Cia e Mossad trovano l’accordo per uccidere il capo dei pasdaran iraniani. L’operazioni, progettata dagli 007 israeliani e mandata all’aria dai colleghi Usa negli anni scorsi, adesso avrebbe avuto il via libera di Washington. La notizia, degna di una vera e propria spy story, è stata rivelata dal quotidiano kuwaitiano, Al-Jarida, secondo il quale lo storico legame che unisce l’intelligence americana a quella israeliana sembra abbia subito nei mesi scorsi un’incrinatura dovuta a diversità di vedute sull’eliminazione fisica del generale Qassem Suleimani, capo della Niru-ye Qods, la brigata Gerusalemme, corpo dei Pasdaran iraniani incaricato delle operazione all’estero. L’apice della crisi si sarebbe avuta in occasione dell’omicidio mirato dell’ufficiale iraniano pianificato circa 3 anni fa nei pressi di Damasco, quando i servizi segreti statunitensi, per sventare il piano del Mossad, avrebbero rivelato al governo iraniano le intenzioni dell’intelligence israeliana.
Una vera e propria guerra tra servizi segreti che adesso sarebbe arrivata all’atto finale
Ma nelle scorse settimane si sarebbe avuta un’inversione di tendenza da parte degli apparati di sicurezza americani, influenzati dalla leadership di Trump, che avrebbe dato il suo benestare all’uccisione del generale persiano. L’eliminazione dell’ufficiale a capo della forza speciale Niru-ye Qods, reparto di elité delle guardie della rivoluzione iraniane, sarebbe infatti ritenuta necessaria visti i recenti ed inquietanti sviluppi in Medio Oriente e la paventata volontà di Teheran di estendere il bacino della sua influenza militare fino ai confini tra il Libano e Israele, zona di influenza degli Hezbollah, notoriamente sostenuti dagli sciiti iraniani.
Proprio la propensione del reparto guidato dal generale Soleimani a estendere le operazioni ben oltre i confini iraniani, è vista come una seria minaccia per lo Stato ebraico che teme un incremento degli attacchi da parte delle milizie sciite dai confini a nord del Paese, dove è più forte la presenza di Hezbollah e delle rotte di rifornimento, che sembrano essere uscite intatte anche dal recente conflitto combattuto in territorio siro-iracheno.