Nel silenzio assordante delle organizzazioni umanitarie, dell’Unicef, di Amnesty International, la banda criminale di Hamas annuncia al mondo la morte di Kfir, il bimbo di 10 mesi rapito il 7 ottobre nel corso della mattanza dei kibbutzim e del rave. La speranza che questa notizia sia l’ennesimo capitolo della infame guerra psicologica portata avanti da questa organizzazione terroristica è grande. Nel frattempo della famiglia Bibas, padre, madre e dei fratellini Ariel di 4 anni e Kfir di 10 mesi, rapiti nel kibbutz Nir Oz in quella triste giornata, non si hanno più notizie.
Quelle notizie che invece le associazioni che si occupano di infanzia e di tutela dei minori dovrebbero pretendere, sollevando proteste e facendo sentire la propria voce davanti al mondo intero.
Ma le voci evocate rimangono colpevolmente mute.
Queste organizzazioni dovrebbero ottenere notizie sulla salute degli ostaggi e certezze sulla loro sorte, soprattutto su quella dei bambini ed eventualmente, seppur dolorosissime, avere conferme documentate sulla loro morte. Solo così lo strazio dell’incertezza, almeno quello, finirebbe.
Hamas non merita questi giorni di tregua e non li meritano tutti quei sostenitori che purtroppo ha all’interno ed all’esterno della Striscia.
È una tregua che alla lunga non porterà sviluppi positivi perché permette ai criminali di organizzarsi e sta permettendo loro di essere interlocutore, di dettare l’agenda, scandendo i tempi dei rilasci e stabilendo chi viene rilasciato o meno.
Hamas va eliminata militarmente e smembrata.
È un progetto ambizioso e dal risultato per nulla scontato viste le protezioni di cui gode, da Qatar ed Iran in testa, ma non può esserci altro risultato al termine della campagna militare, attualmente sospesa da Israele, che la neutralizzazione del gruppo terroristico.
Non può e non deve essere praticabile neanche la soluzione ventilata da qualcuno di un riparo dei criminali in Egitto (cosa che Al Sisi comunque non accetterebbe) come fu per l’Olp a Tunisi.
Hamas va distrutta e la sua nomenclatura snidata anche a Doha, una volta tolta la tutela qatarina ai criminali.
Le diplomazie mondali avrebbero, se volessero, la forza per dissuadere gli sceicchi del Qatar dal proteggere ancora la cupola terroristica e quella forza andrebbe usata.
La vera utopia, sul piano della diplomazia in questi giorni di tregua, sarebbe stata la eventuale ripresa dei contatti tra Arabia Saudita ed Israele sul sentiero degli Accordi di Abramo, sotto l’egida degli USA e dell’Unione Europea (pretesa altissima, vero?).
Ed a quel tavolo invitata quello che sarà comunque, in futuro, il soggetto principale delle trattative negoziali, la ANP di Abu Mazen.
Quella Autorità Nazionale Palestinese decapitata e passata per le armi a Gaza nel 2006 e prevedibile interlocutore per Israele, dal momento che altri, attualmente, non ce ne sono.
Avranno i dirigenti della Muqata di Ramallah la forza per distaccarsi definitivamente dai fondamentalisti islamisti, presenti anche in casa propria, come nelle enclave del terrore di Jenin e non solo a Gaza?
La ripresa del processo rappresenterebbe l’arma più efficace per ricacciare nell’angolo le forze del male, Hamas, Iran ed il subdolo Qatar, causerebbe brutti pensieri nelle menti diaboliche di Erdogan e Putin, messi di nuovo ai margini della scena e spiazzerebbe, forse, quella Cina fintamente distratta ma capace qualche mese fa di far tornare la pace tra Riyad e Tehran.
Per compiere azioni politiche di questo tipo ci vorranno leader forti ed illuminati ed in questo momento in giro per il mondo, purtroppo, se ne vedono pochi.
È notizia di questa mattina, intanto, l’ennesimo attentato a Gerusalemme. Due terroristi palestinesi, affiliati ad Hamas, hanno ucciso tre persone ad una fermata dell’autobus: una giovane ragazza incinta di 24 anni, una professoressa di liceo di 60 anni e un 73enne rabbino, decano del tribunale rabbinico di Ashdod. Nel tragico bilancio anche 8 feriti.
Per loro non ci saranno manifestazioni e costernazione, Guterres e gli altri fiancheggiatori morali di Hamas in giro per il mondo dormiranno sonni tranquilli.