Tre richiedenti asilo, di nazionalità siriana, sono attualmente sottoposti a processo presso il tribunale tedesco di Amburgo poichè sospettati di essere membri di una cellula terroristica.
Il 26enne Mohamed A., il più anziano del gruppo, in sede di interrogatorio, avrebbe ammesso che i vertici dello Stato islamico lo avrebbero inviato in Europa infiltrandosi tra i clandestini richiedenti asilo giunti con i flussi del 2015.
Dopo avere ricevuto istruzione militare nei campi di addestramento del Daesh a Raqqa, l’ex capitale del Califfato, avrebbe ricevuto la somma di 1,500 dollari e un passaporto falso e, con questi, l’ordine di infiltrarsi tra i rifugiati e, una volta raggiunta la Germania, di rimanere in attesa di ulteriori istruzioni.
Fin dall’inizio della crisi dell’autoproclamato Stato islamico in Siria e Iraq, il timore costante delle intelligence europee è stato rivolto al rientro dei foreign fighters in Occidente e all’arrivo di operativi del Daesh infiltrati tra i gruppi di clandestini che quotidianamente invadono le nostre coste.
Dal 2015, sono stati innumerevoli gli indizi provenienti da numerose fonti che hanno segnalato l’intenzione dei vertici dell’ex Califfato di inviare combattenti in Europa, nelle vesti di richiedenti asilo, come tattica prediletta ritenuta idonea a portare la jihad in Europa.
Risale al 2016 un rapporto del Servizio federale di intelligence tedesco (BND), contenente la segnalazione che centinaia di jihadisti sarebbero giunti in Europa travestiti da rifugiati. Mentre nel 2017, la Heritage Foundation ha pubblicato un dossier dove ha segnalato che, nel 54% dei casi, i progetti terroristici scoperti dall’intelligente tedesca sarebbero da addebitare a richiedenti asilo.
Non è dato sapere se il citato Mohamed e il suo gruppo siano transitati in Italia, ma il sospetto esiste e conferma i timori che da più parti sostengono la connessione tra il fenomeno migratorio e il rischio terrorismo.