A Gerusalemme, la capitale di Israele, la domenica è iniziata nel sangue. Nella notte, verso l’una e trenta, un uomo ha aperto il fuoco contro un autobus del servizio pubblico vicino a un posteggio nei pressi della tomba di Re David, a Gerusalemme est.
Il bilancio è di otto feriti, di cui 2 in gravi condizioni tra i quali una donna, colpita all’addome, in avanzato stato di gravidanza che ha partorito prematuramente un bimbo purtroppo non sopravvissuto.
L’attentatore, fuggito dalla zona, si è successivamente recato alla stazione di polizia di Moriah a bordo di un taxi costituendosi e consegnando l’arma utilizzata, una pistola. Anche l’autista del taxi è stato fermato per essere sottoposto a interrogatorio.
Il presunto responsabile è stato identificato per il 26enne Amir Al-Sidawi.
L’atto terroristico è stato celebrato dagli arabi residenti a Shuafat con l’accensione di fuochi d’artificio.
Dopo l’attacco il livello di allerta è stato innalzato per scongiurare il rischio di atti emulativi.
Hamas, per bocca del portavoce Fawzi Barhoum, ha affermato che il gesto altro non è che una risposta naturale ai crimini quotidiani del regime israeliano.
L’attentato giunge dopo l’operazione “Breaking Dawn” , durante la quale le Forze israeliane hanno colpito duramente le postazioni della Jihad islamica entro i confini della Striscia di Gaza.
La leadership del movimento terroristico aveva minacciato Gerusalemme di ritorsioni invitando i militanti a colpire Israele anche dall’interno, soprattutto in contesti urbani.