È bastato che il Ministro della difesa colombiano, Diego Molano, in questi giorni in visita in Israele, affermasse incautamente che l’organizzazione terroristica di Hezbollah e l’Iran sono considerati nemici manifesti della Colombia, che… apriti cielo!
Diego Molano ha aggiunto che i nemici comuni di Israele (appunto Iran e Hezbollah) stanno sostenendo il Venezuela guidato da Nicolás Maduro, ed è per questo che si rende necessario un’azione congiunta di intelligence ed uno scambio sempre più fitto di informazioni tra Gerusalemme e Bogotà.
Il Ministro Molano è stato subito attaccato per le sue dichiarazioni, sia dalle autorità governative in Iran che dall’ambasciatore in Colombia, Mohammad Ali Ziaei, il quale ha affermato che il deterioramento delle relazioni tra Teheran e Bogotà non avrebbero certamente giovato al popolo colombiano.
A stemperare (in parte) le parole di Molano è intervenuto il Presidente della Repubblica colombiano, Iván Duque, giustificando il suo Ministro di essere stato, per così dire, “frainteso”, e ricordando che la Colombia mantiene relazioni diplomatiche con quasi tutti i paesi del mondo, compreso l’Iran, con cui sono in essere rapporti duraturi sin dal 1975.
Anche se a dirla tutta, però, l’affermazione di Iván Duque è corretta ma parzialmente… piuttosto le relazioni tra i due paesi, nella storia, sono sempre state alquanto “tiepidine”. La Colombia non ha un consolato in Iran e le interazioni diplomatiche tra i due paesi avvengono attraverso la sua ambasciata in Turchia; mentre al contrario Teheran ha insediato a Bogotà la propria ambasciata. Appena si presenterà l’occasione, il ministro degli Esteri colombiano, Marta Lucía Ramírez, si incontrerà con Mohammad Ali Ziaei a Bogotà, per “porre una pezza” all’incidente diplomatico venutosi a creare dopo le affermazioni del Ministro Molano.
Il Presidente colombiano, nella sua due giorni a Gerusalemme, ha ribadito l’amicizia di lunga data che lega Israele e il paese sudamericano (dal 1949), confermando le intese tra loro già intercorse nell’agosto 2020 in piena pandemia. I due paesi hanno ratificato un accordo di libero scambio, non soltanto relativamente alle merci, ma aprendo a nuove opportunità di investimento, nei servizi e nello sviluppo industriale. La Colombia aprirà in Israele un ufficio di iNNpulsa, l’agenzia governativa per l’imprenditoria e l’innovazione, e preannuncia la possibilità di una delegazione permanente di ProColombia, l’ente che gestisce l’immagine del Paese sudamericano, promuove il turismo, esporta e investe nelle principali zone commerciali in Israele.
È la prima visita di Duque a Gerusalemme, dove arriva accompagnato da una foltissima delegazione e tra cui sono presenti i ministri della Difesa, della Salute, dell’Agricoltura, del Commercio, dell’Ambiente e dei Trasporti.
Duque afferma ancora, nell’auspicare continue sinergie tra le rispettive intelligence, che la Colombia condanna senza indugio il terrorismo internazionale e che lo stesso è anche combattuto con veemenza nel paese sudamericano. Hezbollah e lo Stato Islamico fanno parte delle entità che agiscono in Colombia, e il leader colombiano invita tutti i paesi con cui Bogotà ha relazioni diplomatiche, a intensificare e combattere allo stesso modo ogni estremismo radicale.
“… Abbiamo inferto colpi molto importanti grazie a questa collaborazione …”, ha riferito il capo dello stato colombiano al suo omologo israeliano Isaac Herzog, confermando la recente operazione congiunta di intelligence contro una cellula terroristica che operava a Bogotà.
Del resto il ministro della difesa Molano aveva già esternato a Yamid Amat, un ben noto giornalista colombiano, che due mesi prima era stata eseguita a Bogotà un’azione di polizia atta a catturare ed espellere due criminali appoggiati da Hezbollah.
Si tratta nello specifico della notizia diramata dal quotidiano El Tiempo, ovvero che un uomo d’affari israeliano – il quale in precedenza aveva lavorato per l’ambasciata israeliana nel paese sudamericano e che a Bogotà aveva aperto un’agenzia di sicurezza dedita alla commercializzazione di telecamere di sorveglianza e tecnologia – era stato spiato in più occasioni e seguito da due esponenti dell’organizzazione terroristica filo-iraniana che si accingevano ad assassinarlo.
L’intelligence del Mossad aveva informato del piano criminale l’ex-agente israeliano (in pensione) e i colombiani della Dirección Nacional de Inteligencia – DNI, i quali intervenuti per tempo hanno neutralizzato la cellula straniera ed estradato i due estremisti. L’israeliano a sua volta è stato rimpatriato a Tel Aviv al fine di preservare la sua integrità.
