È di pochi giorni fa l’indiscrezione secondo la quale i servizi segreti europei hanno avvertito i rispettivi governi delle crescenti attività dell’intelligence iraniana in Europa. Era già ben nota la capacità di infiltrazione studiata e coordinata dal Vevak, il Vezarat-e Ettela’at va Amniat-e Keshvar, il ministero delle Informazioni e della Sicurezza nazionale, principale organizzazione d’intelligence iraniana, di Hezbollah e della Forza Quds in tutti gli ambienti della società occidentale, da quello economico a quello militare a quello commerciale, ma si è andati oltre. Teheran ha organizzato una sottile rete di cellule dormienti, del tutto autonome ma con la possibilità di interagire in sicurezza, allo scopo di compiere operazioni di vero e proprio terrorismo nelle principali città europee.
Una recente pubblicazione dell’European Center for Counter Terrorism studies and Intelligence (ECCI), con sedi in Germana e Paesi Bassi, cita Matthew Levitt, direttore del Programma Stein per la lotta al terrorismo presso il Washington Institute for Near East Policy che, secondo Asharq Al-Awsat, il 2 marzo 2020 ha affermato che l’Iran e Hezbollah non adotteranno uno scontro diretto con gli Stati Uniti in caso di guerra tra Washington e Teheran, poiché le “cellule dormienti” saranno attivate nel Nord e nel Sud America, dando il via libera ai nuovi elementi e alle reti stanziate in Europa.
Alla luce di indiscrezioni di intelligence emerse nelle ultime ore, l’amministrazione del presidente uscente Donald Trump avrebbe manifestato l’intenzione di colpire le installazioni chiave della proliferazione nucleare iraniana proprio su quel territorio e, in questo caso, le azioni di ritorsione sarebbero dirette nell’immediatezza contro Israele, che a scopo preventivo avrebbe impartito l’ordine di allerta rosso a tutte le Forze di difesa, ma anche ai Paesi occidentali alleati degli Usa, non a caso, quelli europei.
A tale proposito, anche Iwan Pope e Mitchell Sibler, due analisti di intelligence americani, hanno dichiarato che ci sono prove crescenti che l‘Iran e Hezbollah sono riusciti nell’intento di stabilire una “rete dormiente” che sarebbe ai loro ordini negli Stati Uniti e nell’Europa occidentale, e che potrebbe essere attivata per effettuare attacchi terroristici in primis per vendetta dell’uccisione del comandante della Guardia rivoluzionaria iraniana, Qassem Soleimani, ma anche in caso di attacchi militari alle installazioni su territorio iraniano.
Secondo il “Washington Institute” la sezione 210 del ministero degli Affari Esteri iraniano, con sede a Teheran, risulta essere il fulcro di tutte le operazioni di coordinamento con gli ufficiali dell’intelligence iraniana impiegati all’estero, ed è spesso utilizzata per dirigere gli ufficiali dell’intelligence anche sulle operazioni terroristiche. Quanto alla Guardia rivoluzionaria, che è il principale strumento del terrorismo iraniano in Libano, utilizza le proprie risorse, oltre alle organizzazioni diplomatiche e di intelligence, per sostenere, sponsorizzare e attuare atti terroristici.
Secondo Al-Arab London, il 9 gennaio 2019, l’arresto da parte delle autorità bulgare di elementi iraniani all’interno di una rete di contrabbando di armi ha rivelato un nuovo volto delle attività segrete iraniane in Europa e le autorità bulgare hanno annunciato che a Sofia era stato trovato un arsenale di oltre 100 armi automatiche, compresi i kalashnikov. Due iraniani e alcuni bulgari sono stati arrestati durante questa operazione, che ha consentito anche il rinvenimento di una macchina da stampa per documenti falsi. Il direttore dell’Ufficio per la criminalità organizzata, Ivaylo Spiridonov, ha affermato che queste armi erano molto probabilmente destinate all’esportazione “la destinazione più vicina è l’Europa”. Non è stato escluso che Sofia sia solo una delle stazioni che riuniscono queste reti, in attesa dell’opportunità di attraversare paesi come Germania e Francia. Inoltre, il tribunale di Sofia ha di recente condannato, seppur in contumacia, Hassan al-Haj Hassan e Meliad Farah, complici di Mohamed Hassan al-Husseini l’autore dell’attacco suicida che, il 18 luglio 2012 a Burgas, si fece esplodere all’interno di un autobus causando la morte di sei persone (cinque israeliani e il conducente) e il ferimento di altre trentasette. Secondo l’accusa, il commando di attentatori era parte di Hezbollah.
