Un 29enne tunisino è stato tratto in arresto a Colonia dalla polizia tedesca perchè sospettato di preparare un attentato servendosi di un composto a base di ricina, una sostanza tossica altamente letale. La notte scorsa gli agenti sono intervenuti in forze nel quartiere di Chorweiler, nel nord della città, con l’ausilio di unità speciali attrezzate per la minaccia Nbc e, dopo l’irruzione nell’appartamento occupato dall’uomo, hanno proceduto all’arresto del tunisino e al fermo della compagna, una cittadina tedesca convertita all’Islam.
Secondo fonti locali nell’abitazione, oltre ai semi di ricino, sarebbero state rinvenute altre sostanze altamente tossiche che hanno reso necessaria la bonifica della zona rimasta bloccata per ore. La Procura di Colonia intende accertare se il 29enne ha collegamenti con elementi contigui all’estremismo islamico e se, effettivamente, intendesse passare all’azione. Gli inquirenti sospettano che l’uomo volesse costruire un’arma biologica, motivo dell’intervento avvenuto rapidamente appena appresa la notizia da fonti informative, per evitare qualsiasi rischio per la popolazione.
Identità del tunisino
L’identità del tunisino non è stata ancora rivelata, ma sul suo conto gravano pesanti indizi rilevati dagli investigatori che hanno accertato l’avvenuto acquisto sul web dei semi di ricino e la successiva ordinazione di altra sostanza chimica necessaria per l’estrazione del veleno.
L’uso dei semi di ricino per armi chimiche
L’utilizzo dei semi di ricino nei composti da utilizzare per scopi terroristici non è inusuale. Già nel 2002, nei covi di al Qaeda scoperti dopo l’intervento americano in Afghanistan, vennero rinvenute le istruzione per l’utilizzo della ricina nella composizione di ordigni esplosivi. Successivamente, nel Kurdistan irakeno il gruppo Ansar al Islam sperimentò gli effetti di ordigni di tipo biologico sugli animali, dimostrando un particolare interesse da parte degli jihadisti, di istruire i miliziani all’uso di tali tecniche.
Nel gennaio 2014 a Idlib, in Siria, venne rinvenuto un pc portatile contenente documenti sull’assemblaggio di ordigni chimici e biologici redatti da un tunisino affiliato all’Isis. Nei files “nascosti” contenuti nel computer, il giovane Muhammed S. spiegava come l’utilizzo delle armi biologiche risultava economico ma assai letale, sottolineando che “se non possiamo uccidere gli infedeli in altro modo, possiamo usare le armi di distruzione di massa”.