“Un nucleo duro di parecchie migliaia di persone” sabato prossimo, in occasione dell’ennesima manifestazione dei gilet jaunes, sarebbe intenzionato a ritrovarsi a Parigi per ”distruggere e uccidere”. È l‘allarme lanciato dall’Eliseo e ripreso da tutti i leader politici francesi che hanno invitato alla calma. Il ministro degli Interni, Cristophe Castaner, ha chiesto ai rappresentanti del movimento di protesta di rinunciare al raduno per motivi di sicurezza, pur comprendendo la legittimità delle manifestazioni.
Le preoccupazioni dell’intelligence
Sull’annuncio di Macron, se da una parte pesa il timore di dover rassegnare le dimissioni a causa della montante pressione popolare, per altri versi un allarme lanciato con questi canoni troverebbe una giustificazione dai riscontri informativi ottenuti in questi giorni dalla Dgsi. Pare, infatti, che gli incidenti più gravi avvenuti sabato scorso a Parigi non siano da attribuire in via esclusiva al movimento dei gilet jaunes, ma a centinaia di elementi provenienti dai sobborghi parigini, per lo più di origini maghrebine, che avrebbero approfittato della confusione creatasi per compiere razzie in danno di numerose boutique e gioiellerie, assaltando gli automezzi delle forze dell’ordine rimasti incustoditi e asportandovi armamenti e dotazioni di bordo. A preoccupare l’intelligence e l’intero apparato di sicurezza é proprio il passaparola organizzato tra i casseurs relativo alla facilità di isolare singoli automezzi delle forze dell’ordine allo scopo di impadronirsi del contenuto.
Messaggi minacciosi sul web
Appare chiaro, a questo punto, immaginare un parallelo tra l’incapacità delle forze di sicurezza di arginare una manifestazione violenta e una eventuale sommossa armata magari fomentata da elementi di fazioni terroriste. Ed è un’eventualità da tenere in debita considerazione, anche per i minacciosi messaggi pubblicati sul web da sedicenti sostenitori dell’Isis che hanno invitato i “veri credenti” a mischiarsi ai manifestanti per provocare il maggior numero di vittime e di danni al “paese miscredente”. Ad aggravare un preoccupante clima di tensione in vista delle manifestazioni già preannunciate per sabato prossimo, inoltre, sulle principali piattaforme dei social network sono state create alcune chat room dedicate all’organizzazione di nuovi disordini, con una partecipazione di utenti anche transnazionale. L’ennesimo segnale della volontà di mantenere alte le tensioni sociali, a questo punto, non indirizzate alle sole dimissioni del “piccolo presidente”.