Pare che l’azione terroristica fosse stata pianificata come parte di un’operazione più vasta – diretta anche a cittadini degli Stati Uniti, in affari a Bogotà, e contro altri cittadini stranieri – quale rappresaglia per l’uccisione nel gennaio 2020 del Generale Qassem Soleimani, comandante delle temute forze di Al-Quds (le forze di èlite della guardia rivoluzionaria iraniana – IRGC), ed in dicembre dello stesso anno, del padre del programma nucleare iraniano, Mohsen Fakhrizadeh.
Diego Molano sostiene inoltre che i collegamenti tra il Venezuela e l’organizzazione terroristica appoggiata dall’Iran non siano affatto una novità, e che più volte Bogotà ha accusato Caracas di dare rifugio ad attivisti di Hezbollah. Inoltre pare, a suo avviso, che vengano sponsorizzati da Hezbollah (e dall’Iran) i combattenti delle FARC, le forze rivoluzionarie antigovernative colombiane, che si addestrano in Venezuela e vengono impiegati negli attentati contro cittadini israeliani residenti ed in affari in Colombia (ed in America Latina).
Già in un precedente articolo apparso su Ofcs.report, si era evidenziato ciò che era trapelato dalle rivelazioni dell’ex-numero uno dell’intelligence del Venezuela (arrestato in settembre a Madrid), Hugo El Pollo Carvajal, ovvero dell’esistenza di una rete corrotta di alti funzionari del regime chavista, il famigerato Cartel de los soles, dedita al traffico internazionale di armi e droga, nonché alle attività illecite legate ai prodotti petroliferi, ma noto soprattutto per avere avuto solidi legami con le organizzazioni terroristiche delle FARC, di Hezbollah e di Hamas.
Ed è a seguito dell’aggravarsi della situazione nel paese sudamericano, e per tutelare i propri cittadini, che il Mossad ha compiuto diverse missioni esplorative in Colombia.
Anche lo scorso giugno la Dirección Nacional de Inteligencia – DNI era intervenuta facendo affiorare e sventando il piano criminale di un alto funzionario iraniano del Quds, Rahmat Asadi, che pare stesse organizzando l’assassinio di due uomini d’affari ebrei, incaricando allo scopo due sicari colombiani.
Ma forse Teheran non è proprio lo specchio di quella democrazia rappresentativa che gli esperti iraniani della disinformazione cercano di diffondere nei paesi sudamericani, ma piuttosto un regime teocratico, dove il terrorismo è parte della sua politica estera.
Teheran negli ultimi anni ha cercato, per quanto possibile, di utilizzare l’arma della disinformazione al fine di celare la sua vera essenza. Allo scopo si è cavalcata a proprio vantaggio la vicenda dell’uccisione da parte degli Stati Uniti del suo Gen. Qasem Soleimani, quale martire della causa iraniana, utilizzando persino il suo nome e la sua immagine come simbolo di diverse iniziative “pacifiste e culturali” in Colombia. Si pensi ad esempio alla denominazione di un missile balistico che riportava il nome del generale del Quds, “Hajj Qassem Martyr Missile”, o anche al lancio del libro tradotto in spagnolo, “My Uncle Soleimani”, oppure alla fondazione in Bogotà dell’ONG “Shahid Soleimani” ed altro ancora.
Tutti questi tentativi di trasfigurazione della realtà, al fine di intaccare il pensiero sudamericano predominante, però, si sono man mano disintegrati con l’emergere delle indiscrezioni che trapelavano alla stampa dai rapporti dell’intelligence.
Si pensi a quanto avvenuto nel 2014, quando un carico di armi (prevalentemente lanciarazzi, fucili d’assalto AK-103 e munizionamento vario) arrivò all’aeroporto Maiquetía di Caracas, con un aereo cargo proveniente dal Libano, per essere poi consegnato ai militanti rivoluzionari delle FARC. Oppure quando il “colombiano” Salman Raouf, reclutato da Hezbollah per conto delle FARC, venne collegato ai tragici eventi della strage dell’AMIA a Buenos Aires nel 1994 dove perirono 84 persone, e dove emerse che gli esplosivi usati in quell’occasione provenivano dal Libano. E ancora lo scorso ottobre 2020, quando i dati recuperati dal computer del comandante del Ejército de Liberación Nacional – ELN, detto Uriel (sospettato tra l’altro di essere la mente dietro l’attentato all’accademia di polizia del 2019, poi ucciso dall’esercito colombiano), provavano i collegamenti dei ribelli della sinistra rivoluzionaria con l’Iran. Le stesse conclusioni sono emerse dal computer sequestrato al comandante delle FARC, Gentil Duarte, la scorsa estate, ovvero le “relazioni diplomatiche” del contingente rivoluzionario in essere con Teheran.
E così, il sospetto del coinvolgimento di Teheran nelle attività criminali in Colombia sta poco per volta emergendo, convincendo sempre più l’opinione pubblica del paese sudamericano che forse l’Iran non è proprio quella lontana nazione con cui si hanno buone relazioni di amicizia sin dal 1975, e che cerca di impegnarsi negli scambi diplomatici e commerciali con il loro paese… e certamente le sue “scorribande estere” meritano tanta attenzione, così quanto i piani criminali delle più domestiche forze dissidenti delle FARC e del ELN.