Era diretta in Libia la nave battente bandiera della Tanzania, carica di materiali esplosivi, sequestrata lo scorso 6 gennaio dalle autorità greche al largo di Creta. Il cargo, proveniente dalla Turchia dove era stato imbarcato il carico, era ufficialmente diretto nell’Oman e a Gibuti, ma la sua destinazione reale era il porto libico di Misurata, come ammesso dal comandante della nave durante l’interrogatorio al quale è stato sottoposto dagli inquirenti greci.
Il carico esplosivo
La nave “Andromeda”, varata nel 1979, con una lunghezza di 81 metri, e una stazza lorda è di 1590 tonnellate, è risultata avere imbarcato 29 container nei quali era contenuto materiale esplosivo, numerosi detonatori, nitrato di ammonio, utilizzato nella composizione di bombe anche artigianali e 11 serbatoi vuoti di gas liquefatto. Dopo il rinvenimento del materiale ed il conseguente sequestro, la nave è stata condotta al porto di Heraklion, mentre gli otto membri dell’equipaggio, 2 ucraini, cinque indiani e un albanese, sono stati tratti in arresto.
Il porto di destinazione era Misurata
Proprio nel porto di destinazione del cargo, a Misurata, l’Italia ha attrezzato nel 2016 un ospedale da campo con lo scopo di fornire assistenza alla popolazione locale e contribuire alle operazioni contro l’Isis nella zona di Sirte. Sempre a Misurata, nel mese di dicembre, il sindaco della città, Mohammed Eshtewi, è stato ucciso dopo essere stato prelevato con la forza durante il tragitto di ritorno dall’aeroporto. L’omicidio sarebbe stato perpetrato dagli Islamisti del Consiglio militare di Misurata che più volte lo avevano additato di contiguità proprio con gli italiani e per il suo atteggiamento troppo filo-occidentale.
Le tensioni in Libia
Nella zona della città costiera libica, la situazione è tutt’altro che pacificata, sia per gli scontri, non solo a livello politico, tra le fazioni fedeli ad Haftar e quelle che fanno riferimento al governo legittimo di Serraj, sia anche per le costanti scorrerie di bande legate all’Isis. Gli accertamenti sulla destinazione del materiale rinvenuto a bordo della nave tanzaniana vertono proprio verso la pista degli islamisti libici, ipotizzando un legame tra questi e presunti complici operanti nei porti turchi di Mersin e Iskenderum, località dove il carico di esplosivi è stato imbarcato sull’Andromeda.