Mauro Monciatti, toscano di Sinalunga e funzionario della Farnesina, è morto in circostanze sospette, il 4 giugno del 2016 a Caracas, in Venezuela, dove svolgeva il compito di capo della contabilità presso il consolato. Da allora sono passati nove mesi e ancora non si conoscono le dinamiche che hanno causato il decesso del 63enne.
La rapina è stata da subito esclusa perché all’interno dell’abitazione, dove è stato ritrovato senza vita, non mancava nulla. C’erano gioielli, contanti e computer che non sono stati toccati.
Nelle prime ricostruzioni la polizia locale parlava di una morte causata da un’arma da taglio, successivamente però questa ipotesi è stata esclusa perché nel corpo non si sono riscontrate ferite. Poi si è parlato di trauma cranico, probabilmente causato da un oggetto contundente, però mai ritrovato.
La versione più recente punta il dito invece sulle “cause naturali”, un infarto. Questo non ha convinto né la famiglia né l’avvocato che invece credono si possa trovare nel suo lavoro la chiave per capire cosa è successo quel giorno.
Secondo la famiglia Monciatti, è da escludere la morte per un malore visto che nella mano della vittima, sul pavimento e in bagno, è stato ritrovato del sangue. Sembrerebbe però difficile fare un’ulteriore analisi dal momento che il corpo del toscano è stato consegnato alla famiglia senza organi, una volta terminate le autopsie fatte in Venezuela.
Ad oggi è in corso un’indagine nel Paese latino-americano ed è stato aperto un fascicolo alla Procura di Roma.
Il fratello di Mauro, Moreno, ha così deciso, dopo questi mesi, di scendere in piazza e manifestare perché si scopra al più presto la verità. “Mi auguro che tutte le istituzioni e gli organi di Governo si impegnino per trovare la motivazione che ha portato mio fratello alla morte”, ha detto a Ofcs Report, Moreno Monciatti.