Ebrahim Raisi, presidente dell’Iran, è morto a seguito dello schianto dell’elicottero che lo trasportava dall’Azerbaigian. La notizia dell’incidente è arrivata ieri pomeriggio, 19 maggio 2024. A causa della nebbia e del maltempo, per i soccorritori è stato impossibile accedere immediatamente alla presunta area dell’impatto. E per ore, fino a questa mattina, Raisi è risultato disperso. Poi la conferma della morte. Uno choc per l’Iran che, adesso, dovrà fare i conti con nuovi equilibri di potere.
Ancora prima che si diffondesse la notizia del decesso, quando ancora le squadre dei soccorritori dovevano raggiungere il luogo dell’incidente, la guida suprema, Ali Khamenei, ha assicurato che il governo sarebbe andato avanti senza ripercussioni. Ma qualche turbolenza, secondo alcuni analisti, potrebbe essere probabile. Intanto, il primo vice presidente Mohammad Mokhber, ha assunto la carica ad interim. Ma entro 50 giorni si dovrà andare al voto. Raisi, che ha vinto l’ultima tornata elettorale senza sfidanti, rappresentava il punto di equilibrio tra il potere della Guida Suprema e quello delle Guardie Rivoluzionarie. Se questo equilibrio venisse a mancare, potrebbero aprirsi lotte interne per il potere. Al momento, però, il regime deve gestire la crisi che sta vivendo, con un occhio anche ai dissidenti che, seppure fiaccati dalla repressione continua, potrebbe approfittare della morte di Raisi per tentare di dare una spallata agli ayatollah.
Lo schianto dell’elicottero e le vittime: chi viaggiava con Raisi
Raisi, 63 anni e ottavo presidente dell’Iran, rientrava a Teheran dopo una trasferta al confine con l’Azerbaigian per l’inaugurazione di una nuova diga a Qiz Qalasi. Insieme a lui, il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian, il governatore della provincia dell’Azerbaijan orientale Malek Rahmati, il leader della preghiera del venerdì di Tabriz, l’Hojjatulislam Al Hashem e Mehdi Mousavi, il capo della squadra di guardie di Raisi con altri due alti funzionari dei Pasdaran, tutti deceduti nell’incidente. Il velivolo stava viaggiando nella regione di Varzaqan, nella provincia dell’Azerbaigian orientale, a nord-ovest del paese in condizioni climatiche avverse ed è precipitato schiantandosi in un’area montuosa avvolta da una fitta coltre di nebbia.
Chi era Raisi il “macellaio”, responsabile delle repressione del dissenso
Raisi era nato nella città santa di Mashhad e eletto presidente nel 2021. In precedenza aveva ricoperto il ruolo di capo della magistratura, procuratore generale e vicepresidente dell’Assemblea degli esperti. È stato anche membro del Consiglio delle Opportunità. Nel settembre del 2023, in occasione della Settimana del Governo in Iran, il leader supremo della rivoluzione islamica, l’ayatollah Seyyed Ali Khamenei, ha elogiato la performance dell’amministrazione Raisi in vari settori, tra cui l’economia e la politica estera.
Ma il defunto presidente iraniano era anche noto con il soprannome di “the butcher” (il macellaio) per il suo diretto coinvolgimento nell’esecuzione di massa di migliaia di prigionieri politici nel 1988, alla fine della sanguinosa guerra Iran-Iraq. In continuità con la ferrea volontà di indurre il Paese a sottostare alle più ortodosse esegesi coraniche di stampo sciita, aveva introdotto il rispetto dell’obbligo del velo per le donne. I diversi tentativi di ribellione da parte di alcune di loro avevano provocato la ferma e dura reazione da parte dei Pasdaran e della polizia speciale iraniana, il corpo dei Basij. In uno di questi episodi, la crudeltà dei trattamenti riservati alle inosservanti all’obbligo, il 16 settembre 2022 aveva trovato la morte la 23enne Masha Amini, un decesso provocato dalle sevizie subite dagli agenti del regime.
Raisi, era comunque considerato un “protetto” del leader supremo iraniano, l’Ayatollah Ali Khamenei, e alcuni analisti hanno suggerito che era candidato a sostituire il leader religioso, ormai ottantacinquenne, dopo la sua morte o le sue dimissioni dal ruolo. Raisi aveva vinto le elezioni presidenziali iraniane del 2021, un voto che vide la più bassa affluenza nella storia della Repubblica islamica.
Con la presidenza di Raisi, il Paese ha continuato a perseguire l’obiettivo dell’arricchimento dell’uranio per usi militari, anche ostacolando le ispezioni delegate dall’ONU e per questo è stato sanzionato duramente da quasi tutta la comunità internazionale.
L’Iran fornisce armamenti alla Russia nella sua guerra contro l’Ucraina e inoltre, nell’aprile scorso, aveva lanciato un massiccio attacco con droni e missili contro Israele nel contesto della sua guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza, oltre che continuare ad armare gruppi per procura in Medio Oriente, come i ribelli Houthi dello Yemen e gli Hezbollah del Libano.
Mohammad Mokhber candidato alla successione
Il primo vice presidente iraniano e presidente ad interim Mohammad Mokhber, candidato alla successione di Raisi, a seguito degli eventi, ha convocato una riunione di emergenza del governo di Teheran. Mokhber, 68enne, è considerato vicino a Khamenei. Era a capo del Setad, un fondo di investimento legato al leader supremo e soggetto alle sanzioni statunitensi e, secondo alcune fonti, Mokhber ha fatto parte di un gruppo di funzionari iraniani che hanno visitato Mosca in ottobre e concordato la fornitura di missili e droni alla Federazione Russa. D’accordo con Raisi, aveva abbracciato il riavvicinamento militare con la Federazione Russa condividendo l’obiettivo di mantenere una linea dura nei rapporti con l’Occidente e con il rifiuto di utilizzare il dollaro nei pagamenti. In relazione alla sostituzione del presidente Raisi, un consiglio composto dai capi del potere legislativo e giudiziario e dal primo deputato deve provvedere all’elezione di un nuovo Presidente entro un termine massimo di 50 giorni, ma parrebbe scontata la conferma della figura di Mohammad Mokhber.
La reazione della popolazione iraniana
La reazione della popolazione iraniana dopo la notizia della morte di Raisi non è stata uniforme. Da una parte i sostenitori del Regime si sono raccolti in preghiera, mentre la maggioranza dei cittadini ha festeggiato con il lancio di fuochi d’artificio e brindisi improvvisati postati sui maggiori social network e con la distribuzione di dolci per le strade dei paesi meno controllati dalle forze dei Pasdaran. Proprio l’IRGC ha schierato ingenti truppe nelle strade delle maggiori città iraniane allo scopo di prevenire ogni tipo di manifestazione non autorizzata ma, in un episodio ancora tutto da chiarire, il capo della polizia iraniana Ahmad-Reza Radan è stato ucciso con 7 colpi di pistola. Radan era responsabile della morte di centinaia di civili innocenti in Iran nei recenti scontri con le forze di sicurezza del Regime.
Tutto questo, quindi, racconta una situazione in evoluzione su cui è difficile fare previsioni. Una cosa, però, potrebbe essere certa. Il regime iraniano cercherà i colpevoli di quanto accaduto e non è esclusa l’accusa a Israele, che ha già negato ogni coinvolgimento.
La dinamica dell’incidente che ha causato la morte di Raisi e del ministro degli Esteri, è ancora tutta da chiarire e il regime potrebbe manipolare l’evento per inasprire i rapporti con Israele. Nella dichiarazione di morte, infatti, il regime ha già detto che è morto da “martire”