Devastazione e violenza. Il day after degli scontri di sabato a Parigi è un bilancio pesante, soprattutto da un punto di vista politico. Il messaggio che i francesi avrebbero inviato a Macron è chiaro: dimettiti! Ma è davvero così?
Le ragioni di una protesta che si allarga
Le proteste dei gilet gialli, oltre che aver provocato una sorta di effetto a catena in tutta Europa con proteste diffuse anche in Belgio e Germania, sono ben lungi dall’essersi esaurite. I motivi del dissenso, infatti, sono basati su misure condivise da numerosi Paesi dell’Unione europea. In particolare, le decisioni del governo francese che hanno provocato le dure manifestazioni, sono contenute in un volantino – memorandum diffuso in rete che ripercorre sinteticamente le richieste del movimento.
Queste vanno dal blocco degli aumenti di carburante e forniture energetiche, delle tasse di dimora, quelle audiovisive, quelle relative agli immobili di proprietà, quelle sul reddito e sulle pensioni, fino ad arrivare alla richiesta di riapertura di ospedali e di piccole tratte ferroviarie. Ma l’impressione che si ricava dagli avvenimenti di Parigi è quella che la protesta non sia unicamente contenuta nelle richieste di “meno tasse”. Piuttosto, si sta assistendo a una mobilitazione generalizzata dei cittadini, non solo francesi, contro le politiche dell’Unione ormai considerata un tentativo obsoleto di riunire sotto l’egida di un esasperato mondialismo realtà eterogenee che non intendono assistere impassibili alla continua violazione della propria sovranità.
Stato di emergenza
Intanto, il governo francese è al lavoro per esaminare tutte le possibili opzioni allo scopo di evitare che si ripetano le scene di violenza e rivolta alle quali si è assistito nella capitale durante la manifestazione dei Gilet gialli. Per questo motivo, il sindacato di polizia Unsa ha chiesto che non sia autorizzata la prossima manifestazione dei Gile gialli a Parigi, convocata per sabato 8 dicembre.
Nella mattinata Emmanuel Macron, di ritorno dal G20 in Argentina, ha convocato all’Eliseo il ministro dell’Interno Castaner e il premier Philippe per fare il punto della situazione. Il portavoce dell’esecutivo, Benjamin Griveau, ha dichiarato che tra le iniziative allo studio c’è anche quella della dichiarazione dello stato di emergenza. Il bilancio degli scontri di ieri, secondo quanto reso noto dalla Prefettura, è di 133 feriti e 378 arresti. In totale, le persone fermate sono state 412. Tra i 133 feriti, 23 sono appartenenti alle forze dell’ordine. Numeri di molto superiori a quelli della precedente mobilitazione parigina dello scorso 24 novembre. Il presidente francese si è anche recato all’Arco di Trionfo, dove ha sostato in raccoglimento davanti alla tomba del Milite Ignoto. Nell’occasione, uno gruppo di gilet gialli, tenuti a debita distanza dalle forze di polizia, lo ha contestato al grido “Macron, dimettiti”, e intonando la marsigliese.
I “casseurs”, venuti dalle banlieues, responsabili dei saccheggi
L’impressione che scaturisce in ambienti investigativi, alla luce dei video che hanno fatto il giro del mondo e dai primi accertamenti della polizia, è quella che la maggior parte dei manifestanti sia rimasta completamente estranea alle violenze e ai danneggiamenti e saccheggi perpetrati ieri. Sotto la lente di ingrandimento, invece, il corteo parallelo composto da circa 2000 persone, promosso dal Comité Adama e dal collettivo Antifa Paris Banlieue, contro il “capitalismo e per la giustizia sociale”. Al gruppo si sono accodati studenti e abitanti delle banlieues parigine. Tra questi, un nutrito gruppo di appartenenti ai centri sociali e gruppi anarchici italiani, ripresi in un video postato sui social network mentre sfilavano scandendo slogan antifascisti che, nel contesto della manifestazione di protesta contro l’austerità, poco avevano a che fare. Alla luce delle prime risultanze delle forze dell’ordine, da questo corteo di antagonisti si sarebbero staccati i gruppi di casseurs che successivamente avrebbero iniziato a vandalizzare gli arredi urbani, le vetrine e le auto in sosta. Muovendosi in piccoli gruppi, si sono anche scontrati con i gilet gialli che in più di un’occasione avrebbero invitato i facinorosi a non trasformare la manifestazione in guerriglia urbana.