Quali intrighi accadono alla corte del Re di Giordania? Fonti informate parlano di un presunto tentativo di golpe da parte di esponenti della famiglia reale con il sostegno straniero.
Nelle ultime ore, le agenzie di stampa riportano di una serie di arresti eccellenti proprio in Giordania. Si vocifera persino che anche l’ex principe ereditario, Hamzah Bin Hussein, sia in stato di fermo.
Il presidente del Joint Chiefs of Staff, il Mag. Gen. Yousef Huneiti, ha negato le indiscrezioni secondo cui Sua Altezza Reale il Principe Hamzah era stato posto agli arresti. “… Al principe è stato chiesto di cessare tutte le attività o movimenti che vengono sfruttati per prendere di mira la sicurezza e la stabilità della Giordania …”, ha riferito aggiungendo che è in corso un’indagine di cui gli esiti saranno chiari e resi pubblici appena possibile. Ha sottolineato, inoltre, che sono state attuate tutte le misure necessarie previste dalla legge, “… poiché nessuno è al di sopra della legge e che la sicurezza e la stabilità della Giordania hanno la precedenza su tutto …”.
Hamzah è il figlio maggiore del defunto re Hussein e di sua moglie di origine americana, la regina Noor. È stato nominato principe ereditario di Giordania nel 1999, posizione che ha ricoperto fino a quando il suo fratellastro, il re Abdullah II, l’ha revocata nel 2004, affermando che aveva deciso di sollevarlo dai vincoli della posizione di principe ereditario così che potesse avere la possibilità di lavorare e intraprendere qualsiasi missione affidatagli dal re. L’attuale erede al trono è ora il figlio maggiore ventiseienne di Abdullah, il principe Hussein.
Hamzah, è un personaggio molto amato in Giordania, considerato una persona devota e modesta. Si è da sempre esposto per la libertà di espressione e contro le violazioni dei diritti umani, ma in particolare ha denunciato più volte la corruzione che stava dilagando tra la classe politica dirigente facendo pressioni sulla famiglia reale affinché ne venissero individuati e isolati i maggiori responsabili. Lui stesso ha fatto trapelare ai media un video nel quale affermava di essere stato posto agli arresti domiciliari, ma di non fare parte di alcuna cospirazione contro il suo paese.
Ma il suo principale accusatore, Ayman Safadi, ministro degli Esteri e vice Primo Ministro giordano, è convinto che Hamzah sia coinvolto in una trama segreta ordita per attentare all’ordine nazionale stabilito. I servizi segreti giordani sono immediatamente intervenuti, allorchè durante le intercettazioni telefoniche hanno captato che i cospiratori fossero pronti ad attuare il piano destabilizzante, riferendosi ad una imminente “ora zero”, e sventando dunque il proposito all’ultimo minuto. Il Ministro non ha fornito ulteriori dettagli sul fantomatico disegno e tantomeno sul coinvolgimento di potenze straniere. Inoltre, ha raccontato che il videomessaggio diffuso dal reale fosse un tentativo di inquinare i fatti ed ottenere maggiore consenso popolare interno e a livello internazionale. Ayman Safadi ha infine dichiarato il coinvolgimento di un uomo d’affari israeliano, Roy Shaposhnik, con presunti collegamenti con i servizi stranieri, che si sarebbe offerto di portare fuori dal paese la moglie di Hamzah già nel pomeriggio di sabato. Lo stesso Shaposhnik, residente ora in Europa e amico di famiglia della coppia reale, ha negato ogni coinvolgimento con i servizi segreti, dicendo di essersi offerto di ospitare la moglie e i figli di Hamzah solo dopo aver saputo delle complesse circostanze che si erano venute a creare.
Le forze di sicurezza giordane sono penetrate in maniera rocambolesca – puntando le armi in faccia a donne e bambini – nella residenza del principe Hamzah ad Amman per notificargli gli arresti domiciliari. Nell’ambito dello stesso procedimento sono stati inoltre fermati dai funzionari dell’intelligence giordana anche alcuni esponenti vicini all’ex principe ereditario. Si tratta di Adnan Abu Hammad, il direttore del suo palazzo, e di Yasser Suleiman Al-Majali, il responsabile del suo ufficio politico. Quest’ultimo, che pare abbia anche problemi di cuore, appartiene ad un’importante famiglia che emigrò in Giordania dalla città di Hebron, in Cisgiordania. Alcuni membri di questa famiglia, Hazza Al-Majali e Abdelsalam Al-Majali, erano stati primi ministri del governo giordano.
Un ordine di custodia cautelare per motivi di sicurezza aveva riguardato precedentemente anche altre figure eccellenti del panorama politico giordano, si tratta di Sharif Hassan Bin Zaid (un inviato della famiglia reale), di Basem Ibrahim Awad Allah, ed altre 20 personalità tra leader tribali e membri dell’establishment della sicurezza del paese.
Awad Allah è stata una figura di spicco vicina al re e ricoprì anche l’incarico di ministro delle Finanze in passato. Awad Allah è stato anche inviato non ufficiale giordano in Arabia Saudita e si dice che mantenga stretti legami con la famiglia reale a Riyadh.
Una puntualizzazione va fatta anche per i servizi di intelligence giordani, che stanno svolgendo un ruolo predominante ed efficace dall’introduzione delle leggi emergenziali in occasione della pandemia, con un’azione così pervasiva nella vita pubblica che in molti li accusano di violare i comuni diritti civili e politici. I servizi di sicurezza sono stati chiamati più volte in causa, soprattutto in occasione del decimo anniversario delle manifestazioni della Primavera Araba, dove effettuò decine di arresti tra gli attivisti.
In seguito agli eventi, la famiglia regnante sta ricevendo messaggi di solidarietà da parte di tutte le nazioni confinanti, oltre quelle con cui hanno relazioni molto strette, tra cui gli Stati Uniti, con cui il re negli anni ha coltivato rapporti intensi, come con altri leader occidentali. La Giordania, infatti, è stata un alleato chiave nella guerra contro l’Isis.
Gli Stati Uniti e la Giordania sono da sempre ottimi alleati e compiono regolarmente delle esercitazioni congiunte. Sono dislocate in Giordania, infatti, circa 3.000 truppe americane.
Il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ned Price, ha dichiarato di monitorare la situazione e di essere in contatto diretto con i funzionari giordani e che “… il re Abdullah è un partner chiave degli Stati Uniti ed ha il nostro pieno appoggio …”. Anche l’Arabia Saudita e altri paesi del Golfo, inclusi Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Qatar, Oman e Kuwait, hanno tutti espresso pieno sostegno al re.
Da questi avvenimenti emerge la grande difficoltà in cui versa la Giordania a causa della pandemia da Covid-19 che ha messo in ginocchio l’economia giordana. Il Paese ha una popolazione di 10 milioni di abitanti e ospita oltre 600.000 sfollati provenienti dalla Siria. L’equilibrio nella regione è molto delicato e la Giordania è da sempre il custode dei luoghi santi islamici, per questo considerata l’ago della bilancia nei frequenti conflitti tra Israele e i palestinesi.
In ogni caso i drammatici eventi del fine settimana presentano ancora molti lati da chiarire e poche risposte sono state date, ma si spera di avere tutti i dettagli quando verranno resi pubblici i risultati dell’indagine in corso.
I dissapori di lunga data tra i membri più alti della famiglia reale non sono ben visti e potrebbero causare forti preoccupazioni nel popolo, portando instabilità in tutta la regione.