“In qualità di Parlamentari e rappresentanti della società civile da sempre impegnati nel promuovere e difendere in ogni sede il rispetto della democrazia, dei Diritti Umani e di tutti quei principi che rappresentano i pilastri irrinunciabili della nostra società, sentiamo il dovere di manifestare ancora una volta, le nostre profonde preoccupazioni sulla sempre più preoccupante situazione che continua a persistere in Iran, soprattutto negli ultimi tempi”. È quanto si legge nella lettera inviata al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sottoscritta da Giulio Maria Terzi, Presidente Global Committee for the Rule of Law – Marco Pannella, già Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana, Sen. Lucio Malan (FdI), Sen. Stefania Pezzopane (Partito Democratico), On. Renata Polverini, (Forza Italia), Sen. Roberto Rampi, (Partito Democratico), Sen. Manuel Vescovi (Lega Nord), Matteo Angioli, Segretario Global Committee for the Rule of Law – Marco Pannella, On. Sergio d’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino, On. Elisabetta Zamparutti, Tesoriere Nessuno tocchi Caino.
L’occasione è stata offerta dal raduno annuale “Iran libero” nel corso del quale è arrivata la dura presa di posizione contro il regime di Teheran da parte del Primo Ministro sloveno, Janez Janša.
“Molti di noi come ogni anno – assieme a numerosi Parlamentari, ex Primi Ministri e Ministri, amministratori e attivisti europei e da tutto il mondo – hanno preso parte all’annuale raduno “Iran libero” organizzato dal principale movimento di opposizione iraniano, il Consiglio Nazionale di Resistenza dell’Iran, manifestando il nostro più convinto sostegno alla transizione democratica di un regime tra i più sanguinari, soprattutto verso il proprio popolo – prosegue la lettera – Nel corso di questa ultima edizione hanno rappresentato un momento davvero solenne le dichiarazioni del Primo Ministro sloveno, Janez Janša, il quale ha affermato che “il popolo iraniano merita democrazia, libertà e diritti umani e dovrebbe essere fermamente sostenuto dalla comunità internazionale”, ribadendo inoltre che “Il regime iraniano deve essere ritenuto responsabile delle violazioni dei Diritti Umani”. È doveroso, infatti, ricordare come quarantadue anni di brutalità medievale hanno visto decine di migliaia di dissidenti giustiziati semplicemente per essersi opposti al regime. Le proteste a livello nazionale, sempre più numerose, vengono sistematicamente represse nel sangue. Circa 1.500 manifestanti disarmati, per lo più giovani, sono stati uccisi in una rivolta di massa alla fine del 2019. Altre migliaia sono stati feriti, con molti trascinati in prigione dai loro letti d’ospedale, per non essere mai più visti. Tutti gli aspetti società, dai diritti democratici alla libertà di espressione, religione e sessualità – per citarne solo alcuni – sono semplicemente negati dal regime. Ad una così precisa presa di posizione del Premier sloveno, che come Lei saprà benissimo è Presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea, non può che andare il nostro illimitato, e più convinto sostegno anche per il fatto che costituisce un elemento di rottura con il predominante clima di “appeasement” al regime degli Ayatollah da parte di Bruxelles”.
“Una acquiescenza – sottolineano i firmatari della missiva – che appare sempre più immotivata, e ancora difficile da erodere definitivamente, che minaccia pericolosamente la credibilità delle Istituzioni europee, come dimostrano le reazioni dell’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e di Sicurezza, Josep Borrell che ha voluto precisare come i commenti del Presidente in carica non riflettano “assolutamente” la posizione dell’UE. Una posizione, questa, che ci fa temere si sia ceduto alle forti pressioni da parte del regime per il tramite del Ministro degli Esteri di Teheran, Javad Zarif, nel corso della telefonata intercorsa con l’Alto Rappresentante Borrel nelle ore successive le dichiarazioni di Janša e dopo la convocazione, da parte del regime, dell’Ambasciatore sloveno a Teheran”.
“Questo è il regime con cui Borrell e i pacificatori dell’UE vogliono riaprire i negoziati nucleari? – si chiede nella lettera – È doveroso ricordare anche come Borrell non abbia mai espresso parole di condanna a seguito dell’arresto, del processo e sentenza al diplomatico iraniano, e ai suoi complici, per il loro tentativo di attentato a Parigi nel giugno del 2018 in occasione proprio del raduno della Resistenza iraniana, a cui molti di noi erano presenti. Un regime che lo scorso mese ha messo in scena le elezioni “farsa” che hanno portato alla presidenza Ebrahim Raisi, in totale disprezzo alle regole base di una comunità democratica, liberando il terreno da ogni possibile opposizione al candidato fortemente voluto dalla Guida Suprema Ali Khamenei. Ebrahim Raisi, tristemente noto per il suo ruolo di procuratore aggiunto di Teheran e membro delle commissioni di morte, formate in tutto il Paese a seguito di una fatwa dell’Ayatollah Khomeini nell’estate del 1988, responsabili del massacro di più di 30.000 prigionieri politici. Questo è il profilo di quello che il prossimo mese entrerà ufficialmente in carica come presidente dell’Iran. La responsabilità per il massacro del 1988 è attesa da tempo e acclamata da sempre più voci”.
“Infatti – ricordano i firmatari della lettera – oltre al Primo Ministro Janša, in Europa crescono in grande misura le iniziative, anche a livello del Parlamento Europeo e nazionali, ma soprattutto in seno alle Nazioni Unite. Lo scorso 29 giugno, infatti, l’attuale Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei Diritti Umani in Iran, Javaid Rehman, ha ribadito l’urgenza di un’inchiesta indipendente sul massacro del 1988 e sul ruolo svolto dal presidente eletto Ebrahim Raisi come vice procuratore di Teheran. Il 3 maggio 2021, più di 150 ex funzionari delle Nazioni Unite e rinomati esperti internazionali di Diritti Umani e legali hanno scritto all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, chiedendo una commissione internazionale d’inchiesta sul massacro del 1988. I firmatari della lettera aperta includono l’ex Alto Commissario delle Nazioni Unite e presidente irlandese Mary Robinson, un ex Vice Segretario Generale delle Nazioni Unite, 28 ex relatori speciali delle Nazioni Unite sui Diritti Umani e i presidenti delle precedenti commissioni d’inchiesta delle Nazioni Unite sugli abusi dei Diritti Umani in Eritrea e Corea del Nord. Inoltre, il Segretario Generale di “Amnesty International”, Agnès Callamard, ha dichiarato lo scorso 19 giugno che ‘Ebrahim Raisi è salito alla presidenza invece di essere indagato per i crimini contro l’umanità di omicidio, sparizione forzata e tortura, è un triste promemoria che l’impunità regna sovrana in Iran. … Continuiamo a chiedere che Ebrahim Raisi venga indagato per il suo coinvolgimento in crimini passati e in corso secondo il Diritto Internazionale, anche dagli Stati che esercitano la giurisdizione universale'”.
“È per questa lunga serie di motivi che intendiamo rappresentare l’esigenza, non più differibile, che anche l’Italia si unisca alle sempre più numerose richieste di giustizia, libertà e democrazia per il popolo iraniano, dilaniato da decenni di oppressione feroce e sanguinaria – conclude la lettera – E, soprattutto in ambito UE, auspichiamo che il Governo italiano si unisca fattivamente a quello sloveno – anche in nome dei rapporti di buona vicinanza – per allontanare dall’Unione Europea qualsiasi ‘ombra’ dalla lunga tradizione di principale organismo nella difesa e promozione dei Diritti Umani”.