Hezbollah attivo in Europa colpisce con proxy scandinavi.
Lunedì e martedì scorso in Danimarca e Svezia, due diversi attentati hanno colpito le rappresentanze dello Stato di Israele a Copenhagen e Stoccolma. Nel primo caso l’attacco è stato condotto con granate a mano a deframmentazione che non hanno fortunatamente creato vittime. Mentre a Stoccolma, le telecamere di sorveglianza hanno documentato alcuni spari con arma lunga, presumibilmente AK47 Kalashnikov rivolti verso l’Ambasciata israeliana nella capitale svedese.
Da alcune fonti apprendiamo che, per l’attentato compiuto a Copenhagen, sono stati tratti in arresto tre cittadini svedesi di età compresa tra i 15 ed i 20 anni. Ma tra i due atti terroristici corre un sottile filo rosso.
Lo scorso anno, nel mese di luglio, attraverso interlocuzioni con fonti di settore, avevamo appreso che l’Iran, e nello specifico l’unità 910, l’Organizzazione per la sicurezza esterna di Hezbollah (ESO), era stata delegata dal regime di Teheran al compimento di attacchi indiscriminati in Europa, allo scopo di diffondere il panico nel Continente e di tenere alla larga i governi dell’UE dalla crisi poi sfociata negli eventi ai quali stiamo attualmente assistendo.
Nel contesto avevamo indicato proprio Svezia e Danimarca come Paesi inflazionati da gang rivali facenti capo a soggetti filo-iraniani e/o comunque reclutati dai servizi di intelligence di Teheran, per mano dei loro proxy di Hezbollah.
Nel mese di maggio di quest’anno, l’agenzia d’intelligence svedese Sapo aveva accusato l’Iran di aver reclutato i membri delle gang per commettere “atti di violenza” contro Israele, cosa che Teheran ha ovviamente negato.
Da indiscrezioni ottenute, le gang coinvolte negli attacchi anti israeliani si identificherebbero nei gruppi rivali “Foxtrot” e “Rumba”, condotti rispettivamente da Rafa Majid, alias “la volpe curda”, e dal rivale Ismail Abdo, ex braccio destro di Majid.
Entrambi nati in Iran, hanno abbandonato la Svezia, il primo verso Turchia e Iraq, paesi non certo oppositori ella violenza contro Israele, il secondo, stabilendosi prevalentemente in Turchia, ma occasionalmente viaggiando verso i paesi scandinavi.
Majid, pur conducendo la sua gang dalla sua residenza dall’estero, è spesso risultato in conflitto con diverse altre bande criminali, tra le altre la “Vårby, i “Bandidos” e quella condotta dal greco Mikael Tenezos la “Dalen” ed è ricercato a livello internazionale dal 2020 per gravi reati di droga e pianificazione di omicidi. E’ stato tratto in arresto dalla polizia iraniana nei pressi del confine della Turchia il 6 ottobre 2023, ma per motivi che non sfuggono a sospetti più che giustificati, è stato successivamente rilasciato.
Il patto non scritto era dato dalla sua libertà in cambio del complimento di atti terroristici in Europa.
Da quel momento, nei giorni precedenti l’inaugurazione dei Giochi Olimpici di Parigi, furono sventati due diversi attentati presso la Sinagoga di Rouen, dove venne rinvenuto un ingente quantitativo di esplosivo e un altro a Bruxelles, nei pressi dell’Ambasciata israeliana. In entrambe i casi i sospetti del Mossad sono stati rivolti verso Rafa Majid e le informazioni condivise con i maggiori paesi europei, nei quali è preponderante la presenza di agenti iraniani attivi nel reclutamento di criminali comuni per fini terroristici.
Unità 910 – L’Organizzazione per la sicurezza esterna di Hezbollah (ESO)
L’unità clandestina d’élite di Hezbollah, rigorosamente compartimentata, è comandata da Talal Hamia e funge da braccio strategico di vasta portata di Hezbollah e dell’Iran. Il suo scopo è quello di fungere da deterrente contro l’Occidente e contro Israele in particolare. In passato, l’unità era guidata dallo stesso Imad Mughniye.
Proprio il capo dell’Unità 910 pare essere stato selezionato per condurre operazioni di vendetta per l’eliminazione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah.
La rete di Hezbollah
Allo scopo di facilitare le attività in tutto il mondo l’Unità stabilisce, in accordo con il Vevak e le IRGC, legami con elementi che supportano Hezbollah e sono residenti permanentemente all’estero, utilizzandoli per scopi logistici e operativi.
La maggior parte di questi facilitatori locali proviene da famiglie libanesi emigrate dal Libano anni fa, mentre altri sono nativi che si sono convertiti all’Islam o all’Islam sciita e sono desiderosi di contribuire alla “lotta” accettando i rischi impliciti nel fornire supporto a un’organizzazione terroristica. L’attività dell’unità è caratterizzata da una strategia a lungo termine, che tende a raggiungere risultati significativi ed eclatanti a discapito di piccole azioni limitate nel breve periodo.
Il ruolo dei broker europei nel traffico di armi verso Hezbollah
Nelle illecite attività di compravendita di armamenti in corso tra Hezbollah e i Paesi europei, l’Italia non è certo esente e da tempo immemore. I porti di Ravenna, Valencia (Spagna) e Anversa (Belgio), in particolare, sono stati inseriti come quelli più indicati per i traffici di armi con i proxy di Teheran, risultando quasi insospettabili rispetto a quelli più assoggettati a controlli da parte delle rispettive autorità di polizia.
Il traffico iraniano fruisce di 4 direttrici principali: da Bandar Abbas, città portuale iraniana affacciata sul Golfo Persico, le rotte giungono a Latakia, i Siria e, via terra in Libano, mentre i citati porti europei smistano gli armamenti a bordo di container successivamente trasportati nelle località prescelte per essere utilizzate dai gruppi locali.
Ma questo è solo una parte dell’import export di materiali bellici iraniano.
Il nostro paese, anche in passato, è risultato coinvolto in un ingente traffico di materiali “dual use” verso Teheran, attraverso un meticoloso percorso di brokeraggio che coinvolge, anche attualmente, anche alcuni esponenti politici e del mondo dell’imprenditoria.