In Iran è stato eliminato il capo del programma nucleare. Con un blitz condotto da un commando con almeno un’esplosione e fuoco di armi automatiche avvenuto nella città di Absard, nella provincia di Teheran, è stato eliminato lo scienziato nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh-Mahabadi capo del programma nucleare iraniano e considerato il numero uno dell’atomica iraniana. L’azione fulminea ha provocato l’esplosione che ha bloccato l’auto dello scienziato che, disceso dal mezzo, è stato colpito da raffiche di armi automatiche, così come le quattro guardie del corpo immediatamente neutralizzate.
Fakhrizadeh che è stato dichiarato morto all’arrivo in ospedale era noto negli ambienti diplomatici come “il padre dell’atomica iraniana”.
Chi era Fakhrizadeh, capo del programma nucleare dell’Iran
Nato nel 1957 a Qom, Fakhrizadeh era un alto ufficiale dei Guardiani della rivoluzione dell’Iran, docente di fisica all’Imam Hussein University di Teheran ed ex numero uno dell’Iran’s Physics Research Center (Phrc). Era stato l’ideatore e il conduttore di un programma segreto, chiamato Amad (speranza in persiano) fra il 1999 e il 2003 per sviluppare armi nucleari. Dopo il 2003 tale programma fu diviso: una parte fu portata avanti alla luce del sole e l’altra, con scopi bellici, rimase segreta. Teheran aveva negato l’esistenza di Amad quando fu firmato l’accordo sul nucleare iraniano nel 2015.
Ma il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, informato dai servizi di intelligence Usa, dichiarò nel 2018 che il progetto veniva portato ancora avanti sotto diverse coperture, fra cui il programma Spnd del ministero della Difesa, guidato proprio da Fakhrizadeh.
L’eliminazione dello scienziato è avvenuta alla vigilia dell’anniversario della neutralizzazione di un altro scienziato nucleare iraniano di alto profilo, Majid Shahriari, vittima di una ordigno esplosivo il 29 novembre 2010. Secondo informazioni provenienti da Israele, Fakhrizadeh sarebbe sopravvissuto in passato a un primo tentativo di eliminazione compiuto, secondo Teheran, da uomini del Mossad.
“Ricordate questo nome, Fakhrizadeh”. Lo aveva detto due anni fa il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e oggi quella frase viene ricordata dai giornali israeliani dopo la notizia dell’uccisione vicino Teheran del fisico iraniano. Netanyahu nominò lo scienziato anche nel 2018 quando annunciò che i servizi d’intelligence del Mossad avevano trafugato da un deposito a Teheran un vasto archivio sul programma nucleare iraniano. Qualcuno il nome se lo era segnato.
Di Fakhrizadeh si erano occupati vari servizi di intelligence occidentali, oltre al Mossad israeliano, secondo cui lo scienziato sarebbe stato a capo del programma segreto sul nucleare, ‘Project Ahmad’, un dipartimento-ombra interno al ministero della Difesa dal 2003. Quando ha siglato l’Accordo sul nucleare con gli Stati Uniti – poi denunciato dall’amministrazione di Donald Trump – l’Iran aveva negato l’esistenza di un programma del genere. Senza confermare o negare la responsabilità del blitz.
Un alto ufficiale israeliano ha affermato che dopo l’eliminazione di Fakhrizadeh, sarà estremamente difficile per l’Iran portare avanti il suo programma nucleare militare
Ma l’eliminazione dello scienziato iraniano è soprattutto un messaggio congiunto dell’amministrazione Trump e di Israele a Joe Biden secondo cui Gerusalemme è determinata a fermare, in qualsiasi modo, il progetto nucleare iraniano e intende spingere il neo eletto presidente Usa a non revocare le sanzioni imposte all’Iran e ad aumentare le pressioni politiche.
Le reazioni iraniane
“I terroristi hanno ucciso oggi un eminente scienziato iraniano e questa è codardia con serie indicazioni di un ruolo israeliano che dimostra che i perpetratori sono guerrafondai disperati”. Questo il tweet del ministro degli Esteri dell’Iran, Mohammad Javad Zarif, una prima reazione all’eliminazione dello scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh, figura di primo piano del programma nucleare iraniano. “L’Iran fa appello alla comunità internazionale, specialmente all’Ue, affinché pongano fine al loro vergognoso doppio standard e condannino questo atto di terrore”, ha proseguito Zarif.
