Secondo gli investigatori francesi, dietro gli attacchi del 13 novembre 2015 a Parigi ci sarebbe un losco personaggio dalle chiare origini italiane. A rivelarlo è L’Express che, a due anni dagli attentati avvenuti nella capitale francese, rivela i presunti legami tra Abdelhamid Abaaoud, il jihadista mente degli attentati, e Domenico G., un 32enne italo-francese, convertitosi all’Islam nel 2012 e residente in Francia.
Pur non essendo considerato come membro di spicco dell’Isis, Abderrahmane al-Italy (questo il nome dell’uomo dopo la conversione all’Islam), è ritenuto in stretto collegamento con diversi jihadisti francesi coinvolti in attacchi terroristici. Prima di entrare a far parte del Daesh era transitato per l’Italia nel 2011 con l’intenzione di aprire un negozio di scarpe a Milano.
Successivamente, radicalizzatosi tra il 2013 e 2014, l’uomo viene assunto come meccanico per la società Auto Services Plus a Saint-Brice-sous-Forêt, nel dipartimento della Val-d’Oise nella regione dell’Île-de-France, punto di riferimento di islamisti radicali. Tra loro ci sono Adrien Guihal, la “voce” che ha rivendicato l’assassinio di Magnanville del giugno 2016, e Macremé Abrougui, il cui nome appare tra gli indagati per il fallito attentato a una chiesa a Villejuif nell’aprile del 2015.
Dal momento della sua conversione, Domenico G., avrebbe iniziato un’opera di auto-indottrinamento a base di video dell’Isis e di contatti via web con altri jihadisti, allontanandosi anche dai correligionari della moschea di Villiers-sur-Marne, assiduamente frequentata da Abderrahmane al-Italy, perché definiti “fedeli troppo moderati”.
Ma secondo i suoi vecchi amici, Domenico G., pur trascorrendo la maggior parte del tempo a navigare sui siti jihadisti dal suo tablet, non era particolarmente acculturato a livello teologico e, per alcuni, non aveva mai letto testi coranici. Gli interessi di Abderrahmane erano tutti per la parte operativa della jihad, le armi, i miliziani e la camorra napoletana che lo interessava in modo particolare. Così come si dimostrava attivissimo nella partecipazione alle attività dell’associazione Sanâbi, recentemente sciolta dalle Autorità per accertati legami proprio con il movimento jihadista, che si occupava del sostegno ai detenuti di credo musulmano.
Recatosi in Siria, pare nel 2014, l’italo-francese era ritenuto a conoscenza dei preparativi per gli attentati del 13 novembre 2015 e, nei giorni successivi agli attacchi, avrebbe aiutato Abdelhamid Abaaoud, coordinatore delle azioni, a sottrarsi alla cattura. Abderrahmane al-Italy avrebbe addirittura manipolato la sorella maggiore pregandola di incontrare il terrorista in fuga, rendendola così involontaria complice degli attentatori.
Così come rivelato da “Le Parisien”, in questi 2 anni trascorsi dagli attentati, sono stati condotti meticolosi accertamenti su Domenico G. Le indagini hanno evidenziato come Abdelhamid Abaaoud, successivamente agli attacchi, abbia cercato di attivare la sua rete di conoscenze, tra cui proprio l’italo-francese, per trovare un nascondiglio sicuro e preparare nuovi attentati. Secondo i monitoraggi e le analisi dei tabulati delle utenze telefoniche belghe, effettuati dagli investigatori francesi, Abaaoud è risultato in frequente contatto con Anne-Marie G., 40enne, sorella di Domenico.
La donna è stata arrestata alla fine di novembre 2015 e, interrogata dalle autorità inquirenti, aveva riferito di avere ricevuto istruzioni dal fratello Domenico, di contattare e incontrare un “amico in difficoltà”. L’amico in questione era Abdelhamid Abaaoud, il terrorista in fuga, ma Anne Marie era ignara della reale identità dell’uomo e, a seguito degli accertamenti, è stata liberata.
Secondo le ultime notizie, Domenico G., il jihadista italo-francese, sarebbe ancora vivo e sul suo capo penderebbe un mandato di cattura internazionale spiccato dalla giustizia francese per “partecipazione a una cospirazione criminale per il compimento di atti terroristici”.