Il piano di Donald Trump per Gaza accende gli animi, non solo quelli della politica. Dopo le parole del presidente degli Stati Uniti che ha dichiarato di voler spostare i palestinesi dalla Striscia per trasformarla in una “Riviera”, i movimenti Pro Pal insorgono. Sulla pagina social dei Giovani palestinesi d’Italia é apparso un post con la “chiamata all’escalation della mobilitazione contro il sionismo e l’imperialismo americano”. Cosa significhi nella pratica tutto ciò non è molto chiaro. Tuttavia, nel post si legge: “Ora é il momento dell’escalation anche qui. Non bastano più le parole, non bastano più le condanne vuote. La lotta non può essere confinata alla solidarietà passiva. Dobbiamo trasformare ogni città, ogni quartiere, ogni luogo di lavoro in un fronte di battaglia contro l’occupazione, contro il sionismo, contro l’imperialismo”.
“Il Piano di Donald Trump per Gaza é pulizia etnica su scala industriale”
Nel post, il piano di Donald Trump per Gaza e la Cisgiordania “non è altro che la manifestazione più palese del progetto di pulizia etnica su scala industriale che da sempre l’entità sionista brama di attuare in Palestina: una deportazione di massa che mira alla totale cancellazione del popolo palestinese e al suo esilio perpetuo dalla sua terra”, aggiungono. E nella foto scattata durante il recente incontro a Washington tra il presidente Usa e il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, i due sono rappresentati come pagliacci.
Benzina sul fuoco del Medio Oriente?
E mentre gli animi si scaldano anche in Italia, Donald Trump é tornato sull’argomento annunciando l’acquisizione del territorio da parte degli Stati Uniti, mentre i palestinesi non avrebbero alcun diritto di tornare a Gaza. In un’intervista a Fox News ha spiegato la sua idea che consisterebbe nel costruire “bellissime comunità” per i palestinesi che attualmente risiedono nella Striscia: “Potrebbero essere cinque, sei, o forse due. Saranno posti sicuri – ha aggiunto – un po’ lontani da dove si trovano attualmente”. Inoltre Trump ha sottolineato che “possiederò” Gaza come “sito immobiliare per il futuro. Sarà un bellissimo pezzo di terra”. Secondo l’inquilino della Casa Bianca i palestinesi “non tornerebbero” nella Striscia “non ne avrebbero motivo, perché avranno alloggi di gran lunga migliori. Voglio costruire un posto permanente per loro. Gaza non é abitabile e ci vorranno anni perché torni a esserlo. Penso di poter fare un accordo con la Giordania e un accordo con l’Egitto. Daremmo loro miliardi e miliardi di dollari l’anno”.
E proprio per domani, 11 febbraio 2025, é previsto l’incontro a Washington con il re di Giordania, Abdullah II, che però nei giorni scorsi ha già rimandato al mittente l’idea di Trump su Gaza. Un piano che anche Hamas ha dichiarato inattuabile perché la Striscia di Gaza “non è un pezzo di proprietà immobiliare da acquistare e vendere, è una parte inseparabile della nostra terra palestinese occupata”.
Giovani palestinesi d’Italia: “Colpire gli interessi sionisti ovunque si trovino”
In attesa di capire come si evolverà la vicenda, anche in Italia la posizione del presidente Usa potrebbe avere ripercussioni. I Giovani palestinesi d’Italia promettono di colpire nel nostro Paese “gli interessi sionisti e imperialisti ovunque si trovino. Dobbiamo isolare le multinazionali che finanziano Israele, bloccare le banche che investono nell’industria bellica sionista, smascherare e paralizzare le istituzioni politiche e accademiche che si piegano ai diktat di Washington. Il sistema capitalistico occidentale è complice e alimenta la guerra contro la Palestina: dobbiamo aprire un fronte nel ‘ventre della bestia’ dobbiamo colpire la macchina che finanzia, arma e protegge il colonialismo sionista”. Quindi, “boicottare non basta. Manifestare non basta. Dobbiamo colpire i centri del potere, sabotare i nodi strategici dell’economia di guerra, bloccare le sedi delle multinazionali che forniscono tecnologia e risorse all’esercito israeliano. Gli Usa e i loro burattini non devono più avere spazi in cui muoversi indisturbati”.
Il clima, dunque, potrebbe diventare pesante. Dopo le numerose manifestazioni pro Palestina che si sono susseguite in molte città d’Italia dallo scoppio della guerra in Medio Oriente, con la partecipazione attiva di studenti all’interno degli atenei e gli scontri tra manifestanti e polizia, adesso il livello potrebbe alzarsi. Il mondo Pro Pal, infatti, non intende arretrare. Anzi. La soluzione che propongono è una soltanto: “Non c’è neutralità possibile: o si sta dalla parte della Palestina e della sua resistenza, o si è complici del massacro. Non ci fermeremo. Non faremo passi indietro. La Palestina sarà libera, dal fiume al mare!”.