Quello strano, e a tratti ingiustificato, flusso migratorio che arriva dalla Nigeria forse nasconde altro. Come la volontà di traghettare forme di criminalità da parte di attori intenzionati a infiltrarsi in Occidente.
Sul conto del fenomeno migratorio e sulle tematiche dell’accoglienza, a dir poco indiscriminata, fornita dai paesi europei e dall’Italia in particolare, si è già detto e scritto di tutto. Ma per provare ad affrontare la problematica con un reale senso di aderenza alla realtà, occorre focalizzare l’attenzione sui motivi che spingono masse di persone a intraprendere percorsi a dir poco tortuosi, per approdare in realtà sociali nelle quali, salvo sporadici casi, non riescono assolutamente a integrarsi e a fornire un loro positivo contributo all’evoluzione del paese ospitante.
L’ingiustificato flusso di immigrati dalla Nigeria
È il caso della Nigeria, uno dei paesi africani il cui tasso di natalità è in costante crescita e, dalle dichiarazioni del governo nigeriano, la necessità di emigrare non è giustificata dalle condizioni di vita nel paese che ha un tasso di crescita del Pil del 2.5%, tra i più alti in tutto il Continente e dove vi è una richiesta di forza lavoro in crescita esponenziale. Il fenomeno non si presta, quindi, a dubbi interpretativi, se il presidente nigeriano Muhammadu Buhari è giunto, in più di un’occasione, a dichiarare che a emigrare sono soprattutto membri di gangs locali, ex detenuti e delinquenti comuni. Il riscontro formale è fornito dalla presenza in Italia di bande legate, soprattutto, alla mafia nigeriana che, presente in modo capillare sul territorio nazionale, controlla il traffico di esseri umani, delle truffe online, del mercato della prostituzione e di quello degli stupefacenti.
Ma quella della mafia nigeriana non è una struttura gerarchizzata. L’organizzazione comprende diversi gruppi, tra i quali i Black axe, gli Eiye e le Aye, confraternite che si confrontano aspramente tra loro per il controllo del territorio e la gestione dei traffici connessi alle attività criminali. In alcuni casi le indagini svolte delle forze di polizia hanno posto in evidenza stretti legami tra le bande nigeriane e le mafie di casa nostra, mostrando chiari segni di crescita di importanza e peso specifico dei gruppi africani negli alti ranghi della criminalità organizzata.
L’avanzata di Boko Haram in Nigeria
Ma un fenomeno sottovalutato, in relazione al massiccio abbandono del paese da parte di migliaia di cittadini nigeriani, è dato dalla crescente e nefasta influenza del gruppo terroristico Boko Haram responsabile di efferati attacchi contro la popolazione civile e le forze dell’ordine. Nel marzo 2015 il gruppo islamista ha cambiato drasticamente la sua strategia, perché fronteggiato da una forza militare multinazionale formata da truppe di Benin, Camerun, Ciad e Niger. L’indiscusso leader Abubakar Shekau aveva intuito l’inutilità di combattere contro forze preponderanti optando, invece, per una strategia strutturata in diversi attacchi asimmetrici, a cominciare da una campagna di attentati suicidi con obiettivi individuati all’interno della Nigeria e, soprattutto, fuori dai confini. Nel frattempo, Shekau aveva stretto alleanza con lo Stato islamico di Abu bakr al Baghdadi, ottenendo lauti finanziamenti per il prosieguo della jihad nel Sahel. Ma dal 2016 si sono più volte accavallate le voci di una sua destituzione in favore di Abu Musab al Barnawi, altra figura di spicco nell’organizzazione che propendeva per un distacco dall’Isis in favore di una propria politica di espansione dell’islamismo nell’area. Di fatto Boko Haram si presenta oggi frammentata nelle due fazioni tra loro rivali che, comunque, continuano a destabilizzare la regione con continui attacchi, non escludendo quelli che coinvolgono i miliziani delle due diverse fazioni. Una differenza fondamentale è che la fazione di Boko Haram capeggiata da Shekau è finanziata da investitori stranieri, mentre al Barnawi si giova di flussi di denaro dall’interno del paese ottenuti con estorsioni, rapimenti e razzie.
Le agenzie di intelligence hanno individuato in Europa il fulcro per i finanziamenti diretti a Boko Haram
Questo dato crea uno scenario da incubo per il continente europeo, per il timore che il gruppo islamista nigeriano possa espandere la sua jihad non solo in Africa ma anche sull’Europa continentale grazie, soprattutto, alla manovalanza dei clandestini sottoposti all’autorità della fazione terrorista. Dal 2009, infatti, un “movimento” internazionale è stato sviluppato da Boko Haram in collaborazione con miliziani controllati da Al Qaeda in Europa, rinforzato con veterani della jihad e nigeriani reduci dalla jihad in Medio Oriente e Nord Africa. Questa neonata conglobazione è impegnata su più fronti in Europa per finanziare il terrorismo basandosi sulla raccolta di proventi di attività criminali svolte da immigrati assoggettati al volere degli jihadisti. A tale scopo, il gruppo terroristico si è impegnato nell’attività del traffico di clandestini verso l’Occidente riducendoli in condizioni di schiavitù e obbligandoli a successivi doveri da compiersi una volta giunti presso la destinazione selezionata.
La leadership di Boko haram, infatti, ha compreso che i tradizionali meccanismi di finanziamento dei gruppi terroristici non sono più efficaci a causa delle avanzate possibilità di monitoraggio dei servizi di intelligence e dell’infiltrazione delle moschee da parte delle forze dell’ordine. Accanto a finanziamenti significativi provenienti da soggetti mediorientali (in primis il Qatar), il finanziamento principale ha una portata ampia e proviene per lo più dalle donazioni più o meno volontarie di gruppi sotto il controllo di Boko Haram impegnati in attività criminali con bassa probabilità di rilevamento (frodi, truffe, prostituzione, droga), così rimpinguando senza soluzione di continuità le casse del gruppo terroristico e permettendone la continuità operativa.
La portata dei soggetti coinvolti nelle attività “delegate” da Boko Haram
Grazie alle fatawas promulgate dagli imam del gruppo, alcuni soggetti sono dispensati dall’attenersi alle rigide regole di condotta dell’Islam in favore di comportamenti vietati, ma consentiti se tenuti per contribuire alla causa jihadista. A seguito delle dispense, gli adepti possono giovarsi della ghazwa, il “bottino di guerra” ottenuto con una razzia, praticare lo spaccio di stupefacenti o il sequestro di donne da destinare a oggetto dei bisogni sessuali. Sarebbero numerose, infatti, le comunità islamiste con al loro interno fiancheggiatori o aderenti a Boko Haram. Queste sarebbero attive, secondo attività di monitoraggio, su tutto il territorio nazionale, in particolare in diverse occupazioni di edifici a Brescia, Roma, Napoli, Castelvolturno, Torino, Firenze, Palermo e Bari, e fanno riferimento, per il proselitismo, alle moschee semi-clandestine adibite all’interno degli stabili oggetto di occupazione.