno dei quali ha perso la vita.
Giovedì i militari dell’Israel defence force hanno sventato un altro tentativo di attacco neutralizzando tre palestinesi armati di tutto punto e tesi a compiere una strage contro civili ebrei residenti nei pressi della base militare di Salem. Il commando terrorista aveva iniziato a fare fuoco contro i militari di vigilanza nelle vie della cittadina che hanno prontamente reagito all’attacco.
Venerdì mattina la tensione si è ulteriormente innalzata a Gerusalemme Est in vista di “Ayelet Al-Qadir”, il giorno della liberazione di Gerusalemme e per l’esecuzione di alcuni sfratti di palestinesi dal quartiere di Sheikh Jarrah.
Hamas ha cavalcato le proteste e riscaldato gli animi dei fedeli in vista delle preghiere per l’ultimo venerdì del mese di Ramadan.
Sul Monte del Tempio si è innalzato il grido “Siamo tutti con Hamas” accompagnato dallo sventolio delle bandiere verdi del movimento terroristico filopalestinese i cui rappresentanti hanno incitato la folla di fedeli a rivoltarsi contro le forze di sicurezza israeliane.
Gli scontri sono iniziati nel tardo pomeriggio con il lancio da parte dei palestinesi di pietre contro gli agenti della sicurezza israeliana posti a vigilanza degli accessi al Monte del tempio.
La polizia e i militari hanno risposto con il lancio di gas lacrimogeni per disperdere i facinorosi ma i rappresentanti di Hamas, presenti in gran numero per la preghiera, hanno riscaldato ulteriormente gli animi della folla composta non solo da fedeli in preghiera, ma soprattutto da rivoltosi giunti dai quartieri di Gerusalemme ovest.
Le violenze sono continuate sino a tarda notte e si sono estese dalla Spianata delle moschee alle strade della Città vecchia fino al Damascus Gate.
Decine di agenti e militari israeliani sono rimasti feriti, alcuni dei quali ospedalizzati, così come da parte palestinese si sono registrati un centinaio di contusi ed alcuni feriti soccorsi dal personale della Mezzaluna rossa.
La rivolta ha costretto le forze di sicurezza israeliane ad oltrepassare gli ingressi sotto una pioggia di razzi e pietre, per contenere i gruppi violenti che si sono ritirati sino alla soglia della moschea di al Aqsa.
La polizia si è vista costretta a chiudere la Porta di Nablus per impedire il giungere di altri rivoltosi.
Solo a tarda notte la situazione è tornata alla calma in attesa di una ripresa delle violenze preannunciata per oggi dai vari leader dei gruppi terroristi palestinesi che verrà estesa alla Striscia di Gaza.
Infatti, diversi gruppi costituiti da fazioni militanti palestinesi hanno formalmente annunciato un ritorno agli “strumenti popolari” di lotta, il lancio di razzi e palloni incendiari, al confine tra Gaza e Israele in risposta agli scontri decorsi a Gerusalemme.
Le reazioni dei leader della rivolta
A parere dell’ex addetto ai media e alle pubbliche relazioni presso la moschea di Al-Aqsa, dott. Abdullah Maarouf, intervistato da middleeastmonitor.com “Stiamo assistendo a una grande escalation a Gerusalemme che potrebbe portare a una nuova Intifada”, anche considerando che quest’anno il 28 Ramadan cade in quello che viene chiamato “Jerusalem Day” nel calendario ebraico, quindi è importante per gli israeliani. È il giorno in cui gli israeliani commemorano la riconquista di Gerusalemme nel 1967.
Nel modo più insolito, Abu Mazen è apparso alla televisione palestinese congratulandosi con gli abitanti di Gerusalemme che coraggiosamente “si alzano in piedi per difendere Gerusalemme e i luoghi santi, e in particolare la Moschea di Al-Aqsa e Sheikh Jarrah”. Ha attribuito a Israele la piena responsabilità per gli sviluppi pericolosi e per le eventuali conseguenze. Mazen rivolgendosi ai rivoltosi di Gerusalemme, ha ribadito che “Israele pagherà un prezzo”.
Per Il leader della Jihad islamica palestinese Ziad Al-Nakhla: “Quello che sta accadendo a Gerusalemme non può essere tollerato, il nemico deve aspettarsi la nostra risposta da un momento all’altro”.
Il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha sottolineato che “Netanyahu, non giocare con il fuoco, questa è una battaglia che non puoi vincere. Proteggeremo Gerusalemme. Non permetteremo la giudaizzazione di Sheikh Jarrah”.
L’organizzazione ha quindi diffuso un comunicato di minacce di ritorsione contro Israele in delle conseguenza per gli scontri alla moschea di al-Aqsa, mentre il Ministro degli esteri turco ha inteso dire la sua dichiarando che “ prendere di mira da parte di Israele coloro che compiono i loro atti rituali durante il Ramadan è un atto privo di umanità”. Detto da lui…