Da incidente stradale a azione jihadista il passo è breve. In Spagna, a Roldan, nel comune di Torre Pacheco, una cittadina nella provincia di Murcia, quello che venerdì scorso sembrava essere un ‘semplice’ incidente stradale, con due morti e tre feriti, ha presto assunto i canoni di un giallo.
Un marocchino, tale Abdellah B., alla guida della sua auto si è schiantato contro il dehor del bar Honey’s, gestito da cittadini di origine indiana e frequentato prevalentemente da turisti britannici. Nell’impatto un avventore 46enne di nazionalità venezuelana è rimasto ucciso sul colpo, così come l’autista della vettura. La Guardia Civil, subito accorsa, ha constatato che il corpo del giovane marocchino presentava una ferita mortale al fianco e aveva con sé un coltello insanguinato.
Se all’inizio gli investigatori propendevano per un regolamento di conti tra cosche rivali di spacciatori di droga, pur non escludendo alcuna ipotesi visto il modus operandi dell’investimento simile a quello utilizzato da Daesh in attacchi precedenti, si è poi appreso che il giudice dell’Audiencia Nacional, Alejandro Abascal, ha aperto un procedimento per terrorismo.
Il provvedimento del giudice è seguito al rinvenimento, da parte degli investigatori, di una lettera-testamento autografa del giovane marocchino in cui avrebbe spiegato le motivazioni del gesto con riferimenti religiosi e allusioni a posizioni jihadiste. Alla decisione di delegare l’autorità dell’antiterrorismo per le successive indagini, è subito seguita la segretazione degli accertamenti sull’accaduto.
A quanto risulta agli organi di stampa, un testimone dell’attacco ha riferito che attimi prima di condurre il veicolo ad alta velocità contro l’obiettivo, il 30enne marocchino avrebbe compiuto alcuni gesti rituali tipici dei terroristi islamici seguiti dall’invocazione “Allahu Akbar”.
A questo punto l’ipotesi più plausibile, anche considerando che i fatti sono seguiti alla preghiera islamica rituale del venerdì e il marocchino, arrivato clandestinamente in Spagna e autore dell’investimento, era un assiduo frequentatore della moschea di Torre-Pacheco, non si esclude la volontarietà del gesto compiuto, avendo come target un bar frequentato da occidentali, che solo per caso non ha provocato un bilancio più pesante.
Fonti vicine alle indagini hanno precisato che al ragazzo, arrivato in Spagna dal Marocco da minorenne, non erano state diagnosticate malattie mentali. Le indagini passeranno ora attraverso l’analisi non solo delle annotazioni manoscritte rinvenute presso il suo domicilio, ma della sua attività sul web, dove si indaga sugli eventuali contatti intrapresi con altri simpatizzanti dei network terroristi.
Quanto accaduto può avere legami con la galassia terrorista islamica
Vi sono ben due esempi contrapposti, avvenuti nella medesima area dai risvolti inquietanti e che la dicono lunga sull’estensione e la capillarizzazione delle reti jihadiste.
Nell’agosto del 2018, un uomo è entrato in una stazione di Polizia di Cornelia (Barcellona) urlando “Allahu Akbar” e avventandosi contro gli agenti. La pronta reazione dei Mossos ha portato alla neutralizzazione dell’aggressore, successivamente identificato per Abdelouahab Taib. La successiva indagine per terrorismo, portava alla conclusione che l’uomo intendeva suicidarsi perché omosessuale e temeva che la comunità musulmana non lo avrebbe accettato. Non era noto se avesse rapporti con circoli jihadisti
Nel precedente mese di aprile del 2018, un cittadino marocchino è stato tratto in arresto sempre a Torre Pacheco, poiché ritenuto responsabile di essere il fulcro di un ampio circuito di radicalizzatori locali ed egli stesso, era preparato dopo tre anni di indottrinamento, per la partecipazione attiva in atti terroristici.
Non è un caso che, soprattutto in Europa, i cosiddetti “lupi solitari” entrino in azione ispirandosi ai grandi network del terrore pur senza avere una reale diretta connessione con al Qaeda o il Daesh.
Come peraltro già segnalato, il ritiro dei contingenti militari occidentali dall’Afghanistan, è stato letto dai sostenitori della Jihad, ma non solo da loro, come una fuga precipitosa ed una vittoria ottenuta dall’Islam contro i Crociati.
La Spagna non è esclusa, avendo preso parte alla ventennale missione in Afghanistan con circa 27.000 militari ed un costo di 102 vite tra soldati, poliziotti e interpreti.
La “fuga dei crociati” da Kabul ha scaldato gli animi degli islamisti. In chiave prospettica, non è assolutamente escluso un ritorno ad azioni a sciame (swarm attack) nel Continente europeo già evocati sia da al Qaeda che dallo Stato islamico, in eterna competizione, che non nascondono le mire espansionistiche sull’Andalusia, ancora oggi considerata “un loro territorio”, con una riedizione di una campagna di azioni anche elaborate e concomitanti dei Network jihadisti.