Seconda puntata del linguaggio da modificare e delle definizioni false e fuorvianti sul conflitto in Medio Oriente tra Israele e i nazi islamisti di Hamas e di Hezbollah, sponsorizzati dai tiranni iraniani Ayatollah di Tehran.
40.000 VITTIME CIVILI PALESTINESI
È un mantra ripetuto ossessivamente da media e politici, ma anche filosofi e giuristi e ancora da attori e cantanti in cerca di voti, visibilità e like sui social. Fermo restando che anche UNA SOLA vittima civile inerme e innocente è una tragedia immane, i numeri che ci vengono resi noti sono quelli di un fantomatico “Ministero della Sanità” di Hamas e le rare fonti “indipendenti” sono medici (sigh) e giornalisti (orrore) al seguito o alle dipendenze dell’organizzazione terroristica palestinese. Inaffidabili. Capitolo a parte quello dei volontari delle ONG sul posto che accettano qualsiasi versione fornita loro dai bollettini dei nazi islamisti. In malafedeInoltre, anche ammesso che il numero delle vittime della guerra di Israele al terrorismo fosse quello giusto, più della metà sarebbero terroristi e non andrebbero certamente inserite nel computo delle perdite “civili”. Ogni vita civile perduta è un dramma incommensurabile, ma il responsabile di tutto questo risponde a un nome solo ed é Hamas, che si fa scudo della propria gente e ne invoca sangue e uccisioni.
DE ESCALATION
Qualche politico burlone di turno, anche da noi, implora Israele di fermarsi e di evitare una “escalation” del conflitto dato per imminente con l’Iran. Fermo restando che il paese minacciato è Israele e che quindi è curioso chiedere moderazione, dove erano questi politici e opinionisti mentre in questi anni (tanti anni) Sderot, Askelon e le città del sud di Israele venivano bersagliate dai missili quotidiani di Hamas e quelle al nord in Galilea sotto il tiro costante di quelli di Hezbollah? Dove guardavano questi signori mentre i civili israeliani venivano trucidati nelle strade, alle fermate degli autobus, sui mezzi pubblici mentre a Gaza, Ramallah e Jenin si festeggiava con Baklawa e caramelle? Cosa ascoltavano i benpensanti mentre l’Iran, dittatura feroce e spietata dell’area che fustiga, sevizia e impicca la propria gente, minacciava quotidianamente di distruggere Israele? Tutto questo ben prima del 7 ottobre 2023, data spartiacque definitiva per il Medio Oriente e forse per l’intero pianeta. E ora si chiede a Israele la de escalation? Di cosa e da cosa? Al posto di vezzeggiare l’Iran e i “poveri palestinesi” inondati di dollari e armi dal Qatar, dall’Iran e ora coccolati da Russia, Cina e Turchia forse per l’Occidente sarebbe stato il caso di pensarci prima e di non versare queste lacrime da coccodrillo.
CESSATE IL FUOCO
Ottima idea! Un’idea fantastica, tre parole magiche. Cessazione del fuoco. Di chi verso chi? 130 (presumibilmente) ostaggi rapiti e deportati a Gaza dai nazisti islamisti sono ancora nelle mani delle belve, il più giovane in piccolo Kfir di un anno e mezzo. Restituiti alle loro famiglie e al loro paese i deportati in quell’area non volerà più neanche un petardo e si penserà a ricostruire e dare a Gaza e ai palestinesi oppressi da Hamas un futuro. Ogni giorno di prigionia vissuto dagli ostaggi è un bombardamento continuo di Hamas contro lo Stato Ebraico ed il suo popolo. A casa gli ostaggi e il fuoco cesserà di incanto.
INORRIDITO
Così si è detto l’Alto Rappresentante per la politica estera della Unione Europe, Josep Borrell, dopo l’eliminazione della base terroristica annidata nella scuola di Gaza sabato scorso e sulla quale Hamas sta speculando come fa ogni giorno da mesi, fornendo come sempre una sua versione. Sentimento quello di Borrell condivisibile, ma non per gli stessi motivi. Ogni spirito libero e indipendente inorridisce al pensiero che un personaggio così inquietante, di siffatta natura, possa ricoprire un ruolo così delicato nel panorama politico europeo.
Alla prossima puntata…