a cura di Jasmine Racca
Ottantaquattromila manifestanti in tutto il Paese nel IX atto delle dimostrazioni di protesta e dissenso, quasi 35.000 in più rispetto alla settimana precedente e oltre 200 arresti. Sono queste le cifre, secondo il ministero dell’Interno francese, dell’ultima giornata di mobilitazione dei gilet gialli. Nella giornata di sabato, infatti, sono scesi di nuovo in piazza, sia a Parigi che in altre città reiterando, anche se in modo minore, le violenze contro le forze dell’ordine e alcune troupe di giornalisti.
Giornalisti aggrediti
Già nella notte di venerdì erano stati presi di mira i professionisti dell’informazione che si stavano occupando delle proteste, accusati di essere “al vertice” del potere. Un deposito del quotidiano La Voix du Nord è stato bloccato dai gilet gialli, impedendo la distribuzione di 20.000 copie del giornale. Durante le manifestazioni della mattina seguente, alcuni dimostranti a Marsiglia hanno allontanato una reporter di France 3 e due fotografi. A Rouen, una troupe del canale Lci, composta da due giornalisti, e due agenti di scorta è stata aggredita. Una della guardie è stata ricoverata in ospedale dopo essere stata percossa. Anche a Parigi è stata attaccata un’altra troupe di Lci e un giornalista è stato gettato a terra prima di essere protetto dall’intervento di altri manifestanti, mentre a Tolone due reporter dell’agenzia di stampa Afp sono stati inseguiti e aggrediti da una dozzina di persone. In merito alle aggressioni ai danni dei giornalisti, il ministro dell’Interno, Christophe Castaner, ha affermato che i responsabili dovranno “rendere conto di fronte alla giustizia “, aggiungendo che “nella nostra democrazia, la stampa è libera. Nella nostra Repubblica, la libertà di informare è inalienabile”.
Danni al comparto commerciale
Il nono atto delle manifestazioni dei gilet gialli è coinciso con l’inizio delle svendite invernali, con le aziende già in difficoltà per i mancati introiti dovuti alle precedenti dimostrazioni di piazza dei mesi di novembre e dicembre e alla vandalizzazione di numerosi esercizi commerciali. Secondo le stime di Le Figaro, inoltre, la protesta ha provocato numerose cancellazioni dell’ultimo minuto alla linea aerea Air France KLM, con un effetto negativo sui ricavi di circa 15 milioni di euro. Il gruppo FnacDarty considera che questa condizione sociale graverà sul suo reddito operativo corrente e sulla sua crescita, che nel 2017 si attestava a 270 milioni di euro. La situazione pesa notevolmente sul settore commerciale, che a metà dicembre presenta un’ingente perdita nel periodo compreso tra il 17 novembre e il 31 dicembre. Jaques Creyssel, presidente della Federazione del commercio e della distribuzione, considera che la perdita di fatturato sia dovuta soprattutto ai blocchi stradali degli ultimi due mesi. Il settore stima tra 300 e 500 milioni di perdita, anche se “la situazione è molto diversa a seconda della posizione e del tipo di negozio”.
Una nuova visione della politica
Il segretario di stato per il digitale, Mounir Mahjoubi, ha rilasciato un’intervista all’emittente Europe1 sulla questione della mobilitazione dei gilet gialli dove ha dichiarato che “questo grande dibattito ci impone di cambiare il modo di fare politica in Francia, cambiare il modo in cui funziona la nostra democrazia”. Il politico ha esposto la differenza tra un recente passato, quando molti francesi non riuscivano a capire chi fosse veramente incaricato di decidere al loro posto, e la realtà di oggi, dove esiste “una vera consapevolezza” del potere in atto, sottolineando il reclamo dell’istituzione di un Ric da parte dei gilet gialli, il “Rassemblement pour l’initiative citoyenne”, movimento per il referendum cittadino sulla base dell’articolo 3 della Costituzione francese (“la sovranità nazionale appartiene alle persone che la esercitano attraverso i loro rappresentanti e tramite referendum. Nessuna sezione del popolo né alcun individuo può attribuirgli l’esercizio. Il suffragio può essere diretto o indiretto alle condizioni previste dalla Costituzione). Mahjoubi afferma di non desiderare il Ric, sostenendo che questa iniziativa possa sviluppare una “totale instabilità politica” e “un grande pericolo per il nostro Paese”. La promessa di una grande discussione politica al momento non sembra bastare a calmare il movimento dei gilet gialli, ma Mahjoubi invita i dimostranti che sostengono il Ric a discuterne “perché ci sono almeno un centinaio di modi per farlo”.