“Ma voi siete davvero sicuri che Fidel sia morto il 25 novembre?”. Parlando con alcuni cubani, basta passare solo un po’ di tempo con loro e subito cercano di far capire ai turisti che – secondo loro – il leader maximo è morto tempo prima. “Già alcuni giorni prima del 25 abbiamo visto degli strani movimenti – raccontano gli abitanti de L’Havana – alcuni palchetti che sono poi stati utilizzati per svolgere le cerimonie di commiato di Fidel erano stati predisposti come se già sapessero tutto. Non può essere soltanto un coincidenza”. Sulla morte di Castro si è fantasticato da sempre. Nel corso degli anni in molti hanno scritto e detto più volte che il leader della rivoluzione cubana fosse morto. Era successo già nel 2008 quando Fidel lasciò la presidenza del Paese a suo fratello Raul. Da allora le voci di una possibile scomparsa si sono rincorse incessantemente. Forse non si sbagliano i cubani e probabilmente Fidel è davvero morto qualche giorno prima del 25 novembre. Di sicuro il Comandante è stato in vita fino al 16 novembre quando è comparso sulla tv pubblica e attraverso i canali twitter del regime in diverse foto scattate ad un incontro con il primo ministro di Taiwan recatosi a Cuba per una visita ufficiale.
Intanto si sono svolti i funerali che, paradossalmente, sono stati molto simili ad una “americanata”. Come se si trattasse di una rockstar il feretro del leader maximo ha svolto un tour per tutto il Paese attraversando tutte le principali città dello Stato caraibico da nord a sud. C’è stato un bagno di folla impressionante ed è difficile dire se sia stato un moto spontaneo del popolo cubano oppure di una non troppo celata costrizione nello scendere in strada per mostrare scenograficamente il proprio dolore per la scomparsa di Fidel. Del resto, la sera della morte, in alcuni locali e discoteche dell’Havana sono giunte truppe di militari per imporre lo stop ad ogni divertimento. Niente musica, niente reggaeton, niente alcolici nemmeno per i turisti. Solo un lutto imposto con la forza.
Cosa ne sarà di Cuba senza Fidel è difficile dirlo. La sua scomparsa è avvenuta solo pochi giorni dopo l’elezione alla presidenza americana di Donald Trump. Se Obama aveva cercato in qualche modo di creare un clima distensivo con Cuba, non sembra essere sulle stesse posizioni il neopresidente statunitense. Il cambio di rotta c’è già stato. Se Obama aveva deciso di svuotare il carcere di Guantanamo facendo presagire una sua possibile chiusura, non è dello stesso avviso Trump. Quale sarà l’atteggiamento del tycoon verso Cuba lo si è capito sin dal giorno della morte di Fidel. Il presidente americano ha definito il leader maximo “un dittatore brutale che ha oppresso il suo popolo”. È prevedibile quindi che l’embargo durerà ancora molti anni in un Paese dove la maggior parte delle automobili risalgono al periodo pre-rivoluzionario e la connessione a internet rappresenta un miraggio, persino in alcune ambasciate.
Cuba, Paese di fascino e contraddizioni dove nulla è ciò che sembra. Persino la morte si ammanta di mistero, proprio come il futuro di questa terra bella e dannata.