In Iran il regime inizia ad avere paura e va a caccia di asilo all’estero per leader, ayatollah e autorità del Paese in caso di rivoluzione. Secondo Iran International, con sede a Londra, Teheran sarebbe in trattative con Paesi come il Venezuela per dare asilo ai funzionari della Repubblica islamica se la situazione nel Paese dovesse precipitare a seguito delle proteste scoppiate dopo l’uccisione di Mahsa Amini.
Iran chiede asilo all’estero per i suoi leader e per le famiglie
Secondo fonti diplomatiche occidentali citate dal network, la Repubblica islamica avrebbe “avviato trattative con i suoi alleati venezuelani per assicurare asilo ai funzionari del regime e alle loro famiglie nel caso in cui la situazione dovesse peggiorare e aumentasse la possibilità di un cambio di regime”. Sempre secondo queste fonti, “a metà ottobre una delegazione di quattro alti funzionari del regime si è recata in Venezuela per negoziare con il governo di Caracas l’asilo ad alti funzionari e alle loro famiglie nel caso in cui si verificasse uno sfortunato incidente”. Mentre all’inizio di novembre, una fonte senza nome dell’aeroporto Imam Khomeini di Teheran, ha riferito a Kayhan-London che ben tre voli al giorno decollano diretti in Venezuela con notevoli quantità di valigie e merci rispetto ai passeggeri.
Trasferimenti regolari di denaro all’estero da parte di alti funzionari del regime
Ma non solo. Da informazioni acquisite da altre fonti, Iran International racconta di “trasferimenti regolari di denaro all’estero da parte di alti funzionari del regime”. Tra questi, la moglie dell’ex ministro degli Esteri, Javad Zarif, avrebbe trasferito 4 milioni di euro su un conto della ABC Bank a Shanghai attraverso alcune agenzie di Dubai. Le indiscrezioni, inoltre, riguardano anche il trasferimento di bene da parte di autorità e i funzionari del regime verso Paesi amici e molte case lussuose a Teheran sarebbero state vendute al di sotto del valore di mercato, rafforzando i sospetti sul fatto che alcuni dei ricchi del Paese hanno fretta di lasciarlo. “Un recente rapporto dell’agenzia di stampa ufficiale del governo, IRNA – spiega il network – ha confermato la vendita di molti appartamenti a prezzi inferiori a quelli stimati” attribuendo il fenomeno come il risultato del calo del potere d’acquisto dovuto alla crisi economica.
L’Iran giustizia il primo condannato per le proteste
Le proteste di piazza che ormai da più di due mesi agitano il Paese, dunque, impensieriscono e non poco il regime che però continua ad usare il pugno duro contro i manifestanti. Di qualche ora fa l’annuncio da parte di Teheran di aver giustiziato il primo prigioniero. Si tratta di Mohsen Shekari, condannato per aver ferito con un coltello, secondo il regime intenzionalmente, una guardia di sicurezza. Il giovane è stato arrestati nella capitale il 25 settembre scorso. Una esecuzione clamerà che apre la strada ad altre possibili condanne. Sarebbero una decina almeno, infatti, i prigionieri condannati alla pena di condanna e in attesa di esecuzione.
Nei giorni scorsi era circolata la notizia secondo la quale il regime avrebbe abolito la polizia morale, responsabile dell’arresto e della morte di decine di manifestanti, e aperto alla possibilità di modifica della legge sul velo.