Impiccato ad una gru nella città natale. Orrore in Iran dove ieri è avvenuta la seconda esecuzione. Un giovane manifestante di 23 anni è stato impiccato dopo l’arresto a seguito delle proteste in corso nel Paese dopo l’uccisione di Mahsa Amini. Majidreza Rahnavard, questo il nome, è stato giustiziato la mattina del 12 dicembre 2022 a Mashhad, dopo 23 giorni dall’arresto e con un processo sommario. Secondo l’accusa, il 17 novembre scorso, il ragazzo avrebbe accoltellato a morte due agenti della milizia Basiji, la forza paramilitare del regime, e feriti altri quattro. Il reato di cui era accusato è ‘guerra contro Dio’. L’esecuzione è arrivata dopo un periodo di detenzione in carcere durante il quale, secondo quanto emerso dalle ricostruzioni di alcuni attivisti, il giovane sarebbe stato picchiato e torturato. Poi è stato costretto ad ammettere pubblicamente, alla tv di Stato, la responsabilità degli omicidi. Rahnavard è stato impiccato ad una gru lungo la strada di Mashhad dove, sempre secondo l’accusa, avrebbe ucciso gli agenti. Il giovane è il secondo manifestante giustiziato. Giovedì scorso è stato impiccato Mohsen Shekari, condannato per gli stessi reati attribuiti a Rahnavard.
A rischio esecuzione anche un calciatore e un rapper
Ma le condanne a morte sono ancora tante e secondo la Ong ‘Iran Human Rights’ sarebbero “dozzine” le condanne a morte comminate dalle autorità iraniane e esiste “il serio rischio di esecuzioni di massa di dimostranti”. Tra le persone che rischiano la pena capitale, il calciatore professionista Amir Nasr-Azadani, condannato per aver difeso pubblicamente la libertà e i diritti delle donne. La Fifpro, sindacato internazionale dei calciatori, su Twitter si dice “scioccata e disgustata dalle notizie secondo cui il calciatore professionista, Amir Nasr-Azadani, rischia l’esecuzione in Iran dopo aver fatto una campagna per i diritti delle donne e le libertà fondamentali nel suo paese. Siamo solidali con Amir e chiediamo l’immediata rimozione della sua punizione”. A rischiare l’esecuzione della pena capitale anche Saman Seydi, un giovane rapper noto come ‘Yasin’, anche lui condannato per le medesime motivazioni. Secondo quanto denunciato da Amnesty Internationale, il giovane sarebbe stato trasferito dalla prigione di Evin a quella di Raja’i Shahr di Karaj, segno che il regime sta preparando l’esecuzione della condanna. Anche al rapper sarebbe stata estorta una confessione a seguito di torture.
Guerra di sanzioni tra Teheran e Bruxelles
Il regime degli ayatollah, dunque, non intende retrocedere e annuncia anche sanzioni contro entità e persone dell’Unione Europea. Da parte sua, l’Ue rilancia con un nuovo pacchetto di sanzioni molto duro contro Teheran che coinvolge 20 persone e un ente che si vanno ad aggiungere all’elenco di misure contro l’Iran. “Questa mattina abbiamo visto la seconda esecuzione – ha detto l’Alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell – Venerdì scorso ho avuto una lunga conversazione con il ministro degli Esteri iraniano durante la quale ho espresso la preoccupazione dell’Unione Europea e la condanna per queste esecuzioni. Ho spiegato la natura delle sanzioni che verranno prese oggi sia per ragioni umanitarie che per il sostegno alla Russia sull’Ucraina. L’Iran deve capire – conclude Borrell – che l’Ue compirà tutte le azioni possibili per sostenere le donne iraniane, le manifestazioni pacifiche, nonché il rifiuto di queste condanne a morte”.
Nel frattempo Teheran ha imposto le sue sanzioni a 10 persone e 5 entità europee. Secondo il regime, “gli individui e le entità europee hanno anche sostenuto gruppi terroristici e incoraggiato la violenza e il terrorismo, che hanno portato ad atti terroristici e alla violazione dei diritti umani contro il popolo iraniano”. Ad essere sanzionati, tra gli altri, Radio Farda, radio Zamane, la rivista satirica francese Charlie Hebdo, e le aziende Wetco (Water Engineering Trading Company) e Gildemeister Projekta GmbH. Oltre a esponenti politici e militari tedeschi e inglesi.