In Albania, le autorità della sicurezza hanno annunciato lo smantellamento di una cellula appartenente alla Forza Quds e la scoperta di un piano di attacco terroristico orchestrato da Teheran. La polizia albanese ha chiarito che la cellula mirava a effettuare “altri possibili attacchi per conto del regime iraniano contro i dissidenti iraniani”, ha riferito il capo della polizia albanese Ardi Filio. Nel dicembre 2018, l’Albania ha espulso l’ambasciatore iraniano a Tirana e un altro diplomatico iraniano sospettati di essere coinvolti in “attività che minano la sicurezza nazionale”. Secondo le Autorità albanesi, dal 23 ottobre 2019, Al-Hurra, l’ala esterna delle Guardie rivoluzionarie iraniane, ha gestito una “cellula terroristica attiva” prendendo di mira membri del gruppo Mujahideen-e-Khalq in Albania, per condurre operazioni terroristiche, ma è stata sventata.
In Gran Bretagna, un rapporto del quotidiano Daily Telegraph, citando fonti di intelligence, ha affermato che cellule terroristiche sostenute dall’Iran potrebbero essere state attivate per lanciare attacchi in Gran Bretagna se la crisi tra Londra e Teheran fosse peggiorata dopo il sequestro da parte dell’Iran di una petroliera battente bandiera britannica nel Golfo di Hormuz. Nel 2015, la polizia antiterrorismo britannica aveva smantellato una cellula di Hezbollah che stava immagazzinando tonnellate di esplosivi, tra i quali il Nitrato di ammonio ed i fertilizzanti, allo scopo di effettuare operazioni terroristiche. Una fonte dell’intelligence ha dichiarato: “L’Iran potrebbe usare i suoi agenti all’interno di una rete di individui associati a Hezbollah per effettuare un attacco terroristico in caso di conflitto”. Ancora fonti dell’intelligence hanno rivelato al quotidiano britannico “The Daily Telegraph“, il 2 marzo 2020, che la crisi con l’Iran potrebbe provocare il risveglio delle cellule dormienti e spingerle a lanciare attacchi terroristici contro la Gran Bretagna. Le stesse fonti hanno sottolineato che le cellule sono composte da militanti legati a Hezbollah libanese.
Le autorità tedesche hanno di recente indagato su 10 sospetti agenti della Forza Quds della Guardia Rivoluzionaria. Il regime di Teheran spende circa 1 miliardo di dollari all’anno per sostenere i gruppi terroristici che agiscono come loro procuratore ed espandere la loro influenza in tutto il mondo, aggiungendo che ha finanziato gruppi terroristici internazionali . Tra questi gli Hezbollah libanesi, la Jihad islamica palestinese e i movimenti di Hamas, coinvolti nel complotto per compiere atti terroristici in tutto il mondo, soprattutto in Europa. Secondo Al-Arabiya, il 9 luglio 2020 il rapporto affermava che l’intelligence iraniana e la forza Quds sono attive in Germania e stanno praticando operazioni di spionaggio, e si può presumere che si stiano preparando per operazioni contro persone e luoghi sotto osservazione da colpire a seguito di attivazione da parte di Teheran. Secondo Asharq Al-Awsat, il 6 gennaio 2020, l’intelligence interna tedesca ha riferito, in uno dei suoi rapporti, che l’ambasciata iraniana a Berlino si è di fatto trasformata in un centro operativo per la “Forza Quds” iraniana per guidare le operazioni di spionaggio. L’intelligence interna tedesca ritiene che vi siano circa 1050 membri attivi di Hezbollah residenti in Germania, con circa 30 organizzazioni minori a loro affiliate.
È di pochi giorni fa la notizia, arrivata dagli Usa, che Hezbollah abbia nel mirino anche l’Italia avendovi occultato armi, così come in Spagna, Francia, Grecia e Svizzera. Armi fra cui va annoverato il Nitrato di ammonio, diventato l’involontario protagonista della tremenda esplosione che ha devastato il porto di Beirut il 4 agosto scorso.
Fonti della magistratura italiana hanno rivelato che la Forza Quds, incaricata di svolgere operazioni esterne nelle Guardie rivoluzionarie iraniane, gestisce reti per il contrabbando di droga per la diffusione in Europa attraverso bande organizzate, in pieno accordo con elementi locali della n’drangheta. Proprio quelli che permetterebbero l’acquisto e l’occultamento sul territorio di armi ed esplosivi a favore degli iraniani, anche nella provincia della Capitale, utilizzando le antiche sedi del Kgb e i depositi e le polveriere dismesse dall’esercito.
Roma sarebbe il crocevia dei traffici e il luogo degli incontri con elementi della malavita, mentre nel nord Italia, storicamente lo snodo industriale del Paese, sarebbero stanziate alcune cellule dormienti, soprattutto in Lombardia sotto la copertura di società di commercio impegnate nell’accaparramento di materiali di armamenti complessi per l’assemblaggio di missili e, non escluso, per l’acquisto di partite di uranio provenienti dall’est europeo. Da non sottovalutare la copertura di agenzie di stampa più o meno ufficiali della Repubblica islamica iraniana, sotto le quai si cela una rete di agevolazione all’arrivo di “praticanti giornalisti” che con le potenzialità offerte dalle autorizzazioni all’ingresso anche in palazzi istituzionali, otterrebbero preziose informazioni su personaggi anche di spessore politico.