Gli Stati Uniti rafforzano il dispositivo militare nel Golfo Persico. Dopo l’attacco con droni ai pozzi petroliferi in Arabia Saudita dello scorso 14 settembre, attribuito all’Iran, gli Usa, per bocca del segretario alla Difesa Mark Esper, hanno annunciato l’invio di altre truppe e sistemi di difesa aerea verso il Golfo Persico a sostegno dei 70.000 uomini già dislocati nella Penisola arabica con basi in Kuwait, Bahrein, Emirati arabi, Oman, Qatar e Arabia saudita. Il dispiegamento delle forze americane segue alla lunga serie di provocazioni del regime di Teheran poste in essere dallo scorso mese di giugno con il sequestro di petroliere e l’abbattimento di un drone utilizzato per il monitoraggio dell’area del Golfo dalle forze armate statunitensi.
Tensioni tra Arabia Saudita e Iran
Proprio oggi il ministro degli Esteri saudita, Adel al Jubeir, ha accusato formalmente l’Iran per il recente attacco ai pozzi dichiarando che “le armi erano iraniane, mostreremo le prove”. In aggiunta, ha promesso che il Paese risponderà all’attacco e a qualsiasi ulteriore minaccia con “tutte le misure necessarie”. In risposta alle accuse, il capo dei Pasdaran, le guardie rivoluzionarie iraniane, generale Hossein Salami, ha avvertito che qualsiasi Paese intendesse attaccare l’Iran diventerà un campo di battaglia.
Dagli Usa nuove sanzioni all’Iran
In aggiunta alla misure strettamente militari già avviate, il ministero del Tesoro degli Stati Uniti ha disposto nuove sanzioni contro la Banca centrale dell’Iran (CBI), il Fondo di sviluppo nazionale dell’Iran (NDF) e la Etemad Tejarate Pars Co. In particolare, gli enti sanzionati avrebbero finanziato con miliardi di dollari il corpo dei Pasdaran e i terroristi di Hezbollah in Libano. Il flusso di denaro veniva successivamente stanziato per l’acquisto di nuove tecnologie nel campo della missilistica, per la fornitura di armamenti nella striscia di Gaza e alle milizie di Hezbollah operanti ai confini con Israele.