Glossario del conflitto israelo-palestinese.
Dal 7 ottobre 23, giorno della strage nazi islamista di Hamas in Israele e della deportazione degli ostaggi israeliani a Gaza, si leggono definizioni curiose dei fenomeni che avvengono in Medioriente. In particolare la guerra di Israele al terrorismo e il conflitto con l‘Iran, che proprio in queste ore potrebbe vivere un momento di svolta drammatico, hanno alimentato una serie di termini che alimentano l’odio antiebraico e assolvono i paesi e i gruppi che ne vorrebbero la distruzione. Di seguito intendo proporre un glossario minimo da rivedere, necessario per districarsi dai meandri delle definizioni.
L’Asse della resistenza
Mai definizione fu più bizzarra. L’asse in questione è quella che coinvolge l’Iran, padre putativo e sponsor di Hamas, Hezbollah, Houti e di quella galassia di movimenti terroristi islamisti che vedono come fiancheggiatori morali e materiali la triade canaglia Russia-Cina-Turchia. Definire “resistenti” i movimenti che seminano morte e distruzione è fuorviante, ed é anche un insulto a quel movimento eroico per noi italiani e che in altri paesi europei rappresentò la Resistenza e la sua lotta al nazifascismo.
L’Asse del male
Molto più appropriata e corretta la definizione di Asse del male, quello che è nella realtà. Un network di paesi dittatoriali e gruppi sanguinari che nulla ha a che fare con le lotte partigiane.
L’Ultra destra messianica
Viene così definita l’area della destra israeliana che fa capo ai ministri Ben Gvir e Smodrich. Al netto dei giudizi sull’operato dei due politici e dei loro partiti di riferimento, anche questa è una definizione quantomeno curiosa e ignorante del fatto che il popolo ebraico è per sua stessa natura e aspirazione “messianico”. Si può essere tanto ebrei osservanti quanto essere ebrei laici, si può essere di destra o di sinistra, ma per tutti vale il principio dell’attesa, come atto di fede, della venuta del Messia o ancora meglio dell’era messianica.
Questo tra gli ebrei vale come principio base sia per chi segue le regole religiose e allo stesso tempo anche per chi si astiene dal farlo, ma che in ogni caso mantiene una propria intima fede. Ovviamente ci sono anche ebrei atei, totalmente agnostici, ma rappresentano una minoranza sparuta del popolo sparso tra Israele e il resto del mondo. Quindi, per quei giornalisti oppure opinionisti che usano in maniera strumentale questa definizione, un’amara scoperta: l’ebreo, non solo quei cattivoni che governano Israele attualmente, è per vocazione messianico. Fatevene una ragione.
Il “Genocidio”
É questo forse il termine più distorto e utilizzato in maniera subdola e cinica nei confronti di Israele. Dall’accusa rivolta allo Stato Ebraico alla corte dell’Aja da parte del Sud Africa, si è sdoganato un termine che, ad esso rivolto, rappresenta un insulto e un’offesa all’intero popolo ebraico vittima del vero genocidio perpetrato dai nazisti durante la seconda mondiale. Una pletora di politici in malafede e di commentatori che si sono prestati a fare loro da cassa di risonanza ha fatto sì che questo termine, così orrendo, circolasse con disinvoltura e portasse Israele sul banco degli imputati. Una vergogna per la quale il Sud Africa porterà l’onta assieme ad altre nazioni (per fortuna pochissime), che si sono accodate nella denuncia. Accusare Israele di genocidio a Gaza è falso e nasconde un odio antiebraico malcelato che trasforma le vittime, gli ebrei, in aguzzini come lo sono stati i nazisti. Orrendo.
Tre esempi di un linguaggio che deve cambiare se vogliamo veramente informare chi ci legge e non ridurre tutto a propaganda e versare benzina sul fuoco dell’antisemitismo.