Questa notte uomini armati sono penetrati nella residenza del presidente della Repubblica di Haiti, Jovenel Moise, e lo hanno barbaramente assassinato. La moglie Martine, rimasta gravemente ferita, e di cui era stato inizialmente decretato il decesso dai medici – indiscrezione poi ripresa dalle agenzie stampa di tutto il mondo – è stata poi trasferita nel pomeriggio di mercoledì in Florida. Una volta arrivata all’aeroporto di Fort Lauderdale, a nord di Miami, su un volo Trinity Air Ambulance, la First Lady e’ stata trasportata all’ospedale battista della città. Ad accompagnarla, tra gli altri, uno dei figli usciti illesi dall’attentato. Le condizioni di Martine, secondo quanto riferito dal primo ministro ad interim Claude Joseph, sono “gravi” ma “stabili”.
Secondo quanto si apprende dai media del paese caraibico, un commando armato composto da almeno tre persone che, secondo testimonianze si esprimevano in lingua spagnola, avrebbe fatto irruzione verso l’una di notte nell’abitazione del Presidente in Pèlerin 5, ingaggiando uno scontro a fuoco con la polizia e riuscendo a penetrare all’interno della casa di Moise.
È un momento molto delicato per il popolo di Haiti, fortemente colpito dalla pandemia da Covid-19, ma anche dalla profonda crisi sociale e dalla corruzione galoppante che sta portando ondate di violenza in strada, dove bande rivali fanno a gara per spartirsi il territorio.
Uno dei capi delle bande che effettuano scorribande nel paese ha persino lanciato un’offensiva contro le élite economiche e politiche del paese, segnalando una probabile ulteriore escalation di violenza nella povera nazione caraibica. Il suo nome è Jimmy Cherizier, alias Barbecue, ed è un ex agente di polizia a capo della cosiddetta federazione “G9”, composta da nove bande formatesi lo scorso anno che si sono definite “una forza rivoluzionaria” per liberare il paese dal governo (e dall’opposizione) e dall’intera borghesia.
Cherizier si dipinge come un leader della comunità che riempie il vuoto lasciato da istituzioni deboli. Lo scorso anno gli Stati Uniti lo hanno iscritto nella lista delle persone più ricercate al mondo, reo tra l’altro di aver commesso diversi massacri negli ultimi anni.
Questi gruppi armati si sono diffusi ampiamente a causa dei disordini politici in cui versa il paese e la crescente povertà che imperversa nell’isola caraibica.
Un alto rappresentante dell’Unicef ad Haiti ha rilevato recentemente: “Dall’inizio di quest’anno, l’insicurezza è aumentata. Ma la capitale sta ora affrontando una guerriglia urbana, con migliaia di bambini e donne coinvolti nel fuoco incrociato”.
Non si sono ancora sopite le sparatorie che hanno portato alla morte un giornalista e attivista politico, Diego Charles, insieme ad Antoinette Duclair trovati uccisi nella loro auto a Port-au-Prince lo scorso mese di giugno. Ma sono almeno cinque le vittime di questa sparatoria notturna nella capitale haitiana.
Haiti sta vivendo una profonda instabilità politica dopo che anche il Presidente Jovenel Moise aveva deciso di prolungare il suo mandato a fine febbraio 2022, nonostante questo fosse ampiamente scaduto già questo febbraio secondo i gruppi di opposizione.
Il referendum costituzionale, previsto per il 27 giugno, è stato rinviato con motivazioni legate alla pandemia da Covid-19 e senza dare nemmeno una data successiva per il voto. Ciò ha ulteriormente esacerbato gli animi sia del popolo che delle opposizioni, mentre la violenza per strada si riaccendeva aspramente.
Ma la crisi è proseguita anche questa settimana quando il presidente Jovenel ha liquidato per decreto, suscitando un’ondata di critiche, le spettanze economiche agli ex-ministri che hanno servito Haiti dal 1991 al 2017, congelate fino a quel momento.
Ad aggravare la situazione è stata la decisione presa dal Presidente haitiano questo lunedì, annunciando su Twitter di aver nominato Ariel Henry come suo nuovo Primo Ministro, e scatenando per questo le ire dell’opposizione. Al neo Primo Ministro il presidente aveva affidato il compito di porre fine al problema dell’insicurezza nel paese e organizzare i lavori per le elezioni generali e il nuovo referendum.
Ma evidentemente Jovenel Moise non vedrà l’evolversi di queste sue ultime decisioni e molto probabilmente si assisterà ad un ulteriore tentativo di stabilizzazione politica e sociale, non senza l’eco di nuove ondate di violenza sulle strade.