L’America Latina sta affrontando una grave crisi della democrazia. Pace non raggiunta tra Farc e governo in Colombia, corruzione dilagante, omicidi che aumentano nelle Honduras, giornalisti desaparecidos in Messico, politiche iper liberiste in Argentina. C’è una persona che si è sempre battuta per i diritti e per la libertà dei popoli di questo continente: è il premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel. Intellettuale e pacifista argentino, membro del Tribunale permanente dei popoli, è stato in carcere negli anni ’80 per le sue denunce contro il regime argentino. A 84 anni ancora mette in riga potenti come Obama e ha la sua visione del dialogo, ascoltando Papa Francesco ed essendo allo stesso tempo grande amico del Leader Maximo scomparso, Fidel Castro. Ofcs Report lo ha incontrato a Roma, in occasione di un dibattito organizzato dalla Fondazione Lelio e Lisli Basso.
La democrazia, cosa rara. Le forme di governo che si stanno sperimentando oggi in Sud America, secondo Esquivel, sono delegative e mai partecipative, non rispettano spesso le volontà del popolo. “Ho visto con i miei occhi quelle dittature terribili nel ‘900 dell’Argentina, del Cile, del Brasile e in tutto il continente – raccontato – Era qualcosa che vedeva distorto il senso della sicurezza. Ma anche oggi la situazione è grave allo stesso modo. Anzi, forse di più: perchè si arriva alla dittatura senza colpo di stato armato. Lo definisco colpo di stato blando. Vi faccio degli esempi: nelle Honduras contro Manuel Zelaya Rosales con l’appoggio dei deputati, dei senatori e della Corte Suprema. O ancora prima in Paraguay, quando è stato destituito il presidente progressista Fernando Lugo con la medesima metodologia della complicità degli organi di Stato stessi. Ancora, il Brasile, contro la presidente Dilma Rousseff, che è stata accusata senza alcuna prova di corruzione. La ragione che riesco a identificare è l’applicazione di politiche neo liberiste senza freni in tutti i paesi del Sud America, che guardano alle motivazioni finanziaria anche a costo di sacrificare le ragioni delle persone. Mi sembra una ri-colonizzazione. Non vi suona strano tutto questo?”.
Le battaglie di Fidel. Pérez Esquivel è stato uno dei primi a scrivere giudizi positivi dopo la morte di Fidel Castro, parlando di una Cuba in cui è migliorata molto la costruzione della solidarietà e dove i giovani stanno assorbendo questa coscienza. La storia giudicherà la lotta di Fidel, intanto in Europa la narrazione dominante è quella del Leader Maximo come dittatore che ha violato per anni i diritti umani per arrivare alla sua rivoluzione. “Fidel è sempre stato un rivoluzionario e un grande intellettuale – racconta Esquivel a Ofcs Report- è stato uno dei più grandi statisti del nostro tempo per me. Poca gente ha una visione così d’insieme del mondo, e come rivoluzionario lavorò per la libertà del suo popolo. Tutti lo attaccano dicendo che è un dittatore, ma per me sono altri i dittatori! Chi gli ha preso la terra per costruire Guantanamo, chi ha costruito le carceri di Guantanamo e tortura e uccide e fa sparire la gente. Come possono gli Stati Uniti bloccare un paese per più di 50 anni solo perché non gli piace? Fidel si è impegnato nell’educazione e per la rete di solidarietà sociale più grande del mondo. E l’operazione Milagro, cure mediche gratuite in ogni parte del mondo. I grandi paesi non fanno niente, gratis. Con gli educatori del suo programma di alfabetizzazione, Yo, sí puedo, Fidel ha sradicato l’analfabetismo. Ovvio che ci sono stati dei prezzi da pagare, ma per la libertà dall’oppressione degli Stati Uniti. Questo è quello che percepisce chi vive in America Latina”.
Il rischio della crisi della democrazia è dunque globale e neanche ce ne stiamo accorgendo. Da pacifista, Adolfo Pérez Esquivel crede che la partecipazione attiva dei cittadini possa cambiare la società. Un “no”, una disobbedienza civile nel caso di sopprusi o diritti da difendere, un’informazione che cambia la coscienza della popolazione. Alla fine dell’incontro ha detto che “el pueblo no tiene que ser un observador, el pueblo debe ser el protagonista”.
Si ringrazia per la traduzione Veronica Pavoni.