La cerimonia di insediamento del neo rieletto presidente Donald Trump prevista per domani, 20 gennaio 2025, si svolgerà come tradizione presso il Campidoglio degli Stati Uniti a Washington, D.C. Durante l’evento, il Presidente eletto presta giuramento, impegnandosi a “preservare, proteggere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti”. Questo momento segna l’inizio ufficiale del mandato presidenziale, che ha una durata di quattro anni. L’insediamento è accompagnato da vari eventi celebrativi, tra cui discorsi, parate e balli inaugurali, che riflettono l’importanza della transizione pacifica del potere esecutivo negli Stati Uniti. È un momento di grande rilevanza politica e simbolica, seguito con attenzione sia a livello nazionale che internazionale.
L’evento, per la sua risonanza internazionale, non è certo sfuggito alle attenzioni malvagie dei terroristi islamici, ed in particolare affiliati all’ISIS o Al Qaeda. In un recente documento redatto dall’Homeland Security, vi sono numerosi indicatori di allarme, anche in considerazione del recente attacco di New Orleans. In particolare, nel documento viene stigmatizzato come “a causa della natura altamente personale della radicalizzazione alla violenza e della mobilitazione alla violenza, può essere difficile valutare caratteristiche specifiche che indichino l’intenzione degli estremisti violenti con base negli Stati Uniti di commettere violenza. L’FBI e il DHS sollecitano gli astanti a segnalare tempestivamente attività sospette potenzialmente correlate ad attività estremiste violente, comprese indicazioni di possibile auto-radicalizzazione online alla violenza e mobilitazione per attacchi”. Certo, considerazioni assai generiche, ma che racchiudono tutto il senso di insicurezza di cui sono pervasi gli apparati di Intelligence e sicurezza statunitensi, a fronte di un evento che sarà certamente seguito a livello globale.
Da parte nostra possiamo rilevare come la celebrazione del neo Presidente si presti sia al pragmatismo sia al simbolismo anelati dai terroristi islamisti. La pragmaticità è fornita dalla folta partecipazione all’evento sia a livello popolare che di rappresentanze ufficiali mondiali, quindi, un “bacino” di folla non indifferente sebbene la cerimonia sia stata spostata al chiuso per motivi meteorologici.
Il simbolismo è dato dall’alto valore rappresentato dalla Casa Bianca, sfuggita anche agli attacchi dell’11 settembre 2001, ma mai elisa dalle liste degli obiettivi degli islamisti. I “valori aggiunti” sono sicuramente forniti dalle esternazioni del presidente Trump in riferimento alla crisi mediorientale, secondo le quali gli USA, in caso di un mancato rilascio degli ostaggi israeliani dalle mani di Hamas, avrebbero scatenato un inferno di fuoco contro la fazione terroristica palestinese. Inoltre, con specifica relazione a Teheran, è ancora ben ricordato come gli USA abbiano inteso eliminare Qassem Soleimani il generale dei Pasdaran destinato alle 72 vergini anelate il 3 gennaio 2020, con una precisa azione dei droni americani. Dunque, un alert che si aggiunge ad altri.
Vi sono poi alcune note figure dell’islamismo terrorista degli States. Uno tra questi è sicuramente il predicatore americano della jihad, Karim Abu Zaid, un imam attivo in Colorado da sempre impegnato a glorificare il martirio. È questi un leader dinamico all’interno della comunità islamica, noto per il suo impegno nell’educazione e nella diffusione della conoscenza islamica. È il fondatore e direttore del Colorado Muslim Community Center (CMCC) ad Aurora, Colorado. Inoltre, è membro fondatore ed esecutivo della Salahuddin Future Academy (SAFA USA), una scuola nazionale con sedi fisiche e online in tutto il paese, dove ricopre il ruolo di direttore degli Affari Religiosi. Guida anche l’Authentic Ilm Mission come fondatore e direttore esecutivo, promuovendo la diffusione di una conoscenza islamica che definisce “autentica”, ma non certo scevra da esegesi coraniche tratte ad hoc per la causa jihadista. Attualmente sta perseguendo un dottorato di ricerca presso l’Islamic University of Minnesota e gestisce un canale YouTube dedicato all’educazione islamica. Inoltre, è attivo su Instagram e Facebook, dove condivide aggiornamenti e interagisce con la comunità. Non è escluso un suo personale ruolo nell’attività di propaganda e reclutamento posta in essere dallo Stato islamico tra le file dei militari delle Forze armate statunitensi, dalle quali proveniva anche Shamsud-Din Jabbar, il “lupo solitario” che ha colpito a New Orleans.
Altri “warning” provengono dall’ampia comunità di convertiti, tra i quali spicca Abdul-Hakeem Al-Amriki che da Chicago ha glorificato il massacro di New Orleans spingendosi a raccogliere i fondi necessari per stabilirsi in un paese puramente islamico. Il soggetto è noto per la sua approvazione per gli attentati suicidi e lui stesso intende morire come martire nella guerra santa, in concorso con altri jihadisti locali con i quali opera a stretto contatto.
Negli USA, da quanto emerge dal monitoraggio dei social network, la maggioranza dei convertiti è stanziata sulla West Coast, mentre gli islamisti di origini arabe provengono da realtà urbane dove sono presenti nutrite comunità di immigrati insediatisi da decenni in quartieri divenuti una sorta di ghetti, così come le banlieue francesi.
Da sottolineare che la prolificazione di incendi nella zona di Los Angeles è stata celebrata sui social media con post dedicati da parte di sedicenti appartenenti allo Stato islamico intenti, peraltro, a fornire indicazioni sull’estensione dei roghi e alla perpetrazione di nuovi focolai dolosi.
Le inquietanti e numerose presenze di jihadisti stanziati negli USA, unite all’ampia disponibilità di armi ed esplosivi, combinano un mix di fattori a rischio che non ha eguali, per lo meno in relazione all’Europa.
L’ulteriore sintomo allarmante è relativo alle basi di Hezbollah e Hamas nel Sud del Continente americano. Con il beneplacito dei governi locali in Venezuela, Bolivia, Ecuador, gli estremisti islamici hanno potuto stabilire delle basi consolidate negli anni, dalle quali inviare il proprio contributo in Medio Oriente e, nello stesso tempo, ampia disponibilità di armi, esplosivi e campi di addestramento.
Da non sottovalutare anche la storica presenza di islamisti anche in territori argentini e brasiliani dove, in occulto, operano per finanziare i confratelli oltreoceano.