La forte incertezza sul futuro della società britannica, che emerge dal dopo Brexit, non pare influenzare più di tanto l’appuntamento elettorale più scontato, più inedito e allo stesso tempo più “rivisto” del recente passato. Non è solo frutto di similarità. Era dai tempi della Thatcher che non si vedeva e percepiva un Paese così diviso e così radicalizzato a macchia di leopardo. La grande Londra, amministrata dalla sinistra e simbolo stesso del capitalismo europeo vincente, che traeva la sua forza dall’apertura alle politiche comunitarie, è oggi una capitale ferita dalla crescente consapevolezza di un futuro più difficile e, pragmaticamente all’inglese, più povero. Una nazione sempre più conservatrice e meno benevola verso la globalizzazione, pur aperta e fiancheggiata dalla Lady di Ferro è oggi particolarmente attratta dall’ala più dura dei tories, la quale teme di essere superata a destra da Farage e soci.
Il passo indietro della sinistra inglese
La sinistra è letteralmente tornata ai livelli, ai consensi e alle politiche degli anni ’80 targati Foot, il periodo più buio della storia della socialdemocrazia laburista e quello più lungo di pausa dal potere intercorso tra l’ultimo governo di sinistra Callagan e il successivo Blair: ben diciotto anni. Jeremy Corbyn, leader carismatico della sinistra delle Trade Unions e dei quadri del partito è ormai, anche con orgoglio per sé, il modello diametralmente opposto a quello vincente della fase della coppia Blair-Brown, colpevoli, a suo dire, di aver portato il New Labour troppo al centro e il Regno Unito troppo a braccetto con la burocrazia europea che uccide i piccoli, i lavoratori e gli operai. Nel Regno Unito, insomma, siamo in pieno ‘900 mentre lí fuori c’è Macron e Trump.
Scozia: la spina nel fianco
Come se non bastasse vi è una sempre più scomoda spina nel fianco nel confermando gabinetto May: la Scozia. Dopo il fallito referendum per la sua indipendenza, lo Scottish National Party ha fatto il pienone: ha portato la sua pattuglia alla vittoria in più del 90% dei collegi scozzesi e si è innalzata in Europa come esempio di resistenza all’antieuropeismo e al populismo dilagante nel continente.
E sarà proprio da Edimburgo che il futuro governo britannico dovrà ripartire appena saranno conclusi i negoziati per la Brexit. La Scozia, come è noto, in caso di un nuovo probabile successo dello SNP, rivendicherà il diritto ad esprimersi ancora sulla permanenza nel Regno Unito, soprattutto dopo il referendum che, di fatto, la obbliga ad uscire controvoglia dall’Europa. Consapevoli dell’arretramento dei temi all’ordine del giorno da meravigliosi anni ’80, i britannici potrebbero trovarsi ancora più indietro nel tempo. Direttamente nella replica di Braveheart.
@simsantucci