A pochi giorni dall’inaugurazione della prima base americana in Israele, non lontano dalla Striscia di Gaza, la risposta del regime degli ayatollah non si è fatta attendere.
Il lancio del missile balistico a media gittata Khorramshahr, opportunamente modificato dopo il fallimento del test dello scorso gennaio, ha voluto rappresentare un ennesimo atto di forza contro la politica definita “inutilmente aggressiva” della presidenza Trump nei confronti del regime iraniano.
Il vettore Khorramshahr con un potenziale di gittata di circa 2000 chilometri e la possibilità di montare testate multiple è stato recentemente presentato durante una parata militare tenutasi a Teheran in occasione della ricorrenza della guerra con l’Iraq e, il test tenutosi l’altro ieri, è apparso come la volontà di accelerare i tempi per un rafforzamento del sistema difensivo iraniano.
Israele si è da subito schierato a fianco dell’alleato americano nella ferma condanna all’ennesima provocazione iraniana che infrange ancora una volta la risoluzione delle Nazioni Unite 2231, in vigore sin dal 2015 che impedisce all’Iran di condurre test di missili balistici per otto anni.
Lo Stato ebraico è in permanente allerta verso il nemico di sempre e, di concorso con gli Usa, ha sviluppato un sistema di difesa multistrato contro il lancio di missili verso il suo territorio, recentemente schierato in prossimità dei confini a nord est di Israele in funzione di deterrente sia contro il lancio di testate da parte iraniana ma anche, e soprattutto, dalla minaccia incombente degli sporadici lanci da parte di Hezbollah, minaccia molto più realistica in considerazione dell’apporto fornito dai persiani al “partito di Dio” libanese.
Proprio Hezbollah, nel corso degli ultimi anni, ha rinforzato le sue capacità militari con l’acquisto di missili ad alta precisione e droni armati, oltre ad avere acquisito una notevole esperienza sul campo fornita dalla partecipazione al conflitto in atto in Siria ed Iraq.
La capacità offensiva della formazione sciita libanese consta di circa 100.000 vettori armati di vario genere e di truppe di terra che, recentemente, sono state oggetto di un processo di completo ammodernamento grazie ai lauti finanziamenti elargiti generosamente da Siria ed Iran, ed in questo sono giustificati i timori più volte espressi da Israele legati al rischio di una presenza permanente delle milizie filo-sciite di hezbollah in prossimità dei propri confini.
Ma in tutto questo un ruolo fondamentale nel processo di armamento dell’Iran lo hanno giocato i suoi potentissimi e temuti servizi segreti, il Vevak
Le centinaia di agenti sparsi in tutto l’Occidente hanno sviluppato con il tempo un’incredibile capacità di infiltrazione, non solo nell’ambito del tessuto sociale dei Paesi oggetto delle azioni di spionaggio, ma anche e soprattutto nel campo economico, intessendo rapporti ad alto livello con esponenti di numerose aziende italiane dedite alla fabbricazione di componenti di armi ed alla loro esportazione verso i paesi del Medio Oriente.
Si valuta che l’imponente mole degli interscambi commerciali Iran-Italia ammonti a circa sei miliardi di euro ed i programmi di sviluppo di tecnologie militari intrapreso da decenni dal paese persiano non può in alcun modo prescindere dall’importazione di prodotti dal nostro Paese.
I servizi segreti iraniani sono ben consci di questo fattore di criticità e le loro capacità di acquisizione di informazioni sensibili, su obiettivi o soggetti ben definiti nel vasto panorama politico ed imprenditoriale italiano, potrebbe rappresentare una sorta di cartellino di impunità per i loro agenti.
Ma oltre a questo un ruolo fondamentale pare sia svolto soprattutto dalle coperture di cui fruiscono gli operativi del Vevak. Da commercianti di tappeti di pregio, a interpreti, a medici e, soprattutto, a giornalisti, il panorama delle attività di copertura degli agenti iraniani è tristemente vasto e di non facile smascheramento.
Il ruolo ricoperto dai servizi segreti iraniani non può essere certamente considerato di secondo piano in reazione alle mire espansionistiche del Paese degli ayatollah. Una funzione fondamentale, quella ricoperta dal Vevak che, oltre ad agevolare i programmi di armamento persiani mettono in serio pericolo la sicurezza e la stabilità dei paesi europei anche in considerazione dei sospetti finanziamenti alle cellule terroristiche presenti ed operanti in Occidente.