L’aumento vertiginoso del tasso di criminalità a Tel Aviv, connesso strettamente al soggiorno illegale di immigrati, ha costretto il partito di maggioranza Likud a correre ai ripari, con la presentazione di una proposta di legge che è stata subito considerata una pietra miliare nella lotta al crimine e agli ingressi clandestini in Israele.
Il disegno di legge
Il disegno di legge presentato dal Likud delinea in modo netto la figura di immigrato illegale come “chiunque entri in Israele o rimanga nello Stato, senza un visto turistico o senza un visto di lavoro validi” e, come spiegato in fase di presentazione alla stampa israeliana, ribadisce il concetto secondo il quale “il diritto fondamentale di Israele di esistere come Stato ebraico e democratico e di garantire l’esistenza dei suoi cittadini, si basa sul riconoscimento del suo diritto a impedire agli immigrati illegali di entrare o rimanere nel suo territorio”. La legge, una volta approvata, consentirà l’arresto, la detenzione e l’espulsione di immigrati trovati senza valido titolo di soggiorno, sul territorio di Israele.
Il provvedimento si è reso necessario per arginare il continuo afflusso di popolazioni provenienti da diverse aree geografiche la cui presenza nello Stato mediorientale non trova giustificazione e, oltre a non concorrere al positivo sviluppo del Paese, è causa di una preoccupante crescita della criminalità i diverse zone soggette al fenomeno migratorio.
La presenza di immigrati in Israele
Attualmente in Israele gli immigrati ammontano a circa 80.000 quelli provenienti dalla Georgia e dall’Ucraina, in principal modo arrivati con visti turistici e non ancora tornati in patria, più di 35.000 di origine africana giunti principalmente da Eritrea e Sudan, mentre circa 17.000 originari delle Filippine, impiegati come assistenti agli anziani o disabili, molti di questi rimasti più a lungo del periodo di tempo consentito.
Una volti giunti in Israele, molti dei migranti dichiarano il loro status di rifugiati in quanto scampati a conflitti e persecuzioni, ma i funzionari addetti ai controlli hanno verificato, nella maggior parte dei casi, che le dichiarazioni sono rese all’unico scopo di entrare in Israele in cerca di una sistemazione economica diversa da quella del Paese di origine.
Lo Stato di Israele, negli ultimi anni, ha cercato di limitare il numero dei migranti e, in funzione preventiva, è stata innalzata una recinzione lungo il confine con l’Egitto che, con il muro di contenimento costruito al confine con i territori in mano agli arabo-palestinesi, dovrebbero costituire un’argine al fenomeno migratorio illegale.