“Colpiremo come un fulmine gli assassini di questo martire e li faremo pentire delle loro azioni”. Così, sempre sul social network, Hossein Dehghan, consigliere militare della Guida Suprema iraniana Ali Khamenei, commentando l’eliminazione di Mohsen Fakhrizadeh. Di conseguenza agli avvenimenti, in serata si è tenuto un meeting urgente del Consiglio supremo di difesa iraniano a Teheran.
Kataib Hezbollah ha rilasciato una dichiarazione sull’assassinio di Mohsen Fakhrizadah, accusando il “Fronte sionista, americano e saudita” dell’attacco giurando che “il prezzo sarà alto” e che tutti e tre saranno l’obiettivo di “vendetta e risposta”.
L’allarme in Europa e nel Golfo Persico
Proprio ieri avevamo trattato l’argomento della rete di cellule dormienti organizzata in Europa e Americhe da Teheran, entità del tutto autonome ma con la possibilità di interagire in sicurezza, allo scopo di compiere operazioni di vero e proprio terrorismo nelle principali città europee.
Secondo il “Washington Institute” la sezione 210 del ministero degli Affari Esteri iraniano, risulta essere il fulcro di tutte le operazioni di coordinamento con gli ufficiali dell’intelligence iraniana impiegati all’estero, ed è utilizzata anche per dirigere gli ufficiali nella preparazione ed esecuzione di operazioni terroristiche. Quanto alla Guardia rivoluzionaria, che è il principale strumento del terrorismo iraniano in Libano, utilizza le proprie risorse, oltre alle organizzazioni diplomatiche e di intelligence, per sostenere, sponsorizzare e attuare atti terroristici.
Queste cellule potrebbero rappresentare un pericolo per le città europee nel caso di una risposta armata “non ortodossa” di Teheran all’eliminazione dello scienziato nucleare, ma a livello più esteso, Israele ha già posto in stato di massima allerta i suoi sistemi di difesa attiva e passiva per possibili ritorsioni provenienti dal Golan.
Gli Usa hanno inviato, non senza rischi, la portaerei Nimitz e il suo gruppo navale, armati anche di missili da crociera, nel Golfo Persico, a dimostrazione della concretezza della volontà Americana di colpire l’Iran, da noi ipotizzata in tempi non sospetti, prima dell’insediamento del neo presidente Biden. I rischi per la flotta Usa sono legati sia alla vicinanza delle coste iraniane, ben protette da sistemi di difesa all’avanguardia, ma anche dagli Houthi yemeniti e dai qatarioti, questi ultimi una new entry nelle partnership, non solo commerciali, con Teheran.
Nel frattempo, secondo funzionari degli stati che si affacciano sul Golfo, gli Emirati Arabi e il Bahrein osserveranno una sorta di standby nei rapporti con Israele e gli Usa proprio a causa della riacutizzazione delle tensioni militari tra Iran e Israele in seguito all’assassinio dello scienziato Mohsen Fakhrizadeh.
Secondo fonti del Dipartimento di stato americano, il presidente Donald Trump ha promesso a Israele e agli Stati del Golfo che il suo governo e le forze armate provvederanno alla loro difesa in caso di attacchi provenienti dall’Iran o dai Paesi alleati di Teheran ma, secondo le medesime fonti, è comunque probabile che Trump attacchi gli impianti nucleari iraniani entro il 20 gennaio. Una mossa che, comunque, comporterà seri rischi sopratutto per l’alleato israeliano, che già nel quotidiano, è impegnato nella difesa dei confini con Siria, Libano e la Striscia di Gaza. A rischio anche le comunità ebraiche estese a livello globale e gli scienziati israeliani impegnati all’estero. È chiaro che gli iraniani potrebbero tentare una rivalsa con i medesimi mezzi con cui sono stati più volte colpiti nel cuore del loro territorio, per evitare uno scontro diretto con gli Usa, ma da quanto filtra da ambienti dell’intelligence israeliana, Gerusalemme si dice comunque preparata a questa sorta di scontro finale con Teheran. Ne va dell’esistenza stessa dello Stato ebraico.