Hamas via dal Qatar. Si prospettano tempi duri per i vertici (quelli rimasti) del gruppo terroristico che ha colpito Israele il 7 ottobre 2023. Dopo le pensanti sconfitte a Gaza e l’eliminazione di figure come Yahya Sinwar (eliminato nella Striscia) e Isma’il Haniyeh (neutralizzato mentre si trovava a Teheran), gli altri componenti di Hamas che soggiornano nel lusso di Doha mentre gli arabo-palestinesi soffrono sotto le bombe della controffensiva israeliana, saranno costretti a traslocare. Dove si sposteranno non é chiaro, ma pare che l’ordine di sfratto da parte dell’Emiro sia stato già recapitato la settimana scorsa. La notizia è stata diffusa ieri dal canale televisivo israeliano Khan e in seguito ripresa da altri media. Nel frattempo il Medio Oriente, tra sfratti e complotti, si prepara al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e nel mirino dell’Iran che intendeva vendicarsi per la morte di Qassem Soleimani.
Hamas deve traslocare: pressioni Usa sul Qatar
Il trasloco di Hamas, che da tempo è presente a Doha con l’ufficio politico, non è una sorpresa. Da mesi, infatti, il Qatar pativa questa presenza ingombrante, giustificata dalle trattative in corso per il cessate il fuoco a Gaza. Ma i continui rifiuti di Hamas alle varie proposte per una tregua nella Striscia, avrebbero contribuito a mettere in discussione la permanenza del gruppo nello stato qatarino al punto che Doha ha comunicato di ritirarsi come mediatore nei negoziati per il cessate il fuoco e l’accordo sugli ostaggi a Gaza. Il Qatar, dunque, avrebbe avvertito Hamas che il suo ufficio nella capitale ”non ha più ragion d’essere”.
Secondo quanto trapelato, la pressione sul paese del Golfo per liberarsi di Hamas sarebbe arrivata dall’amministrazione Biden. Ma altre fonti, l’accelerazione di questi ultimi giorni potrebbe invece essere stata accelerata dall’elezione di Donald Trump. Il Tycoon non ha mai fatto mistero di voler chiudere i conflitti in corso, quindi, quelli nella Striscia di Gaza e in Ucraina. In Medio Oriente, soprattutto, Trump durante il primo mandato ha portato avanti una politica di normalizzazione dei rapporti tra Israele e Paesi arabi che, dopo il 7 ottobre 2023, ha subito una battuta d’arresto. Nel disegno dell’Iran, che ha finanziato Hamas, la Jihad islamica ed Hezbollah in Libano, c’era proprio l’intenzione di boicottare gli Accordi di Abramo per evitare di rimanere isolato nell’area. Un piano che, purtroppo per gli ayatollah, non è andato a buon fine e che con l’amministrazione Trump é destinato a colare a picco. Quindi, una delle prime crepe importanti è proprio la cacciata di Hamas da Doha.
Quattordici senatori repubblicani, inoltre, avrebbero hanno inviato una lettera all’amministrazione Biden con tre richieste urgenti: congelare i beni degli alti funzionari dell’organizzazione terroristica di Hamas in Qatar, agire per l’estradizione dei leader dell’organizzazione, guidati dal ministro degli esteri Khaled Meshaal e da un comitato composto anche dal rappresentante di Gaza Khalil al-Hayya, quello per la Giudea-Samaria, Zaher Jabarin e il capo del Consiglio consultivo della Shura di Hamas, Mohammed Darwish, mentre il nominativo di quinto membro è sconosciuto, e chiedere che il Qatar smetta di ospitare la leadership di Hamas nel suo territorio. Tra i firmatari della lettera ci sono Senatori Senior del Partito Repubblicano, tra cui Marco Rubio, Ted Cruz, Tom Cotton e Rick Scott. Nella lettera i Senatori accusano la leadership di Hamas a Doha di approfittare della libertà concessa loro per opporsi ai negoziati per la liberazione degli ostaggi e ospitare funzionari iraniani. “I funzionari del Qatar hanno ripetutamente affermato che cambieranno la loro politica nei confronti di Hamas se l’amministrazione Biden-Harris lo richiederà”, hanno sottolineato.
Il Qatar, da sempre nell’occhio del ciclone per aver finanziato il terrorismo islamista, oggi forse spera di abbandonare le attività del passato per dedicarsi a quelle ben più remunerative di economia, sviluppo e buoni rapporti con l’Occidente con cui è in affari. L’economia del terrorismo, forse, non è più al centro delle politiche emiratine. Anche se c’è poco da fidarsi.
L’Iran vuole uccide Trump: ecco chi sono gli agenti di Teheran individuati dall’Fbi
E mentre Hamas cerca casa, l’Iran é sotto accusa per aver tentato di uccidere Donald Trump. Nonostante la smentita arrivata da Teheran, le notizie diffuse dall’Fbi raccontano di un complotto organizzato dagli ayatollah per assassinare il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Tutto questo sarebbe dovuto avvenire prima delle elezioni del 5 novembre, che comunque secondo l’Iran il Tycoon non avrebbe vinto. Ma tra questioni di costi dell’operazione e difficoltà a metterla in pratica, il progetto sarebbe stato cancellato. Le indagini dell’Fbi avrebbero permesso di individuare tre persone coinvolte nel complotto sventato. Si tratterebbe di Farhad Shakeri, incaricato di organizzare il piano, un afghano-iraniano residente negli USA, descritto dall’Fbi come un “agente” dei Guardiani della Rivoluzione islamica, che al momento sarebbe rientrato in Iran per sfuggire alla giustizia Usa. Shakeri avrebbe ricevuto l’ordine di uccidere Trump direttamente dai vertici dei Pasdaran per vendicare l’eliminazione di Qassem Soleimani, il capo della Quds Force, avvenuta a Baghdad a gennaio 2020 a seguito di un raid americano. A New York, invece, sono stati arrestati due cittadini americani, Carlisle “Pop” Rivera e Jonathan Loadholt, accusati di aver di aver aiutato il regime di Teheran nel controllo di un altro cittadino di origine iraniana.
I pubblici ministeri del Dipartimento di giustizia Usa, inoltre, sostengono che Shakeri originariamente sarebbe stato incaricato dal Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane di compiere altri omicidi contro cittadini statunitensi e israeliani all’interno degli Stati Uniti. Ma dopo il 7 ottobre, invece, gli avrebbero chiesto di concentrarsi solo su Trump chiedendogli di preparare un piano per l’assassinio entro una settimana. Farhad Shakeri, che è un cittadino afghano residente a Teheran, ha detto agli investigatori che se non fosse stato in grado di congegnare un piano in quel lasso di tempo, l’IRGC avrebbe aspettato fino a dopo le elezioni presidenziali per proseguire nell’intento poiché davano Trump come perdente.
E sempre lo stesso Shakeri avrebbe utilizzato criminali comuni, conosciuti durante la sua permanenza nel carcere di New York, per fornire ai funzionari iraniani agenti negli Stati Uniti addetti alla sorveglianza degli obiettivi da eliminare e contribuire all’organizzazione dei vari assassini.