A seguito dell’accordo di cooperazione tra la Russia e le Filippine, firmato nel mese di maggio in materia di contrasto al terrorismo e al narcotraffico, il 22 ottobre il governo di Duterte riceverà le prime forniture di armamenti da utilizzarsi in primis contro l’insurrezione islamista in corso in diverse zone del Paese.
Anche se l’invio di 20 camion e 5.000 fucili d’assalto AK47 Kalashnikov non possono certo rappresentare una svolta nella dotazione dell’esercito filippino, il gesto va visto come un’apertura di un canale privilegiato tra i due Paesi in materia di cooperazione nella lotta al crimine e al terrorismo di matrice islamica.
Il sud delle Filippine stenta a essere riconquistato dalle forze governative. Marawi rimane, infatti, sotto il controllo delle forze dell’Isis e le violenze nei confronti della popolazione sono all’ordine del giorno. I leoni del Tawhid, così si definiscono i miliziani filippini del Daesh, postano quotidianamente sui maggiori social network i bollettini dei loro attacchi comprensivi del numero di vittime, prigionieri e i bottini di guerra ottenuti.
Per contrastare anche questo tipo di guerra mediatica, la Russia di Putin ha voluto fornire alle forze di sicurezza filippine dei potenti hardware in grado di intercettare i mittenti dei proclami islamisti e procedere alla loro localizzazione.
La guerriglia scatenata dai seguaci del Califfo nel Paese asiatico non accenna a diminuire e le preoccupazioni del governo di Manila sono giustificate anche dalle informazioni relative all’arrivo di nuovi volontari jihadisti malesi e indonesiani in supporto a quelli locali.